È il Mistero di Cristo celebrato nel tempo

Inizia il nuovo anno liturgico

Domenica 3 dicembre, con la prima domenica di Avvento, inizia per la Chiesa Cattolica un nuovo “Anno Liturgico”

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Significato dell’anno liturgico

Nel documento conciliare sulla Liturgia, Sacrosanctum Concilium, al n. 102, viene presentato il significato di questa celebrazione nell’arco di un anno, secondo il calendario civile, del Mistero di Cristo.

La santa madre Chiesa considera suo dovere celebrare l’opera salvifica del suo sposo divino mediante una commemorazione sacra, in giorni determinati nel corso dell’anno. Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di domenica, fa memoria della risurrezione del Signore, che essa celebra anche una volta all’anno, unitamente alla sua beata passione, con la grande solennità di Pasqua. Nel corso dell’anno poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo dall’Incarnazione e dalla Natività fino all’Ascensione, al giorno di Pentecoste e all’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore. Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, le rende come presenti a tutti i tempi e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza.

In queste parole sono indicate la struttura, il significato teologico ed il valore spirituale per i fedeli cristiani dell’anno liturgico.

Centralità della domenica, Pasqua settimanale

La celebrazione della Risurrezione del Signore, nel giorno chiamato “Domenica” (giorno del Signore), detto anche “pasqua settimanale”, rappresenta l’elemento fondamentale costitutivo, fin dalle origini della comunità cristiana, dello scandire lo scorrere del tempo, il passare dei giorni. Lo ribadisce chiaramente il citato documento conciliare:

Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente «giorno del Signore» o «domenica». In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare alla eucaristia e così far memoria della passione, della risurrezione e della gloria del Signore Gesù e render grazie a Dio, che li «ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (1Pt 1,3). Per questo la domenica è la festa primordiale che deve essere proposta e inculcata alla pietà dei fedeli, in modo che risulti anche giorno di gioia e di riposo dal lavoro. Non le venga anteposta alcun’altra solennità che non sia di grandissima importanza, perché la domenica è il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico (SC 106).

I tempi liturgici

Inserendo la scansione dei tempi liturgici nel calendario civile in uso nella nostra società, il primo periodo che troviamo è il “tempo di Avvento” per quattro domeniche e relative settimane. Questo culmina nella celebrazione del tempo di Natale. Il Mistero vissuto nelle comunità cristiane è quello della nascita del nostro Signore Gesù Cristo. Dal giorno di Natale, fissato nel quarto secolo, il 25 dicembre, per alcune settimane si arriva, dopo l’Epifania del Signore, alla festa del Battesimo del Signore, con la quale termina questo periodo liturgico. La forte accentuazione del “folklore natalizio”, pur gradito ed apprezzabile, rischia di nascondere il vero protagonista della festa: Cristo Gesù, figlio di Dio, nato a Betlemme. Chiamare questi giorni con le espressioni “Natale del Signore” o “Natale di Gesù” può aiutare ad evidenziare, o riscoprire, il Protagonista che è all’origine delle varie manifestazioni di festa, diventate tradizionali.

Il tempo più significativo dell’anno liturgico è quello pasquale. Le domeniche di Quaresima sono l’itinerario che porta alla Pasqua. La solennità del Triduo pasquale è la solenne e centrale celebrazione del Signore morto, sepolto e risorto. La cinquantina pasquale (sette domeniche di Pasqua, fino all’Ascensione e alla Pentecoste) rappresenta l’attualizzazione più forte e significativa, sul piano rituale, della nostra fede.

Il tempo ordinario è formato da 34 domeniche e relative settimane. Le prime sei dopo il Tempo di Natale fino alla Quaresima (Mercoledì delle Ceneri). Dopo la Pentecoste le altre domeniche, fino alla conclusione dell’Anno Liturgico, prevista nel 2024 il sabato 30 novembre.

Un augurio da scambiarci

Non è nelle nostre abitudini, però possiamo augurarci: “Buon Anno Liturgico”. Ciò significa augurare a singoli e comunità cristiane di lasciarsi avvolgere e farsi trasformare da questa realtà centrale della nostra scelta di fede: il Mistero di Cristo. Un augurio che si rinnova di domenica in domenica, di settimana in settimana.

Giuliano Follin