Di “Cristi in Croce” ce n’è ovunque: dalla cima delle montagne ai colli delle signore; dai capitelli di montagna alle aule dei tribunali. Cercata, difesa, contestata, ostentata, guardata distrattamente: la Croce di Cristo è onnipresente nei nostri paesaggi; rappresenta un simbolo identitario e culturale; è parte del nostro quotidiano. Eppure, in fondo, non sappiamo fino in fondo cosa è. Nemmeno noi. Interessante è notare che per gli stessi primi cristiani questo simbolo sia arrivato tardi a rappresentare la loro fede. Il pesce, l’ancora, il pastore: sono questi i segni che hanno identificato per secoli il Signore Risorto; la Croce è arrivata dopo. Allora in questa domenica delle Palme, grande portale della settimana in cui celebreremo il cuore del Mistero pasquale, siamo riportati tutti a “Quella Croce”, a fare strada insieme a Colui che, attraverso quel segno di condanna e di dolore, ha mostrato cosa sia il vero significato della vita, chi sia Dio. E in quel cammino ha incontrato tante persone; incontra, forse, anche me. Allora è giunto il momento in cui dobbiamo andare fino in fondo, ripentendo con forza: la Croce è la rivelazione dell’amore! Attraverso di essa Dio pone il suo giudizio…
Per te, donna di Betsaida: attraverso un gesto sconsideratamente generoso, ungi i piedi di Gesù. Non conosciamo il tuo nome, né il tuo volto, né la tua storia; la tua azione è viva nel cuore di chi sente che vale la pena scommettere tutto per la promessa che Gesù rivela.
Per te, Giuda Iscariota: la tua paura di perdere il controllo ti ha accecato, la tua illusione di un Messia fonte di prestigio e di ricchezza ti ha costretto ad accontentarti di poco, di giocare al ribasso, di svendere il tesoro che hai dentro di te per pochi spiccioli.
Per te, Pietro il prescelto: i tuoi grandi ideali, la tua genuina fiducia si scontrano ora con la tua debolezza; è il tuo cuore fragile e insicuro che ti ha fatto cedere; solo così hai scoperto il valore delle lacrime, hai compreso che con Dio non possiamo vantare i nostri meriti, solo farci voler bene.
Per te, discepolo addormentato: non hai retto lo sforzo di seguire il maestro fino in fondo, hai mollato la presa. Egli non ti chiede oltre le tue possibilità, né si lascia difendere con ragioni di violenza. Risponde Lui stesso in prima persona del legame che ha con te.
Per te, sommo sacerdote: hai vissuto per difendere Dio, hai lottato con tutti i mezzi leciti e illeciti per salvare la religione che ti rende rispettabile; non hai creduto, fra i riti e gli incensi, alla forza divina…della debolezza.
Per te, Ponzio Pilato: non sapremo mai cosa ha abitato davvero il tuo cuore di politico e soldato; hai cercato di uscirne “pulito” ma, senza mai schierarti, la tua figura rimane insipida.
Per te, Simone di Cirene: ti sei caricato del peso dell’Altro, più per obbligo che per scelta profonda; rappresenti chi non si accontenta solo di subire e lamentarsi ma si rimbocca le maniche e non può accettare la tremenda cecità della sofferenza.
Per te, Centurione messo a guardia di fronte: sei straniero, sei pagano, sei lontano, eppure proprio tu hai colto nel segno, hai compreso chi era colui che anche per te moriva, non in forza di miracoli ma per la potenza del suo dono d’amore.
Per te, Maria di Magdala: il tuo cuore è appassionato, sa cosa significhi amare, servire, curare: è attraverso questi verbi che riconoscerai il Risorto.
La Croce è la rivelazione dell’amore! Attraverso di essa Dio pone il suo giudizio…
per tutti questi personaggi che rappresentano l’umanità di ieri, di oggi e di domani. Che rappresentano noi. Davanti alla Croce di Cristo siamo dunque posti a confrontarci, fino in fondo. Essa è paradosso di salvezza; esprime il giudizio dell’amore. E questo vale per tutti …ma anche per me?
Questa omelia è l’ultima che ci viene donata da don Roberto De Nardin, parroco in Val di Zoldo, che passa il testimone a don Renzo Roncada. Ringraziamo di cuore don Roberto per il regalo che settimanalmente ci ha fatto fin dall’inizio dell’Avvento.