A cura di don Claudio Centa

La fondazione della parrocchia di Longarone

Citazione dei documenti e importanza dell’Archivio per le comunità locali

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ADB, II, Longarone, b. 66/A, fasc. 1, n° 14
Belluno, 1799 giugno 3
Decreto di Sebastiano Alcaini, vescovo di Belluno, il quale istituisce la parrocchia di Longarone.
Copia autentica coeva.
Bifoglio cartaceo, cm 22 x 31,5

Come si citano i documenti dell’Archivio Diocesano di Belluno

L’Archivio Diocesano di Belluno (ADB) è stato ordinato nel corso di tanti anni e con dedizione amorevole dal defunto mons. Ausilio Da Rif. Come egli stesso ha lasciato scritto, con estrema modestia, si è trattato di un ordinamento empirico finalizzato ad un reperimento possibilmente facile dei documenti. Si tratta di un ordinamento infatti con criteri bibliotecari piuttosto che archivistici.

Il materiale è stato organizzato in tre “sezioni”: Diocesi, Parrocchie e Sacramenti. Nella segnatura esse si indicano con la cifra romana: in questo caso II, trattandosi della sezione parrocchie. Nelle due puntate precedenti abbiamo visto un documento tratto dalla prima sezione e perciò la segnatura iniziava con la cifra romana I.

Ogni sezione è divisa in serie: ed esempio la sezione Diocesi in vescovi, atti vescovili e curiali, visite pastoraliecc.; nella sezione Parrocchie, ad ogni parrocchia corrisponde una serie; nella sezione Sacramenti, le sezioni sono: dispense matrimoniali, cause matrimoniali, sacre ordinazioni ecc.

Ogni serie è costituita da buste e all’interno della singola busta i documenti sono raccolti in fascicoli a seconda delle materie o, per l’età più recente, delle singole pratiche.

Ecco allora i cinque elementi che si devono segnalare con ordine per citare un documento consultato nell’Archivio Diocesano di Belluno:

II (=sezione), Longarone (=serie), b. 66/A (=busta), fasc. 1 (=fascicolo), n° 14 (= numero del documento).

Mi sono soffermato su questo punto perché, pur in questo schema assai chiaro (invero più ispirato alla tassonomia di Linneo, che all’ordinamento archivistico) e assai facile da seguire nella sua logicità, nel passato vi sono stati studiosi che si sono inventati i modi più fantasiosi per citare i documenti nelle nostre riviste locali, finendo così per renderli irreperibili invece che fruibili per altri studiosi. Saranno date perciò norme tassative, alle quali gli studiosi che consulteranno l’Archivio si dovranno attenere, affinché vi sia omogeneità nel citare il materiale documentario.

L’importanza dell’Archivio per le comunità cristiane locali

Ho voluto riportare il presente documento come esempio dell’importante ruolo che l’Archivio Diocesano riveste circa la vita delle comunità cristiane del nostro territorio.

La sera del 9 ottobre 1963 l’enorme onda che fuoriuscì dalla diga del Vajont si abbatté su Longarone e rase al suolo l’abitato trasformando il luogo in un paesaggio lunare. Certo in quel disastro nulla può sostenere il confronto con la tragica morte di quasi 2.000 persone; eppure non si può tacere che quella comunità perse anche ogni sua memoria storica: la documentazione conservata in parrocchia e in comune andò persa.

Il passato di quella comunità parrocchiale è ricostruibile solo attraverso il materiale conservato nell’Archivio Diocesano.

La fonte che riporto è di particolare importanza per quella comunità così gravemente provata: è l’atto costitutivo della parrocchia, risalente allo scorcio del XVIII secolo.

Per ovvi motivi di spazio, non riferisco i passaggi che portarono alla nascita dell’importante parrocchia, ricordo solamente che il 20 novembre 1794 si presentarono a Belluno, innanzi al vescovo Sebastiano Alcaini, alcuni uomini rappresentati delle regole di Longarone, Pirago, Fortogna, Dogna e Provagna e chiedevano che la sede parrocchiale venisse traslata dall’antica pieve di Castellavazzo a Longarone, oppure che il loro territorio venisse smembrato da quella pieve e costituito in nuova parrocchia con sede a Longarone. Nella supplica essi giustificavano la richiesta sulla base di ben sei motivazioni, tra le quali spiccano la distanza notevole dei loro abitati da Castellavazzo, la presenza di corsi d’acqua che nella cattiva stagione erano difficilmente superabili, l’impossibilità per gli anziani di recarsi in chiesa, il fatto che più volte degli ammalati erano morti senza i conforti religiosi a causa della distanza e della mancanza di cooperatori.

Da questa prima richiesta trascorsero cinque anni e alla fine il vescovo Alcaini, con decreto del 3 giugno 1799 istituiva una nuova parrocchia. La nuova parrocchia aveva sede in Logarone e ad essa appartenevano i paesi di Igne, Fortogna, Pirago, Dogna, Provagna e Soverzene. Quanto a Soverzene, essendo dotato di chiesa sacramentale (in cui si conservava il Santissimo Sacramento e si potevano celebrare esequie) i capifamiglia avevano la facoltà di eleggere un sacerdote che servisse il loro paese: dopo l’elezione doveva essere approvato dal vescovo e nello svolgimento del suo ministero era soggetto all’autorità del parroco di Longarone.