A cura di don Renzo Roncada (1ª domenica di Quaresima - anno A)

La liturgia dei “ma”

La pretesa assurda di “essere come Dio” in Cristo diventa il dono di “essere figli di Dio”

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Possiamo intitolare la liturgia di questa prima domenica di quaresima, la liturgia dei “ma”. Prima lettura: «Ma il serpente disse alla donna…»; seconda lettura: «Ma il dono della grazia, non è come la caduta». Vangelo: «Ma Gesù rispose: sta scritto…».

Tutti i guai dell’umanità hanno avuto inizio con un “ma”. «Ma il serpente disse alla donna». Dio ha un progetto grandioso per l’uomo, ma questo suo piano viene attraversato, ostacolato dal contro-progetto del diavolo che tenta di farlo fallire. Dio pone l’uomo nel suo giardino, ma l’uomo non resiste a lungo, preferisce addentare il frutto proibito. Al posto della legge di Dio entra la legge della violenza, dell’ingiustizia, della malvagità. Di fatto, fuori del giardino, Caino uccide il fratello Abele. La Genesi, come prima tappa dell’avventura umana, pianta alberi (tutto naturalmente deve essere letto in chiave simbolica), ma l’uomo si è messo subito a tagliare, ad abbattere, a rendere il mondo un deserto. La storia dell’inizio del mondo è la storia attuale. Un uomo che continua a devastare, a deturpare il giardino.

Dio rivolge la sua parola all’uomo, ma Eva preferisce ascoltare la voce del demonio. Dio stabilisce un piccolo limite (nel gergo fantasioso di allora un albero di mele che non c’entra proprio niente nel racconto del paradiso terrestre), ma satana con la sua astuzia suggerisce: “E con ciò?”; “Che cosa ti interessa quel limite”? Dunque il “ma” che divide, che separa. Il diavolo (che vuol dire appunto: colui che separa) sa fare molto bene il suo mestiere.

Anche nelle tentazioni di Gesù nel deserto è sottinteso il “ma”. Gesù è venuto per fare la volontà del Padre, “ma” il tentatore gli propone strade alternative, trionfalistiche. La prima consiste nel limitare la sua vita a un bene solo materiale, economico. La seconda è quella di un potere taumaturgico, oggi potremmo dire il potere della pubblicità. La terza induce a puntare tutto sulla forza, sulla politica, sui mezzi umani.

Per fortuna esiste un “ma” di segno opposto a quello della tentazione. Ce lo ricorda in particolare l’apostolo Paolo nel difficile discorso della lettera ai Romani che abbiamo ascoltato nella seconda lettura. C’è un Adamo sciagurato, che introduce nel mondo il peccato e la morte, “ma” c’è un Cristo che libera dal potere della morte e reca nel mondo la vita. C’è un Adamo disobbediente, “ma” c’è un Cristo che si fa obbediente alla volontà del Padre. C’è la caduta, ci sono le nostre innumerevoli cadute, “ma” per fortuna il dono della grazia risulta “sovrabbondante” rispetto ai guai provocati dalla caduta.

È interessante notare come ciò che in Adamo è stata una pretesa assurda: “essere come Dio”, in Cristo diventa un dono offerto a tutti: “essere figli di Dio”. Adamo e Cristo: ma l’unica storia autentica è quella condotta da Dio, ossia la potenza della grazia, la potenza dell’amore.

Il peccato originale, quindi qualsiasi nostro peccato, non è poi così originale, mentre la grazia di Dio è sempre nuova fino a portare non all’immaginario frutto del paradiso terrestre, ma al frutto della santità. I santi sono precisamente coloro che non hanno ceduto alle tentazioni del diavolo, ma alle “tentazioni” di Dio.