A cura di don Vito De Vido (4ª domenica del tempo ordinario - anno A)

La ricompensa, un cuore colmo di gioia

Gesù scende nel cuore delle persone che vivono determinate situazioni

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Incontriamo Gesù che sale sul monte. Ci ricorda Mosè: anch’egli salito sul monte per ricevere la Legge contenuta nei comandamenti. Dio dona i comandamenti al popolo affinché possano essere felici e godere una lunga vita nella terra che sta per ricevere dopo essere usciti dalla schiavitù dell’Egitto. Gesù ci dona una Legge nuova: non vengono usate espressioni che proibiscono di mentire, rubare, uccidere, far del male: ma Gesù scende nel cuore delle persone che vivono determinate situazioni.

La prima ci aiuta a comprendere anche tutte le altre: «Beati i poveri in spirito». Proclamare particolarmente felici, fortunati coloro che sono poveri sembra un controsenso. Tutti noi desideriamo e ci auguriamo di stare bene in salute, di avere qualche soldo da parte, una bella famiglia, dei buoni amici. Ci sembrano che queste siano le più grandi ricchezze, e che solo così potremo essere felici. Eppure il Signore Gesù apre il suo discorso con l’esaltazione della povertà. Non una povertà qualsiasi: aggiunge «in spirito».

Pensiamo ai poveri. È difficile che un povero sia contento della sua situazione, specialmente se vive in un contesto in cui è stimolato a desiderare di vivere come chi a più di lui: una casa, un lavoro, la possibilità di accedere alle cure mediche, di far studiare i figli… Più si notano le distanze e il differente stile di vita, più il povero diventa insofferente, ribelle e a volte cattivo, arrivando a compiere il male pur di avere qualcosa e appianare il dislivello sociale.

Nei nostri paesi, fino a non molti decenni fa, e anche nella nostra società, le differenze erano minime: i ricchi e ricchissimi erano pochi e la maggior parte della gente conduceva uno stile di vita nella media. Le differenze sociali erano minime, si viveva in paesi o quartieri in cui tutti avevano le medesime possibilità. La povertà a cui si riferisce Gesù non è tanto o solo quella materiale (che abbiamo visto non arreca gioia), ma quella interiore, quella dello spirito.

Il povero sa che non possiede, che ha bisogno di essere aiutato, che deve stare col cappello in mano di fronte a chi ha di più sperando di muovere a compassione chi ha più di lui. È questo atteggiamento che Gesù dichiara fonte di beatitudine. Dovrebbe essere l’atteggiamento che noi abbiamo di fronte a Dio e di fronte agli altri. Per quanto ricchi, possiamo essere se ci dimentichiamo di questa condizione essenziale non potremo mai essere felici, non potremo mai entrare in quel regno dei cieli ce appartiene solo ai poveri in spirito già da ora.

Gesù non dice che il Regno dei cieli “sarà” dei poveri in spirito, ma che il Regno dei cieli è già dei poveri in spirito. Perché sa che è un dono che viene da Dio, che non siamo noi a meritare, che non siamo neppure noi a costruire del tutto, ma che va edificato giorno per giorno con la presenza di Dio in mezzo a noi.

Quella presenza che ci fa vedere Gesù nelle altre beatitudini: quelli che piangono si ricordino che saranno consolati; color che non usano violenza e prepotenza sono quelli che avranno un giorno in eredità questa terra che ora è divisa tra prepotenti e violenti. Coloro che non accettano le ingiustizie e che le combattono, possono continuare a lottare perché la vera giustizia viene da Dio, ed egli è fedele nel mantenere le sue promesse. Coloro che vivono usando misericordia verso gli altri, non tirando dritto di fronte alle sofferenze e necessità di color che incontrano stanno lasciando un esempio perché finalmente la misericordia sia lo stile di questo mondo. Chi ha il cuore puro, disinteressato, che fa il bene senza aspettarsi niente in cambio è colui che merita di vedere la presenza di Dio in terra e negli altri. Chi dice di essere figlio di Dio cerca prima di tutto la pace: in se stesso, con gli altri, con il creato: in ogni cosa vede Dio. Coloro che subiscono ingiustizie, che lottano per appianare le disuguaglianze, le discriminazioni, che cercano la fraternità con tutti affrettano l’avvento del Regno di Dio su questo mondo, perché rendono visibile al mondo com’è il paradiso.

Mettersi dalla parte di Gesù può voler dire essere derisi, calpestati, incompresi, visti come staccati dalla realtà, indegni di occupare posti di rilievo nella società che vorrebbe fare a meno di Dio. Ma Gesù ci dice di restare fedeli e di rallegrarcene, perché per noi è preparata un grande ricompensa in cielo. Passa la scena di questo mondo, i sistemi che la governano non dureranno, perché viene il Regno di Dio, Egli raccoglie presso di sé coloro che lo hanno amato, cercato, fatto conoscere come il Padre buono che ama sempre i suoi figli e li rende beati.