La solennità dell’Ascensione del Signore

Cenni di storia e testi liturgici di un giorno particolare dell’anno liturgico

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Le comunità cristiane cattoliche celebreranno, nelle prossime domeniche, due solennità significative nel calendario liturgico: l’Ascensione e la Pentecoste. Queste solennità segnano anche la conclusione del tempo pasquale. Mi soffermerò in questo articolo sull’Ascensione del Signore.

Cenni di storia

Questa festa è molto antica e viene attestata già nel sec. IV. Anche sant’Agostino afferma che l’Ascensione in cielo del Signore viene celebrata in tutta la terra. La data fissata nei secoli è quella di quaranta giorni dopo la Pasqua. Essendo variabile la data della Pasqua, lo stesso avviene per questa solennità. In Italia fino al 1977 la festa infrasettimanale – giovedì dopo la sesta settimana di Pasqua – era considerata anche festa civile. Abolito tale riconoscimento, l’Ascensione viene celebrata la domenica seguente, settima di Pasqua. Nel corrente anno la data indicata è il 21 maggio 2023.

Fondamento biblico del mistero dell’Ascensione

La fede cristiana cattolica esprime questa verità con la espressione: «Salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente, di là verrà a giudicare i vivi e i morti», come afferma il simbolo battesimale della Chiesa romana detto “degli Apostoli”. Anche il Credo generalmente proclamato nella Liturgia – definito “simbolo niceno-costantinopolitano” proclama riguardo a Gesù Cristo: «è salito al cielo, siede alla destra del Padre». Quest’evento della vita di Cristo, che conclude la permanenza visibile di Dio fra gli uomini e che viene raccontato con l’espressione «salire al cielo» – reale e simbolica nello stesso tempo – è documentato dai testi biblici. Ne parlano i vangeli di Marco e Luca, lo documenta il libro degli Atti degli Apostoli. L’apostolo Paolo non parla dell’evento in sé, ma del suo risultato: «cercate le cose di lassù. Dove Cristo sta assiso alla destra di Dio» (Col 3,1-3). Per i teologi, la vera Ascensione, cioè la trasfigurazione di Gesù e il suo passaggio nel mondo della gloria, è avvenuto il mattino di Pasqua. C’è poi la sua manifestazione pasquale fino alla sua ultima manifestazione, un congedo definito dai suoi, per ritornare al Padre, per completare la redenzione con l’invio del Paraclito, Spirito di Gesù e del Padre. Il Catechismo della Chiesa Cattolica esprime così, in sintesi, il significato dell’Ascensione:

«Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli sotto i tratti di una umanità ordinaria, che velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre. Egli il Signore, che regna ormai con la sua umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto» (Sintesi CCC 659 sg.).

I testi della Messa dell’Ascensione

Per la liturgia della Parola, il Lezionario romano festivo propone come prima lettura il racconto dell’evento come documentato dagli Atti degli Apostoli (1,1-11). La seconda lettura presenta brani delle lettere di Paolo dove l’evento dell’Ascensione è un dato di fatto, una condizione esistenziale del Signore Gesù. I Vangeli propongono l’invio degli Apostoli in missione, come racconta Matteo (anno A). Negli altri due anni si proclamano i testi di Marco e Luca che raccontano l’evento.

Per i testi eucologici il Messale romano propone per il giorno della solennità due preghiere di colletta, oltre che le orazioni sulle offerte e dopo la comunione. La terza edizione del Messale romano ha introdotto anche i testi delle preghiere per la “Messa vespertina della Vigilia”. In questa celebrazione i testi biblici sono gli stessi della Messa del giorno.

Per cogliere il senso della celebrazione del mistero dell’Ascensione del Signore, il Messale romano offre due prefazi per la solennità e uno per i giorni seguenti. La parte centrale di queste preghiere è molto significativa.

«Il Signore Gesù, re della gloria, vincitore del peccato e della morte, oggi è salito al cielo contemplato dagli angeli. Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice del mondo e Signore dell’universo, ci ha preceduti nella dimora eterna non per separarsi dalla nostra condizione umana ma per darci la serena fiducia che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria» (prefazio Ascensione I).

«Dopo la risurrezione egli si mostrò visibilmente a tutti i discepoli, e sotto il loro sguardo salì al cielo, perché noi fossimo partecipi della sua vita divina. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l’umanità esulta su tutta la terra e le schiere degli angeli e dei santi cantano senza fine l’inno della tua gloria» (prefazio Ascensione II).

«Entrato una volta per sempre nel santuario dei cieli, egli intercede per noi, mediatore e garante della perenne effusione dello Spirito. Pastore e custode delle nostre anime, ci chiama all’unanime preghiera, sull’esempio di Maria e degli apostoli, nell’attesa di una rinnovata Pentecoste» (prefazio dopo l’Ascensione).

Attesa della Pentecoste

La comunità cristiana vive i giorni seguenti all’Ascensione del Signore nell’attesa della Pentecoste, l’effusione dello Spirito Santo, dono di Gesù e del Padre.

Giuliano Follin