La veglia nella Basilica Lateranense

Intenso momento di preparazione alla beatificazione indetto dalla diocesi di Roma

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Il momento tanto atteso dai fedeli di tutto il mondo, ma in particolare veneti, è ormai vicinissimo: domenica 4 settembre, con inizio alle ore 10.30, papa Francesco presiederà la Santa Messa della Beatificazione del Servo di Dio il Sommo Pontefice Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, nativo di Canale d’Agordo (Belluno), per 11 anni vescovo di Vittorio Veneto, successivamente patriarca di Venezia e poi, per soli 33 giorni, pontefice.

La solenne celebrazione è preceduta il sabato precedente da una veglia di preghiera in preparazione alla beatificazione nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano, iniziata alle 18.30 e presieduta dal cardinale Angelo De Donatis, Vicario generale del Papa per la diocesi di Roma. Anche a questo appuntamento sono stati molti i fedeli accorsi da Belluno-Feltre, Vittorio Veneto e Venezia. In prima fila anche il sindaco di Canale d’Agordo, Flavio Colcergnan, e la vicepostulatrice Stefania Falasca.

Molti dei partecipanti alla Veglia tengono in mano una candela. Tra i momenti più emozionanti della cerimonia c’è stata la diffusione di un passaggio audio dell’omelia pronunciata da Papa Luciani, in occasione dell’insediamento sulla Cathedra Romana, nella Basilica Lateranense, sabato 23 settembre 1978:

Il professor Argan, sindaco di Roma, mi ha rivolto un cortese e nobile indirizzo di saluto e di augurio – uno dei passaggi più toccanti -. Alcune delle sue parole, che si riferivan ai poveri, mi hanno fatto venire in mente una delle preghiere, che fanciullo, recitavo con la mamma. E suonava così: «I peccati, che gridano vendetta al cospetto di Dio sono… opprimere i poveri, defraudare la giusta mercede agli operai». A sua volta, a scuola di catechismo, il parroco mi interrogava: «I peccati, che gridano vendetta al cospetto di Dio, perché sono dei più gravi e funesti?». E io, col piccolo catechismo di San Pio X, rispondevo: «… perché direttamente contrari al bene dell’umanità e odiosissimi tanto che provocano, più degli altri, i castighi di Dio».

Altri passaggi di quell’omelia sono stati riprodotti in audio durante la Veglia. Particolarmente significativo uno degli ultimi:

Benché io abbia già fatto per vent’anni il vescovo a Vittorio Veneto e a Venezia, confesso sinceramente di non aver ancora bene “imparato il mestiere”. A Roma cercherò di mettermi alla scuola di San Gregorio Magno, il quale scrive: «Il pastore sia vicino a ciascun suddito con la compassione; dimenticando il suo grado, si consideri eguale ai sudditi buoni, ma non abbia timore di esercitare contro i malvagi i diritti della sua autorità».

Ascoltata con grandissima attenzione anche le testimonianze di suor Margherita Marin – unica ancora vivente tra le religiose che assistettero Luciani durante il breve pontificato – della nipote Lina Petri e di padre José Dabusti, il testimone del miracolo che ha aperto la strada alla beatificazione.

Nella sua omelia, il cardinal De Donatis ha detto tra l’altro che «ci emoziona ritrovarci qui, dove Papa Luciani il 23 settembre 1978 venne per la tradizionale Presa di possesso. Lo vogliamo ricordare con tanto affetto e devozione filiale come nostro vescovo di Roma. All’epoca avevo 24 anni, quel giorno la chiesa era gremitissima. Ricordo anche il dolore, pochi giorni dopo, alla celebrazione del funerale di Luciani, che nella sua vita ha saputo vivere autenticamente l’umiltà come dono dello Spirito. Lui ha fatto spazio a Dio grazie a questa virtù, l’umiltà è il segreto della sua santità». Il porporato ha salutato con calore i fedeli delle diocesi in cui Luciani fu prete e vescovo e ringraziato la Postulazione e la Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I.