L’arte del celebrare

L’esperienza celebrativa di fedeli e ministri sacri

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Continuo con questo articolo la serie di contributi per presentare i principali spunti presentati da papa Francesco nel suo documento rivolto a tutto il popolo di Dio. L’incontro e la familiarità con le parole del Papa potranno diventare elementi per realizzare quello che era l’obiettivo principale del documento Desiderium desideravi: la formazione liturgica del Popolo di Dio.

L’arte del celebrare

Con il titolo in latino “Ars celebrandi” la lettera offre il capitolo nono che comprende i numeri dal 48 al 60. Si tratta di pagine intense e significative. Contengono indicazioni e spunti di verifica per i fedeli partecipanti e per i ministri sacri che presiedono le celebrazioni. Una sintesi può richiamare alcuni concetti, ma solo una lettura completa meditata, freccia segnaletica di un cammino esperienziale e strumento per una verifica reale e coraggiosa, faranno maturare quei frutti che papa Francesco si augura tengano sempre vive e incisive le nostre liturgie. Afferma il Papa:

«Un modo per custodire e per crescere nella comprensione vitale dei simboli della Liturgia è certamente quello di curare l’arte del celebrare. Anche questa espressione è oggetto di diverse interpretazioni. Essa si chiarisce se viene compresa avendo come riferimento il senso teologico della Liturgia descritto in Sacrosanctum Concilium al n. 7 e che abbiamo più volte richiamato. L’ars celebrandi non può essere ridotta alla sola osservanza di un apparato rubricale e non può nemmeno essere pensata come una fantasiosa – a volte selvaggia – creatività senza regole. Il rito è per se stesso norma e la norma non è mai fine a se stessa, ma sempre a servizio della realtà più alta che vuole custodire» (DD 48).

Viene poi richiamata la necessità di alcune conoscenze. Prima di tutto e richiamata la necessità della comprensione del dinamismo che descrive la Liturgia. Nel memoriale si rende presente il mistero pasquale che diventa esperienza vitale. Viene poi richiamata la presenza-azione dello Spirito Santo che agisce in ogni celebrazione. È l’azione dello Spirito che libera dai soggettivismi e da culturalismi acritici. In terzo luogo viene richiamata la conoscenza delle dinamiche del linguaggio simbolico, la sua peculiarità e la sua efficacia. Questa arte di celebrare non si improvvisa né si può solo legare a tecniche di comunicazione. La natura della liturgia e l’azione dello Spirito guidano l’azione liturgica dove la celebrazione stessa ci trasmette la sua arte.

Esperienza celebrativa dell’assemblea liturgica

Il n. 51 richiama tutti i battezzati a vivere gli atteggiamenti a servizio della liturgia, del mistero celebrato. È uno dei richiami più concreti e coinvolgenti. Dice il Papa:

«Parlando di questo tema siamo portati a pensare che riguardi solo i ministri ordinati che svolgono il servizio della presidenza. In realtà è un atteggiamento che tutti i battezzati sono chiamati a vivere. Penso a tutti i gesti e le parole che appartengono all’assemblea: il radunarsi, l’incedere in processione, lo stare seduti, in piedi, in ginocchio, il cantare, lo stare in silenzio, l’acclamare, il guardare, l’ascoltare. Sono molti modi con i quali l’assemblea, come un solo uomo (Ne 8,1), partecipa alla celebrazione. Compiere tutti insieme lo stesso gesto, parlare tutti insieme ad una sola voce, trasmette ai singoli la forza dell’intera assemblea. È una uniformità che non solo non mortifica ma, al contrario, educa i singoli fedeli a scoprire l’unicità autentica della propria personalità non in atteggiamenti individualistici ma nella consapevolezza di essere un solo corpo. Non si tratta di dover seguire un galateo liturgico: si tratta piuttosto di una “disciplina” – nel senso usato da Guardini – che, se osservata con autenticità, ci forma: sono gesti e parole che mettono ordine dentro il nostro mondo interiore facendoci vivere sentimenti, atteggiamenti, comportamenti. Non sono l’enunciazione di un ideale al quale cercare di ispirarci, ma sono un’azione che coinvolge il corpo nella sua totalità, vale a dire nel suo essere unità di anima e di corpo».

Viene poi indicato il gesto rituale del silenzio che il n. 52 richiama nei diversi momenti della celebrazione. È il simbolo della presenza e dell’azione dello Spirito Santo.

Responsabilità dei ministri sacri

Il Papa richiama poi la responsabilità alla quale sono chiamati i ministri ordinati. Dice al n. 54: «Se è vero che l’ars celebrandi riguarda tutta l’assemblea che celebra, è altrettanto vero che i ministri ordinati devono avere per essa una particolare cura…». Su questo mi soffermerò in un prossimo articolo.

Giuliano Follin
(continua)