L’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro insieme alla Caritas diocesana e alle “nostre” Discepole del Vangelo (la comunità di Arabba) ci invitano giovedì 7 marzo alle ore 20.30 sul Nevegal, presso il Santuario Maria Immacolata, per vivere insieme una lettura meditata di alcune parti dell’enciclica papale “Fratelli tutti”. Questa lettura terrà un focus sull’eroica testimonianza di Charles de Foucauld (1858-1916), proclamato santo il 15 maggio 2022.
Nato a Strasburgo da famiglia nobile, rimase orfano a sei anni, ereditando una cospicua ricchezza che dilapidò in una giovinezza scapestrata. Intraprese la carriera militare, ma fu congedato con disonore per indisciplina e cattiva condotta. Si dedicò allora a viaggiare, esplorando una zona sconosciuta del Marocco, impresa che gli meritò una medaglia d’oro dalla Società di Geografia di Parigi. Tornò in patria scosso dalla fede totalitaria di alcuni musulmani conosciuti in Africa. Si riavvicinò al cristianesimo e si convertì radicalmente, accettando di accostarsi per la prima volta al sacramento della confessione. Deciso a «vivere solo per Dio», entrò dapprima tra i monaci trappisti, ma ne uscì dopo alcuni anni per recarsi in Terra Santa e abitarvi come Gesù, in povertà e nascondimento. Ordinato sacerdote, con l’intento di poter celebrare e adorare l’Eucaristia nella più sperduta zona del mondo, tornò in Africa, si stabilì vicino a un’oasi del profondo Sahara, indossando una semplice tunica bianca, sulla quale aveva cucito un cuore rosso di stoffa, sormontato da una croce. A cristiani, musulmani, ebrei e idolatri, che passavano per la sua oasi, si presentava come «fratello universale» e offriva a tutti ospitalità. In seguito si addentrò ancora di più nel deserto, raggiungendo il villaggio tuareg di Tamanrasset. Vi trascorse tredici anni occupandosi nella preghiera e nel comporre un enorme dizionario di lingua francese-tuareg (usato ancor oggi). La sera del 1° dicembre 1916, la sua abitazione fu saccheggiata da predoni. Presso il suo cadavere fu ritrovata la lunetta del suo ostensorio, quasi per un’ultima adorazione.
La sua vita è antesignana dello spirito dell’enciclica papale. Le Discepole del Vangelo, che a fratel Charles ispirano la propria regola, sapranno aiutarci a entrare nell’appello alla fraternità universale.