A cura di don Giuliano Follin

Liturgia e spiritualità in Quaresima

Elementi caratteristici di questo tempo liturgico

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La Quaresima, tempo liturgico che propone un itinerario verso la Pasqua del Signore, è entrata nel vivo delle comunità cristiane e dei singoli fedeli, accompagnando le loro giornate. Richiamo alcuni aspetti che caratterizzano la ritualità celebrativa liturgica e la spiritualità quotidiana.

Austerità quaresimale celebrativa

La Quaresima iniziata con quello che la preghiera della Chiesa chiama «l’austero simbolo delle ceneri», continua questa sua caratteristica in alcune modalità che accompagna la ritualità liturgica celebrativa. Coloro che partecipano alle celebrazioni comunitarie, anche solo festive, avranno senz’altro notato la variazione rispetto ad altri tempi liturgici. Solo entrando nelle chiese ci si imbatte nello stile quaresimale dell’addobbo liturgico.

Il colore viola dei paramenti sacerdotali, del drappo che copre il leggio con il libro della Parola di Dio e delle tendine che adornano il tabernacolo è un primo segno. Il colore viola, nella liturgia, è un richiamo alla penitenza. Un altro segno di austerità è dato dalla assenza di addobbi floreali, sia sugli altari che in altri luoghi del presbiterio. Viene limitato il suono dell’organo o di altri strumenti musicali adatti alle celebrazioni liturgiche. Si esegue solo per l’accompagnamento dei canti e non per sottolineare il clima di gioia e festa come spesso si fa all’inizio o alla fine delle celebrazioni.

L’inno gioioso “Gloria a Dio” non viene eseguito, come pure non viene cantata l’espressione di gioia “Alleluia”. Questa parola caratterizzerà la prima celebrazione pasquale. Il canto “Alleluia” prima del Vangelo che esprime la gioia dell’annuncio-ascolto, è sostituito da altre espressioni.

Quelli elencati sono segni e richiami al clima quaresimale che la Chiesa propone di creare nell’incontro comunitario, in particolare nella santa Messa e nella preghiera della Liturgia delle Ore (Lodi e Vespri comunitari).

Tempo penitenziale

Il tempo quaresimale è caratterizzato dallo spirito penitenziale che i cristiani sono chiamati a vivere. Le opere di penitenza sono conseguenza di uno stato interiore dei fedeli, con il quale essi esprimono il dispiacere per l’eventuale male commesso e si allenano al distacco da realtà che potrebbero condizionare troppo la propria esistenza.

Tra le opere di penitenza vengono indicate in particolare il digiuno e l’astinenza dalle carni il venerdì. La normativa vigente chiede il digiuno (ai maggiorenni fino ai 60 anni) nei giorni del mercoledì delle Ceneri e del Venerdì santo. L’astinenza dalle carni viene chiesta nei venerdì di Quaresima, dopo i 14 anni. Queste regole dettate dalla normativa giuridica non impediscono quella che può diventare una scelta penitenziale quaresimale personale. Sia i giorni penitenziali: mercoledì (come per i monaci), sia il venerdì, che gli altri giorni, possono essere accompagnati da scelte di digiuno e di astinenza. Ci sono realtà, non essenziali, che creano in noi delle dipendenze. Non si tratta solo di cibi o bevande disseminati nell’arco della giornata, ma di altre realtà divenute una esigenza dalla quale non riusciamo a fare a meno. La scelta di un distacco cosciente da queste realtà diventa prezioso digiuno esistenziale. Ogni cristiano può personalizzare queste decisioni concrete. In famiglia, l’adulto con le sue scelte può diventare educatore nei confronti dei più giovani. Per l’astinenza quotidiana si può pensare alla scelta di cibi non troppo raffinati.

Queste azioni penitenziali avranno ancora più valore, se il cristiano sarà poi capace di tradurre le sue decisioni, che generano risparmi, in opere di carità. Quanto risparmiato può diventare dono per i fratelli più poveri. L’iniziativa quaresimale “Un pane per amor di Dio”, familiare nelle nostre comunità, può essere un preciso richiamo a questo digiuno che diventa carità.

Giuliano Follin