L’ufficio divino pregato nell’arco della giornata

Le “Ore” che caratterizzano la preghiera della Chiesa (seconda parte)

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La preghiera ufficiale della Chiesa – contenuta nel libro liturgico “Liturgia delle Ore”, conosciuto anche con il nome di “Breviario” – è composta da diversi momenti vissuti, nella preghiera nell’arco della giornata. Questi momenti sono chiamati con il termine “Ora”. Continuo in questo articolo la presentazione delle singole “Ore” nel loro significato e nella loro struttura. L’ordine seguito è quello indicato nel libro Ufficiale. Sono stati presentati in un precedente articcolo “L’Invitatorio” e “L’Ufficio delle Letture”.

Lodi mattutine

Questa Ora dell’Ufficio divino viene così presentato nel documento conciliare sulla liturgia Sacrosanctum Concilium (n. 89) e riportata da Principi e norme per la Liturgia delle Ore (n. 37): «Le Lodi, come preghiera del mattino, e i Vespri come preghiera della sera, che secondo la venerabile tradizione di tutta la Chiesa, sono il duplice cardine dell’Ufficio quotidiano, devono essere ritenute le Ore principali e come tali celebrate». Questo indirizzo preciso del Concilio è stato recepito anche dalle comunità cristiane che alla Messa celebrata al mattino uniscono la recita delle Lodi.

Questa preghiera dei singoli e delle comunità è destinata e ordinata a santificare il tempo del mattino. C’è un ricordo ed un legame forte con la Risurrezione del Signore. Quando l’Ora viene celebrata allo spuntare della nuova luce del giorno, ricorda la Risurrezione del Signore Gesù “luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9), e “sole di giustizia” (Ml 4,2) “che sorge dall’alto” (Lc 1,78).

Struttura delle Lodi

L’introduzione della preghiera è quella comune a tutte le Ore. Segue l’inno che nella sua formulazione in relazione alla celebrazione (feriale, domenicale, di una festa o solennità di santi e della Vergine Maria) o al tempo liturgico, crea in chi lo esegue una sintonia opportuna con la celebrazione stessa.

Eseguito l’inno (la sola recita dovrebbe essere un ripiego), si passa alla Salmodia. Sono previsti: un salmo laudativo, un cantico dall’Antico Testamento, un altro salmo laudativo. Ognuno di questi è accompagnato da una antifona che ne anticipa la recita e la conclude. Le antifone possono essere viste come una chiave di lettura prima della proclamazione del salmo o del cantico. Possono anche essere una luce che illumina la recita in relazione al tempo ricorrente o alla festa particolare come indicato dal Calendario liturgico universale o particolare.

Terminata la salmodia si proclama la “Lettura breve”. Questa è scelta secondo la qualità del giorno o del tempo o della celebrazione; si deve leggere e ascoltare come vera proclamazione della parola di Dio. Essa ha lo scopo di proporre con forza e incisività qualche sentenza sacra e di fare approfondire l’insegnamento di certi brani più brevi ai quali, nella lettura continua della Scrittura, si presta forse meno attenzione. Le lezioni brevi variano secondo i giorni del ciclo salmodico. A scelta, e specialmente nella celebrazione con il popolo, si può fare una lettura biblica più lunga, o dall’Ufficio delle letture, o dal Lezionario della Messa, e specialmente dai testi che, per un motivo o un altro, non si fossero potuti proclamare. Nulla inoltre vieta che talvolta si scelga anche un’altra lettura più adatta, sempre dalla Sacra Scrittura. Ci potrà essere anche una breve omelia. È opportuno far seguire un momento di silenzio per la meditazione personale.

Alla Parola ascoltata si risponde con il “Responsorio breve” o con un canto adatto dal repertorio approvato.

Viene poi cantato il cantico di Zaccaria, ben conosciuto con titolo latino “Benedictus”. Anche questo è accompagnato da una antifona, sempre in riferimento alla celebrazione in atto. Il cantico del Nuovo Testamento esprime la lode ed in rendimento di grazie per la redenzione.

La conclusione della preghiera è rappresentata da alcuni momenti. Con la introduzione di chi presiede si formulano alcune intenzioni con una invocazione ripetuta. Sono generalmente espressioni che intendono consacrare al Signore la giornata ed il lavoro. La recita del Padre nostro conclude il momento delle intercessioni, ed a questa fa seguito l’orazione conclusiva come indicato dal libro della Liturgia delle Ore.

La benedizione del Signore è data ai presenti se presiede un sacerdote o un diacono. Lo stesso poi congeda l’assemblea come alla Messa. Se non c’è questa presenza, la preghiera si conclude con la espressione: “Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna”.

Giuliano Follin

(continua)