Venerdì 22 dicembre, presso il Museo diocesano di Feltre, è stata presentata al pubblico l’esposizione di due croci “post-bizantine” (così chiamate perché realizzate dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453) nella piccola mostra dossier dal suggestivo titolo “Mistero e stupore”, nonché – contestualmente – l’ultimo “Quaderno del Museo diocesano” (il quarto) pubblicato per l’occasione, che approfondisce questo specifico tema. Continua in questo modo l’opera di promozione, valorizzazione e divulgazione del patrimonio del museo che negli ultimi due anni ha saputo evidenziare l’importanza artistica, culturale e religiosa di singole opere, accompagnando i visitatori alla loro scoperta e conoscenza.
Nel percorso museale la croce post-bizantina di Feltre, in legno di bosso intagliato e datata 1542, è uno dei tesori del museo, solitamente esposta nella Cappella Gera, ed è sicuramente una delle opere che suscita maggior interesse, curiosità e soprattutto meraviglia nel visitatore, in quanto ci troviamo di fronte a un capolavoro di microscultura, manufatto traforato con perizia e virtuosismo tecnico, una sorta di “merletto” ligneo: alta appena 44 cm, in 52 eleganti nicchie divise da 200 esili colonnine, la croce d’altare presenta ben 485 piccolissime figure e visualizza un ricco programma iconografico, di profonda valenza teologica e spirituale, che comprende scene tratte dal Nuovo Testamento, in particolare dal racconto della Passione di Cristo (sviluppato in 26 nicchie), dalle icone bizantine e dalle principali festività dell’anno liturgico. Anche il basamento, simbolo del Monte Calvario, è istoriato.
Nella mostra la croce post-bizantina di Feltre, proveniente dal convento francescano di Santo Spirito e appartenente alla Concattedrale, dialoga con un’altra croce post-bizantina, di fattura successiva (forse settecentesca o di inizio Ottocento), recentemente entrata a far parte delle collezioni del museo grazie al generoso gesto delle sorelle Anne e Mariangela Perini, di Borca di Cadore, discendenti del sacerdote patriota don Carlo De Luca (1830-1922), che hanno concesso il manufatto in comodato d’uso: in questo caso si tratta di una croce differente per materiale, stile e decorazione rispetto a quella feltrina; sono raffigurate 12 scene, frontali e retrostanti, con iscrizioni in greco, mentre ai lati e in alto compaiono delle lettere in caratteri greci.
Nella serata di presentazione sono intervenuti il sindaco di Feltre, Viviana Fusaro, e in rappresentanza del Vescovo Renato il rettore del Seminario Gregoriano di Belluno, mons. Giorgio Lise, il quale ha evidenziato come il mistero dell’Incarnazione si compie con la Passione, Morte e Risurrezione di Cristo: Natale e Pasqua sono collegate e nella nascita del Bambino è già racchiuso il senso della sua missione salvifica e del suo sacrificio sulla croce. Le due sorelle Perini hanno condiviso con il pubblico presente in sala i loro ricordi d’infanzia legati alla croce lignea, quando la vedevano conservata in una scatola piena di bambagia: ora essa ha trovato una nuova casa e può essere un bene fruito da tutti.
Mons. Giacomo Mazzorana, direttore del Museo, ha illustrato le peculiarità iconografiche e le caratteristiche stilistiche delle due croci, in particolare di quella feltrina, considerata tra le più belle e antiche croci post-bizantine esistenti al mondo. Il suo intervento è stato una sintesi di quanto riportato nel Quaderno, che contiene due ampi e approfonditi saggi dello stesso mons. Mazzorana, il quale con dovizia di informazioni, notizie storiche e una puntuale e dettagliata analisi iconografica e iconologia descrive le due croci, che ora dialogano all’interno del museo. Le numerose illustrazioni e i relativi commenti permettono di esplorare le singole scene della croce e apprezzare gli incredibili e minuscoli particolari. Il focus sulla croce feltrina, inoltre, offre un quadro completo del dibattito storiografico precedente, spesso poco noto ma oggetto di attenzione da parte di diversi studiosi, come dimostrato dalla recentissima monografia di Myrtali Acheimastou-Potamianou, direttore emerito del Museo bizantino-cristiano di Atene. Questa ricerca getta nuova luce anche archivistica sull’intagliatore greco Georgios Laskaris, che firma 8 croci realizzate dal 1551 al 1583, e su un altro scultore di croci, Michail Laskaris, entrambi attivi a Creta, isola veneziana che nella seconda metà del XVI secolo stava vivendo una stagione di “rinascimento” artistico; a loro si deve l’esecuzione di un gruppo di piccole croci liturgiche d’altare. Quella feltrina presenta significative analogie iconografiche e stilistiche con quelle di Georgios Laskaris e non è azzardata, secondo Mazzorana, l’ipotesi di attribuzione alla sua mano o per lo meno all’ambiente cretese. La croce post-bizantina di Feltre è una significativa sintesi di arte occidentale e arte orientale: ed è la città di Venezia il tramite, il “ponte”, il punto di incontro tra queste due culture. Nella città lagunare e nella terraferma veneta c’era un’importante presenza della comunità greca che favoriva i legami culturali e artistici con il mondo greco.
Le due croci visualizzano un messaggio di salvezza, traducono in immagini di suggestiva bellezza contenuti di fede e concetti teologici aiutando il fedele a comprendere il mistero della venuta di Cristo, che si manifesta come luce: nella scena della Natività della croce feltrina il nucleo della cometa ha un piccolissimo sole, di un paio di millimetri, che è diventato il logo del museo.
Giorgio Reolon