In questi giorni che guardano al Natale e lo stanno preparando sono rimbalzati nel dibattito pubblico il tema del lavoro, quello della famiglia e poi torna alla ribalta il problema dello spopolamento. Ci ha, poi, colpito un’inaspettata valutazione critica sulla “qualità di vita” in provincia, rispetto alle valutazioni degli anni scorsi. Ci accorgiamo che gli aspetti di fatica del nostro vivere sono parecchi.
Proprio per questo abbiamo bisogno di portarci nei dintorni del Natale e, dunque, di ritrovare la nostra origine, le condizioni fondative del nostro vivere, le motivazioni del nostro operare. Anche il nostro “vivere insieme” e il nostro comunicare richiedono un fondamento che li possa sostenere e una fonte rigenerante che li possa alimentare.
Il Natale è celebrare gli inizi della vita, lì dove è cominciata la vicenda di ognuno e di tutti. Immagino il Natale come un punto di forza di questa avventura di condivisione che è il nostro vivere insieme in questa terra di montagna. Nel Natale ci si scopre con delle origini sorprendentemente comuni. Si scopre che dipendiamo gli uni dagli altri. Da lì inizia il realizzarsi della nostra vocazione ad essere “figli”, giorno dopo giorno e sempre di più…
Il Natale diventa anche una missione: quella di dare credito alla vita e di esserle fedeli.
All’inizio del Vangelo, con la nascita di Gesù, la Vita prorompe con piccoli e nascosti inizi.
Questi esili, ma divini inizi siano una promessa e una benedizione per tutti: auguri!
+ Renato, vescovo