A cura di don Vito De Vido (7ª domenica del tempo ordinario - anno C)

Non ce la faccio, non è difficile, è impossibile!

Le parole di Gesù sono rivolte a chi presta attenzione, a chi porge orecchio a quanto sta per dire

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Quando ascoltiamo questa pagina di Vangelo, molti di noi pensano che sia impossibile vivere fino in fondo il programma che Gesù ci mette davanti. Gli altri, che non lo dicono, mentono.

A volte Gesù e il suo messaggio ci vengono presentati come una conseguenza logica della bontà. Chi accoglie la Parola di Gesù poi riuscirà a vivere anche quello che Egli dice. Non è successo con le Dieci Parole, che Dio ha dato a Mosè sul Sinai, e non succede neppure con queste Parole del Cristo. Vivere i comandamenti, vivere le beatitudini, vivere lo stile di vita di Gesù non è semplice. E Gesù non ha mai detto a nessuno che lo sia!

Dopo aver proclamato “beati” i poveri, gli affamati, gli afflitti, Gesù continua con una nuova consegna, che supera di gran lunga i comandamenti. «Amate i nemici… Fate del bene a coloro che vi odiano… Dite bene di quelli che dicono male di voi… Pregate per quelli che vi trattano male». Per fare questo, non ci sentiamo mai pronti. O almeno non a fare tutto e tutto insieme.

Siamo abituati a dividere il mondo, i conoscenti, la società, in buoni e cattivi, simpatici e antipatici, onesti e disonesti… È chiaro che la nostra simpatia vada ai primi ed eviti i secondi. Già da bambini il peggior castigo che ci potesse toccare a scuola era che la maestra ci mettesse a sedere per forza accanto a un compagno o compagna, con i quali non andavano d’accordo. O che nei litigi ci venisse dato torto mentre noi ci sentivamo sempre dalla parte della ragione…

Gesù ci mette in guardia. Ci ricorda che forse anche noi siamo il nemico per qualcuno. Che anche noi con il nostro comportamento abbiamo fatto soffrire o facciamo soffrire gli altri. Che anche noi siamo maldicenti, bugiardi, ingannatori, che non siamo sempre così educati nei confronti degli altri, prepotenti, arroganti, con poca pazienza… Ci basterebbe ricordare questo per provare a diventare più buoni, più miti, più pazienti.

Gesù dice queste parole a tutti, ma apre il discorso con un solenne suono di tromba: «A voi che ascoltate». Le parole di Gesù sono rivolte a chi presta attenzione, a chi porge orecchio a quello che Gesù sta per dire. È fondamentale ricordare ed esaminare il proprio comportamento alla luce di questa parola.

Non sempre siamo vittime. Sappiamo essere anche carnefici. A volte senza accorgercene. Ma questo non ci scusa, non possiamo dire: “non me ne sono reso conto”. Il discepolo di Gesù esamina i propri pensieri, le proprie azioni, i propri propositi sull’esempio che Gesù ci ha dato, sulle parole che ci ha detto.

Gesù comincia con un discorso generale, ma poi scende a toccare – vorrei dire graffiare – l’intimo del cuore con quel “tu”. Se uno ti da uno schiaffo, non allontanarti, resta al tuo posto, accanto a quella persona, pronto a ricevere eventualmente un altro schiaffo. Se uno ti danneggia in quel che è tuo, non fuggire, ma resta pronto a farti strappare ingiustamente ancora qualcosa di tuo. Se è nelle tue possibilità presta sempre a coloro che a te si rivolgono, e se qualcuno ti ha chiesto qualcosa e non te lo ha più restituito, lascia perdere, non richiederlo indietro.

Queste parole ci tolgono ogni giustificazione. Se pensiamo ai fatti concreti della nostra vita, ci vengono in mente fatti precisi, episodi, ingiustizie che abbiamo dolorosamente subito, e che ci fanno ancora sanguinare. Possiamo applicare queste parole in quelle famiglie in cui si consumano quotidianamente sopruso, violenza, castighi, mancanza di affetto, carenza di dialogo? In quei posti di lavoro in cui c’è chi sfrutta, paga male, imbroglia, non vuole regolarizzare contributi e non concede ferie? Possiamo dimenticare quegli adulti che avrebbero dovuto prendersi cura dei bambini e che invece li hanno maltrattati, castigati, abusati fisicamente e mentalmente? E ancora, e ancora ingiustizie, guerre, orrori di campi di concentramento, gulag e foibe, distruzioni di case e paesi, pulizie etniche e stupri…

Ma la domanda che questa pagina ci fa è un’altra: vuoi liberare il tuo cuore e amare ancora? O desideri restare prigioniero dell’odio e della vendetta? Del risentimento e della volontà di rivalsa?

Gesù ci vuole dire: “Ricordati: tu sei fatto per amare ed essere amato: tu sei prezioso e vali ai miei occhi. Non credere di meritare soprusi e furti. Schiaffi e violenza. Io sono venuto per amare, per amarti, e se ti affidi a me, io sarò in grado di rendere il tuo cuore, il tuo amore simile al mio”.


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