A cura di don Alessandro Coletti (26ª domenica del tempo ordinario - anno B)

Non chiudersi e non scandalizzare

Non chiudersi agli altri, ma accogliere; non scandalizzare, ma aiutarsi in una vicendevole edificazione

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Il Vangelo di oggi ci da due belle indicazioni per essere cristiani: diciamole subito e poi analizziamole insieme nel Vangelo. Le indicazioni sono: “non chiudersi” e “non scandalizzare”… Non chiudersi agli altri, ma accogliere. Non scandalizzare, ma aiutarsi in una vicendevole edificazione.

I discepoli di Gesù vedono un uomo che caccia demoni nel nome di Gesù pur non essendo uno dei discepoli e subito i discepoli vogliono fermarlo, bloccarlo. Gesù ha un’idea diversa: “Lasciatelo fare”. Non fermare i germogli di bene, mai! Se c’è del bene, riconosciamolo valorizziamolo. Ecco la nostra missione come cristiani: riconoscere il bene ovunque si trova. Se c’è qualcuno che fa del bene, è bene. Spesso siamo faziosi. In quanto a faziosità la politica ci offre un esempio straordinario: se il partito X fa una cosa, tutti gli altri a criticare… e in quel partito X davvero si possono mettere tutti. Ma sarà possibile che una volta in una legislatura un partito avversario ne faccia una di giusta? No, mai. Allora vuol dire che si antepone al bene collettivo, l’interesse personale. Fare una linea di demarcazione: “noi, voi”; “buoni, cattivi”. Anche nella Chiesa a volte succede… Papa Francesco sta simpatico a tanti, ma ha anche molti avversari e critici anche tra alcuni che si presentano come cristiani intransigenti. A leggere certi gruppi o certi giornalisti – articoli, siti internet – ecco una lista interminabile di errori, di sbagli, di tradimenti, di eresie addirittura commessi dal Papa. Ma è mai possibile che non ne combini mai una buona? Allora non sono inclusivo, ma divisivo. Allora non sto formulando una critica costruttiva, ma sono fazioso. Critico per partito preso, cerco il pretesto per dire male.

Ma pensiamo alla nostra vita: se quella collega, quel collega, quel vicino non ne fa mai una giusta forse sono io che non riesco a riconoscere il bene… Allora forse il rancore, l’invidia, la rabbia non mi danno uno sguardo che sa vedere il positivo. Visto che per noi è una persona cattiva non può fare qualcosa di buono…

Oggi Gesù ci dice: guardati intorno: le persone che vedi io le amo tutte; ognuna in modo speciale! Ognuna di loro può fare grandi cose, cose meravigliose! In ogni persona c’è uno straordinario potenziale di amore! E chiunque ami è sicuramente dalla mia parte! È indiscutibilmente dei nostri! Non può essere escluso. Logica dell’esclusione contro logica dell’inclusione. Gesù parte alla ricerca della pecorella smarrita. Si mette in cerca anche quando quella pecora non è la più bella, buona e brava del gregge, anche se si è persa per colpa sua, anche quando quella pecora non se lo merita, anche quando quella pecora è quella che non sopporto perché le avevo detto di non allontanarsi… Dio sa vedere il bene anche in lei… e la cerca… e la aspetta… e la ama.

Secondo aspetto: non scandalizzare. Qui Gesù usa parole fortissime. Sappiamo che il linguaggio paradossale è tipico del linguaggio semita. Evidentemente Gesù non ci invita ne’ ad affogarci, ne’ a mutilarci… Al tempo stesso però non possiamo “addomesticare” troppo queste parole… Il pericolo di scandalizzare c’è e va evitato in ogni modo. Ora mi pare ci siano almeno tre tipi di scandali.

“Scandalo”, letteralmente in greco significa: “pietra d’inciampo, ostacolo”. Il primo scandalo è un peccato volontariamente reso pubblico. Il primo scandalo è fare in modo che un comportamento che si è sempre ritenuto negativo, non buono diventi normale, anzi diritto da tutelare in ogni modo. Pensiamo all’aborto o all’eutanasia. Questo è un primo scandalo.

Poi ci sono scandali privati. Vi dico alcuni atteggiamenti che mi scandalizzano: un genitore che bestemmia davanti a un figlio. Accompagnare un figlio fino alle porte della chiesa, perché vada a Messa e andarsene è uno scandalo.

C’è poi uno scandalo personale: Mani, piedi, occhi. Mani: opere. Piedi: affetti e relazioni. Occhi: ciò che si vede. Se ciò che facciamo – un atteggiamento, un comportamento, una relazione – mi allontanano dalla mia vocazione, ostacolano il mio rapporto con Dio e il progetto di Dio sulla mia vita è meglio per me tagliare. A volte al male ci affezioniamo, ci assuefacciamo. Tagliamo. Negli aeroporti, prima dell’imbarco, ci sono i metal-detector… Se non ci pensiamo, se arriviamo lì alla leggera, sicuramente qualcosa suonerà. Dovrò fermarmi prima di arrivare al metal-detector e pensarci… “Che cosa ho di metallico? Forse una catenina, la fibbia della cintura, una forbicina, qualche moneta?”. A volte ci sono piccole o grandi cose che ci impediscono di essere felici. Toglile! Se c’è un’azione cattiva che mi impedisce di rimettermi pienamente in grazia di Dio, toglila. Oggi la fede a basso costo non è più possibile. Non lasciamo che ci sia qualcosa che scandalizza, che ci fa cadere, che ci blocca, che ci impedisce… di prendere il volo.

Accogliere ed edificare tagliando anche e togliendo. Accogliamo il Vangelo di oggi come consiglio che ci fa bene e ingrediente della nostra gioia.