Verso un noi sempre più grande

Domenica 26 settembre la Chiesa celebra la 107ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Domenica 26 settembre la Chiesa celebra la 107ªma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, il cui tema è “Verso un noi sempre più grande”. Da 107 anni, dal tempo del primo terribile conflitto del Novecento, la Chiesa invita i credenti, e non solo, a prestare attenzione a questo fenomeno, che porta con sé drammi e tragedie che si ripetono spesso nell’indifferenza del mondo. Negli ultimi decenni i flussi dei migranti e dei profughi non sono diminuiti, anzi si sono accentuati, sia a causa della crescente interdipendenza tra i Paesi del mondo, sia per le maggiori opportunità di spostamento delle persone. E certo non si può dire che siano venute meno le ragioni che spingono persone e spesso interi gruppi etnici o religiosi a cercare rifugio o migliori opportunità di vita altrove. Anche il nostro Paese ha vissuto il fenomeno in forme che somigliano a quelle degli odierni flussi, ma a volte assistiamo a una vera e propria rimozione della memoria, che giunge fino a colpevolizzare e disprezzare coloro che, dopo aver superato pericoli di ogni genere e lo stesso rischio della vita, giungono alle soglie dell’Europa.

La Chiesa oggi ricorda, attraverso il messaggio del Papa, ai cattolici e a tutti gli uomini e le donne del mondo, che l’umanità nel progetto di Dio è chiamata a formare una sola comunità, un noi sempre più grande. Questo noi voluto da Dio – osserva papa Francesco – nel tempo presente appare rotto e frammentato, specie nei momenti di crisi, come quello attuale segnato dalla pandemia, nei quali «il prezzo più alto lo pagano coloro che più facilmente possono diventare gli altri: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali». Per questo il Papa invita i cattolici ad essere sempre più fedeli alla loro essere cattolici, cioè a realizzare l’universalità della Chiesa, realtà che va vissuta in ogni epoca, facendo comunione delle diversità, «armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza». Ogni battezzato, infatti, dovunque si trovi è di diritto «membro della comunità ecclesiale locale, membro dell’unica Chiesa, abitante nell’unica casa, componente dell’unica famiglia».

La Chiesa dunque è impegnata a diventare sempre più inclusiva, uscendo nelle periferie esistenziali per curare i feriti della vita e cercare chi è smarrito, «pronta ad allargare la sua tenda per accogliere tutti». Del resto – osserva il Papa – la realtà delle migrazioni odierne costituisce la nuova frontiera missionaria, nella quale è possibile manifestare il volto del Signore vivendo nel proprio ambiente, senza proselitismo, ma testimoniando il Vangelo di Gesù nella carità e nel rispetto degli altri. Il Papa rivolge poi anche a tutti gli uomini e le donne del mondo l’appello a camminare insieme «verso un noi sempre più grande, a ricomporre la famiglia umana, per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso».

È stato osservato da più parti, con riferimento alla pandemia, che non si esce da questo dramma da soli. Lo stesso vale per la soluzione dei gravi problemi che affliggono tanti Paesi e intere regioni del mondo, basti pensare all’Afghanistan, alla Siria e all’Iraq, al Sahel e al Corno d’Africa, ma anche alla tragedia della fame e alle violazioni dei diritti umani. È sorprendente la mancanza di visione politica, anche dell’Europa, riguardo all’accoglienza dei migranti e dei rifugiati e alle cause che generano il fenomeno dei flussi. Non si è giunti ancora a trovare un accordo per un impegno condiviso tra i Paesi dell’UE. L’appello del Papa a non costruire muri, ma ponti per venire incontro alle sofferenze di tanti, è contraddetto dai muri che in queste settimane sono stati eretti in fretta tra Grecia e Turchia, fra Turchia e Iran ed anche in altri Paesi, per non consentire l’arrivo di profughi dall’Afghanistan. Forse però i muri non sono solo quelli materiali, ma anche quelli del pregiudizio e dell’egoismo.

Domenica 26 settembre alle 18.30, in Cattedrale a Belluno, è prevista una celebrazione, che verrà animata dalle diverse comunità di fedeli cattolici presenti nel nostro territorio. Un modo per ricordare che l’incontro di doni diversi genera armonia e promuove vera fraternità. Per l’occasione l’Associazione Bellunesi nel Mondo trasmetterà su You Tube in diretta la celebrazione, che quindi raggiungerà i tanti Paesi del mondo dove sono presenti comunità di nostri emigrati.

Francesco D’Alfonso