A cura di don Vito De Vido (3ª domenica del tempo ordinario - anno A)

Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me

Riconoscere la voce di Gesù e la sua presenza negli avvenimenti quotidiani e nelle persone

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Giovanni ormai chiude la sua vita terrena. Tratto in arresto per aver denunciato pubblicamente il peccato del re Erode, verrà giustiziato per una promessa sciagurata ad una nipote sventurata. È in questo frangente che Gesù raccoglie la fiaccola di Giovanni, e anche il suo annuncio sarà l’invito alla conversione. Che cosa vuol dire convertirsi? Perché è così necessario per poter accogliere il messaggio di Gesù per noi?

Sappiamo tutti come nel percorrere una strada, un sentiero siano di fondamentale importanza i segnali, o a voler essere più moderni inserire in modo corretto il nome della destinazione nel navigatore. Il rischio di percorrere una strada senza segnali, un sentiero senza indicazioni, sbagliare il nome della via o del paese da raggiungere significa perdersi. Girare a vuoto. Camminare inutilmente senza arrivare da nessuna parte, o addirittura allontanandosi dalla mèta.

Ecco perché Gesù con quel suo “convertitevi” è di fondamentale importanza nel nostro cammino cristiano. È necessario che egli ce lo ripeta spesso. Che noi allunghiamo l’orecchio per sentire da che parte arriva la sua voce. O fare silenzio attorno a noi e in noi per poter cogliere la sua chiamata. Gesù, con la sua Parola, è come il segnale con la freccia che ci indica da che parte andare per giungere prima e meglio alla meta. Gesù con le sue opere è la traccia bianca e rossa dipinta sui sassi, sugli alberi nel bosco che non ci permette di perderci nel cammino. Gesù con il suo sguardo d’amore è il nome sicuro che ci porta a destinazione sicura.

Nel tempo dell’avvento abbiamo sentito più volte la profezia della grande luce che illumina Zabulon e Neftali le due città già abitate da gente che più che seguire Dio, si erano allontanate dalla fede: è da lì che comincia l’annuncio della grande luce che le invaderà, per attirare lo sguardo verso il cielo, per illuminare le tenebre del peccato, per ricordare che Dio è fedele alle sue promesse.

Gesù è colui che ci indica la via da seguire, che agita il suo braccio per non lasciarci sbagliare strada. Convertirsi significa, quindi, accorgersi, prestare attenzione a quei segni, a quei segnali che Dio pone nel cammino della nostra vita. È bello che Gesù, con l’invito alla conversione, dica subito dopo: «Il regno dei cieli è vicino». Siamo abituati a pensare al regno dei cieli come distante da noi, un luogo a cui arrivare con fatica, una montagna da scalare, con fatica e impegno. La buona notizia, questo il significato della parola “Vangelo”, è che è il regno dei cieli che è disceso a noi. È Gesù, il Verbo di Dio, la Parola di Dio che si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi!

«Non voi avete scelto me, ma io scelto voi!». Questa frase di Gesù non è rivolta solo agli apostoli, ma ad ogni discepolo di Gesù. Siamo stati avvicinati da Gesù, scelti, amati, chiamati per nome. Non possiamo perderci. Egli ci ha chiamato per nome. Conversione vuol dire ascoltare questa voce e seguire il buon Pastore. «Io conosco le mie pecore, le mie pecore conoscono la mia voce e mi seguono». Tutta la nostra vita è un riconoscere il suono della voce di Gesù e la sua presenza negli avvenimenti quotidiani e nelle persone che incontriamo.

È Gesù che incontra Simon Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni: è lui che li chiama. La chiamata per ciascuno di noi funziona così: siamo occupati nelle nostre cose, nel nostro lavoro, presi dalle nostre preoccupazioni. Dalle scadenze, dalle cose da fare, proprio come questi pescatori che al mattino stanno mettendo a posto le reti dopo aver faticato tutta la notte. Essi si sentono chiamati per nome, alzano lo sguardo, smettono di fare quello che stavano facendo: dedicano tempo all’ascolto di Gesù. Parole brevi, ma convincenti, tanto da riuscire a convincerli a lasciare tutto subito e seguirlo. Il regno dei cieli è lì davanti a loro: è Gesù la grande luce che illumina chi sta nelle tenebre di una vita senza gioia, monotona, vuota, o al contrario troppo piena per poter lasciar posto anche a Lui.

Chi sceglie di seguire Gesù non perde niente, ma guadagna tutto! Egli riempie il cuore e la vita di chi lo segue e dice il suo sì pieno, convinto, fedele. Non importa dove, non importa come: l’importante è che la nostra vita sia interamente donata a lui: nei pensieri, nelle opere, nelle azioni: tanto da poter dire. «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!».