Incontro online del presbiterio al posto della Messa crismale

Padre, fratello, maestro e testimone

Il Vescovo: «la pastorale del cuore è quella che non appare»

messa crismale 2021
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Leggi la meditazione del vescovo Renato

 

Per raccontare l’incontro

«Padre, fratello, maestro e testimone». È la gamma delle relazioni che descrive il prete, secondo mons. Mario Carlin, classe 1922, 76 anni di sacerdozio ben portati, iniziati il primo giugno 1945. Brillano ad ascoltarlo gli occhi di seminaristi, diaconi permanenti e presbiteri, che si sono collegati in piattaforma per un tempo di fraternità sacerdotale promosso dal vescovo Renato Marangoni nel giovedì santo 2021 in cui, per la situazione epidemiologica, è stata sospesa la Messa crismale.

Don Mario (il suo intervento è stato registrato il giorno prima, 31 marzo) ha ricordato i suoi quarant’anni di vita parrocchiale come quelli dell’esperienza fondante per un prete. Declama la sua testimonianza con sicurezza pari alla – ampia – estensione lessicale. «La parrocchia è la famiglia del prete», dice, e in questa famiglia il parroco non si identifica in un ruolo, ma ora è padre, ora maestro, ora testimone, ora fratello. «Padre, fratello, maestro e testimone»: per tutte le famiglie i ruoli non sono stereotipati, a differenza di un’azienda di successo grazie alla certezza di compiti e mansioni per tutti i suoi dipendenti. Per la vita sacerdotale, lo specchio della famiglia con le sue relazioni mai predeterminate è stato subito ripreso, come in un passaggio ben riuscito in area, dall’intervento del Vescovo: sul tema delle relazioni si è impostato il suo intervento.

Con in filigrana la Pastores dabo vobis di Giovanni Paolo II, così il vescovo Renato: «il prete non è solamente di fronte alla Chiesa». Se esiste un’unità di misura nella pastorale, questo, ha proseguito il Vescovo, è il pascaliano “cuore”: «la pastorale del cuore è quella che non appare», e il riferimento è allo stupore per quante persone si sono fatte avanti a testimoniare il bene ricevuto dai presbiteri morti in questi mesi, parecchi di Covid, nella diocesi di Belluno-Feltre. Non è a senso unico nemmeno il rapporto con l’Eucaristia: il presbitero non solo presiede; «noi siamo pregati dall’Eucaristia», ha asserito il Vescovo. E infine nel rapporto principale, quello con Dio: «una presenza non certo da fabbricare, né solo da testimoniare, ma da scoprire», grazie allo Spirito Santo di Dio: «ogni prete crede nella presenza dello Spirito, anche in chi va altrove, ci ignora o non ci frequenta».

La celebrazione mattutina del giovedì santo fa memoria dei presbiteri che dalla Pasqua precedente celebrano la liturgia del cielo, come degli anziani o ammalati. Lungo, purtroppo, l’elenco di questi ultimi che comprende chi è tuttora positivo al contagio: il Vicario generale don Graziano Dalla Caneva ha usato la metafora della strada sassosa, per indicare questi mesi, pur segnati dalla collaborazione intensificata tra presbiteri, come aveva constatato don Ivano Brambilla nella sua introduzione all’incontro. La polifonia degli interventi ha visto accendersi il microfono di don Sandro De Gasperi, diacono da un mese, e di don Franco Decima, nella piena giovinezza sacerdotale dei suoi 25 anni di Messa: «Volati – dice – e ringrazio il Signore per quello di inatteso che ho vissuto in questi anni». Don Giacomo Mazzorana, cinquant’anni di sacerdozio, commenta la foto di gruppo degli ordinati del 1971: c’è don Elio Larese e don Tarsillo Bernardi, ora cancellati dal Covid; vittime del virus, in questo 2021, anche don Giovanni Unterberger e don Vinicio Marcon. Qualche buona notizia giunge da chi ne sta uscendo e per tutti la preghiera finale a Maria, madre dei sacerdoti.

don Giuseppe Bratti