L’esperienza di Cesio, Pez e Soranzen
«Mi resterà fissa nella mente e nel cuore la solenne Veglia Pasquale celebrata sabato sera (8 aprile alle ore 21.00) dalle nostre tre parrocchie di Cesio, Soranzen e Pez nella chiesa di Cesiomaggiore. All’inizio della predica ho detto – un po’ per battuta – che mi sembrava di essere uno degli antichi pievani di Cesio del Seicento o Settecento, quando i parroci di Arson e di Nemeggio il sabato santo dovevano recarsi a Cesio ad assistere il pievano nella celebrazione della Veglia, facendo benedire da lui i ceri delle loro parrocchie. In questa Veglia, come accadeva fino a due secoli fa, in chiesa c’erano tre ceri pasquali.
Non si è trattato di rievocazione nostalgica (cosa che aborrisce chi ama la storia), ma di inizio di un nuovo cammino: il cammino di condivisione, di collaborazione e – lasciatemi essere audace – di fusione in una sola parrocchia. Per me è stato un momento molto intenso di vita comunitaria: vedere i fedeli delle tre parrocchie uniti in un’unica assemblea; lo stesso che ritrovarsi a tavola, uniti in famiglia. Nei primi momenti della Veglia i fedeli hanno attinto la luce dallo stesso cero pasquale e l’hanno trasmessa ai quelli più vicini: Cristo risorto, luce che vince le tenebre della morte, ci ha trasmesso la sua stessa vita, ricevuta nel battesimo, e ci ha messo in relazione tra noi e ci ha reso capaci di portare la luce della sua Parola agli altri.
Il giorno dopo, l’acqua benedetta in quella veglia ha riempito le acquasantiere delle chiese di Pez e di Soranzen e resterà nei prossimi giorni un segno tangibile di una comune unione delle nostre tre parrocchie».
Così ha scritto don Claudio Centa ai parrocchiani delle tre comunità, aggiungendo poi questo ringraziamento:
«Non finirò di ringraziare il Signore per aver concesso a me la grazia, il privilegio, di presiedere questa prima Veglia Pasquale di comunione tra le nostre tre parrocchie di Cesio, Pez e Soranzen.
Dicevo ieri a Pez che io prego di replicare il santo nella cui festa sono stato ordinato prete: san Giovanni Battista; cioè essere il precursore del Buon Pastore, che guiderà il gregge di Dio che vive nel comune di Cesio. Io non ho la stoffa di Mosé, che guida il popolo per vie non battute; posso al massimo ambire ad essere Aronne. Io non posso che ripetere a Pez, Soranzen e Cesio le parole che disse il riformatore Giovanni Calvino a Ginevra: “Io sono venuto in mezzo a voi come un timido uomo di studio, quale in fondo sono sempre rimasto”. Che Dio benedica chi ha durato pazienza di leggermi fino in fondo».
La veglia pasquale in Centro-Cadore
Calalzo, Domegge Vallesella-Grea insieme, in un’unica significativa e bella celebrazione, per vivere in modo unitario la solenne Veglia pasquale. È stata questa, infatti, la scelta fatta dal consiglio pastorale delle tre parrocchie; quella di vivere e celebrare da quest’anno, un’unica veglia pasquale da far ruotare nelle tre chiese parrocchiali. Ha iniziato Domegge: la Pieve di San Giorgio ha accolto, infatti, in un unico abbraccio, le rappresentanze delle altre due comunità sorelle: Vallesella, che già viveva questo momento insieme ormai da anni, e poi Calalzo, la quale era presente con una significativa rappresentanza di fedeli.
A significare ancora di più l’unità della Veglia e del cammino unitario, i tre ceri pasquali, che sono stati portati insieme a don Simone Ballis da due rappresentanti del consiglio pastorale unitario, all’interno della Chiesa buia facendo luce con le altre fiammelle che i fedeli tenevano in mano. Come porta ceri, un bellissimo nuovo strumento, creato per accogliere tutti e tre i ceri, realizzato da Marco Del Favero che ha svolto l’impegnativo lavoro in modo gratuito. Le sette letture, nel primo momento della Veglia, sono state proclamate dai lettori di tutte e tre le parrocchie, e infine i chierichetti, presenti in un bel drappello da Calalzo e da Domegge. A solennizzare la liturgia le voci del coro di Domegge guidato da Giulia Quariglio con il suono solenne e festoso dell’organo del giovane Giovanni Zanella.
«Facciamo innalzare un grande grazie al Risorto per questo ulteriore piccolo e significativo passo di cammino unitario che caratterizza e caratterizzerà sempre di più il cammino delle nostre comunità cristiane. Chiediamo al Signore Risorto di poter essere sempre di più segno e strumento di questa unità pur valorizzando sempre il bello che ciascuna comunità porta in sé».
Qualcuno ha manifestato pubblicamente la bellezza e l’emozione nel vivere questo momento di preghiera insieme. Un grazie a tutti coloro che in questa impegnativa Settimana Santa, nell’arrivare all’annuncio della Pasqua, hanno offerto il loro tempo e il loro impegno nel servizio liturgico e della preparazione delle nostre chiese che si presentano vestite a festa per annunciare a tutti la Pasqua di Risurrezione.
don Simone Ballis