A cura di don Renzo Roncada (solennità di Pentecoste - anno A)

Porte e finestre aperte

La Chiesa si mostra fedele allo Spirito, nella misura in cui non ha la pretesa di amministrarlo

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«Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano».

Almeno per una volta lasciamo aperte porte e finestre, in modo che il vento possa entrarvi liberamente e combinare tutti i guai che vuole. Lasciamoci investire in pieno. Lasciamo che il vento dello Spirito porti via tutti i nostri fogli scritti. Sarà un grosso guadagno per tutti. Ma è necessario che il vento possa fare il suo lavoro fino in fondo. Troppo spesso cerchiamo di amministrare lo Spirito, di dosarlo, di regolamentarlo. Ci illudiamo che agisca in noi quando noi abbiamo già prese tutte le decisioni, abbiamo ormai fatto tutte le scelte, abbiamo ormai fissato tutte le regole. Se è così, il vento dello Spirito non arriverà. Proviamo per una volta accoglierlo, lasciandolo sconvolgere i nostri piani, le nostre regole prefissate, accettandolo come portatore di cose mai viste, mai sentite. Preghiamolo, supplichiamolo, ma lasciamoci guidare da lui: «Ed essi furono pieni di Spirito Santo». Almeno una volta lasciamoci abitare dal vento dello Spirito.

«Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro».Il fuoco fa ancora più paura del vento. Questo fuoco non è quello rassicurante del caminetto di casa. In questo caso non siamo noi che decidiamo quello che deve essere bruciato. La sua azione devastante non risparmia nulla. Lo Spirito Santo viene per stabilire una creazione nuova. Lasciamoci prendere da un’emozione nuova. Lasciamoci invadere dalla voglia di vivere e di far vivere. Lasciamoci sorprendere dai doni che lo Spirito distribuisce dappertutto e a tutti, senza chiedere la nostra autorizzazione. Per quanto possiamo essere intestarditi nei nostri schemi personali, lo Spirito – permettetemi – ride delle nostre certezze. Vento e fuoco hanno una caratteristica in comune: non sono controllabili, sono imprevedibili. La Chiesa si mostra fedele allo Spirito, nella misura in cui non ha la pretesa di amministrarlo.

«Erano stupiti e fuori di per la meraviglia». Erano fuori di sé quegli uomini che si erano lasciati invadere dallo Spirito. Lo Spirito infatti, anche se è una realtà interiore, mette le persone “fuori di sé”. I discepoli, il giorno della Pentecoste, vengono addirittura scambiati per ubriachi. La Chiesa può destare meraviglia unicamente se riesce a raccontare “le grandi opere di Dio” con uno stile di freschezza, di fantasia e anche di provocazione. Gli apostoli a Pentecoste stupirono non perché appaiono misurati, accorti, ma perché risultavano “fuori di sé”, un poco matti, non rispettano le cerimonie.

«Nessuno può dire: Gesù è il Signore, se non sotto l’azione dello Spirito Santo». Se riesci a dire una preghiera, è perché lo Spirito te l’ha messa nel cuore. Se fai un po’ di bene, è perché lo Spirito ti ha spinto a farlo. Se scopri la forza di dimenticare, di perdonare, di accettare una persona che non ti va, è lo Spirito che te la dà. Se trovi uno che ti riscalda e ti illumina il cuore, quello è certamente illuminato dallo Spirito. Se provi vergogna per i tuoi peccati e ti viene voglia di rinascere, vuol dire che lo Spirito si interessa di te.

Ultima precisazione o meglio domanda: Gesù a un certo punto parla di un peccato contro lo Spirito Santo, che non sarà perdonato. Questo misterioso peccato non sarà per caso ignorare lo Spirito Santo? Stare a distanza, aver paura del suo fuoco e del suo vento? La bestemmia irreparabile non sarà per caso essere cristiani e non lasciarci guidare dallo Spirito?