Primi passi nei gruppi sinodali

I primi contributi al cammino sinodale da parte dei Consigli pastorali parrocchiali

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Un sinodo sulla sinodalità: sembra un gioco di parole, eppure è il tema di fondo della consultazione, che in questi giorni si sta avviando anche nelle nostre parrocchie. Ci siamo attivati in comunione e condivisione con la Chiesa universale. Non è ancora il momento delle solenni assisi dei vescovi attorno al Papa: sono fissate più avanti. Questo è il tempo della consultazione del Popolo di Dio, così evidenziata dal Documento preparatorio: «Ci ascoltiamo fra noi per udire meglio la voce dello Spirito Santo che parla nel nostro mondo di oggi».

Stanno pervenendo alla segreteria pastorale della diocesi le sintesi dei primi gruppi sinodali, per ora attivati nei consigli pastorali parrocchiali. In quello delle «parrocchie sorelle del Poi» – cioè Rivamonte, Gosaldo, Tiser, Voltago e Frassené – è stato evidenziato che «il cammino che stiamo facendo ha dato a tutti un nuovo “senso di comunità”, con questa non più relegata all’interno della propria parrocchia ma aperta anche nelle altre». Ancora è stato notato che «ci si rende conto, e non da ora, che la Chiesa sta diventando minoritaria ma si rileva anche che chi la frequenta è più libero, più convinto, più impegnato nella vita di fede». Dalle tre parrocchie di Auronzo è stata sottolineata l’opportunità di «aumentare le relazioni e l’ascolto all’interno della comunità parrocchiale». Invece nella conca di Ampezzo si è dato risalto al «fermento» di questo «momento storico particolare», che dà speranza; l’istanza maggiormente sottolineata è stata «la sete di amicizia, che tutti accomuna, in tutte le vocazioni»; per questo è stato espresso il desiderio di «una Chiesa più libera dai ruoli».

Nella parrocchia cittadina di Duomo-Loreto si è immaginata una Chiesa che sia davvero “Mater et Magistra”: madre perché «capace di dare la vita, di accudire, di accogliere sempre tutti senza mai giudicare»; maestra, perché «capace di insegnare attraverso l’esempio di una carità che non conosce orari né fatica, vicina nella gioia e nel dolore… una Chiesa attraente perché grande e bella nella sua umanità capace di aprirsi ed aprire al mistero, non perché custode arcigna di archivi e musei polverosi».

Quelli di Puos d’Alpago hanno invocato con franchezza un maggior coraggio per «affrontare i temi che portano ancora disagio e malessere», e con altrettanta franchezza hanno delineato questi temi: «omosessualità, coppie di fatto e separati, sacerdozio femminile». Nel consiglio pastorale unitario di Falcade e Caviola son state sottolineate «le piccole attenzioni, i gesti di bene e gentilezza», come «segno di unità all’interno della comunità e ponte per avvicinare le persone», con particolare attenzione agli anziani e agli ammalati. Ancora, si è evidenziato come l’esperienza della pandemia abbia posto «l’accento sull’importanza della liturgia nella vita cristiana: luogo in cui coltivare la relazione con Dio e i rapporti tra noi, con particolare attenzione al coinvolgimento dei bambini, famiglie, e desiderio di comprendere chi si può essere allontanato».

Non è ancora il tempo per una sintesi, perché questi sono soltanto i primi contributi. Nel frattempo gli Uffici diocesani competenti si stanno attivando per avvicinare i giovani, il mondo della scuola e le persone che, per varie vicende della vita, hanno scelto di stare ai margini o lontano dalla vita della comunità cristiana. L’intento è quello di una Chiesa disposta ad ascoltare tutti, una Chiesa che sente di avere un «debito di ascolto». [DF]