Si è svolto presso il Centro Papa Luciani l’incontro formativo del presbiterio diocesano con Sabino Chialà, biblista e teologo pugliese, da due anni a guida come priore della Comunità di Bose. “Come essere Chiesa sinodale in missione? Apporti promettenti del cammino sinodale sul vissuto spirituale e ministeriale dei presbiteri”. Questo il titolo della conferenza che ha messo a tema questioni di prim’ordine nel panorama ecclesiale odierno; già solo a partire dallo stesso aggettivo “sinodale”, ormai a rischio di logoramento nel nostro parlare comune ma certamente foriero di imprevedibili novità.
Tale forza nuova e ancora in divenire, Chialà l’ha evidenziata, rivolto ad una quarantina fra preti e diaconi, mettendola subito in correlazione al difficilissimo periodo della pandemia: un evento doloroso e imprevisto che ha evidenziato come l’interconnessione, il bisogno di relazioni e la necessità del confronto siano elementi vitali per l’esistenza di tutti. In certo senso anche la Chiesa, col Covid, si è riscoperta cattolica. Ecco allora come la stagione sinodale, in pieno sviluppo nella sua attuale celebrazione a vari livelli, può rivelare alla comunità credente, e in maniera speciale a chi in essa ha un ruolo di guida, alcune piste promettenti. Guardando al futuro, altre alternative – ha dichiarato il relatore – non sembrano esserci. Ponendo dunque a sostegno dell’argomentazione l’esperienza paradigmatica degli Atti degli Apostoli, la riflessione si è sviluppata in vari punti sulla possibilità che la dimensione sinodale offre di ricercare oggi l’identità più profonda della Chiesa. In reazione a certe posizioni unilaterali o pessimiste è necessario prendere atto di un mondo che ha superato la fase di cristianità per andare direttamente all’essenziale.
Chialà ha posto la domanda: «A partire dalle nostre comunità, quale esperienza di fede è possibile?» Superata la suggestione del numero, in un mondo sempre più complesso, le sfide che si aprono orientano verso un annuncio secondo lo stile della prossimità, l’intelligibilità dei linguaggi, la ricomprensione dell’autorità, la formazione alla vita di fede. Per perseguire queste strade, secondo una logica sinodale, ogni comunità (e ogni pastore) può sperimentare una forza rigeneratrice nella misura in cui la Chiesa persevera, in ascolto dello Spirito, nelle sue esperienze costitutive: la Parola, la carità, la celebrazione dell’Eucaristia e la preghiera. E proprio la dimensione della spiritualità – con la fatica di trovare insieme la strada da percorre – è un orizzonte che la vita religiosa e monastica conserva e che può diventare motore rigenerante per tutti i credenti, preti compresi.
Oddone R. Brentari