A cura di don Ezio Del Favero

78 – Sui monti della Giudea

«Salvia, buona salvia, schiuditi, per favore, così da nascondere con le tue foglie questo innocente»

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Mentre i carnefici di Erode perquisivano ferocemente i dintorni di Betlemme per compiere la strage dei bambini dai due anni in giù, la Santa Famiglia fuggiva attraverso i monti della Giudea. Maria stringeva il neonato sul suo cuore tremante, mentre Giuseppe correva avanti, in vista di un villaggio, per chiedere ospitalità o perlomeno un po’ d’acqua per il piccolo.  Ma la gente non voleva dare nulla, né acqua, né riparo, neanche una buona parola.

Mentre la povera madre stava allattando il neonato seduta sul bordo della strada e il suo sposo conduceva l’asino a dissetarsi presso un pozzo comune, si udirono delle urla e il suolo tremò a causa del galoppo dei cavalli che si stavano avvicinando. «I soldati di Erode!», pensò la donna. Dove trovare rifugio? Lì vicino non c’era una grotta, neanche una palma. Vi era solo un cespuglio con una rosa fiorita.

Maria supplicò: «Rosa, bella rosa, schiuditi bene e nascondi con i tuoi petali questo bambino che vogliono uccidere e sua madre ormai mezza morta!». La rosa rispose: «Passa rapidamente per la tua strada, giovane donna, perché i carnefici sfiorandomi potrebbero sbiadirmi. Vedi i garofani qui vicino? Chiedi loro di ripararti. Hanno abbastanza fiori per dissimularti».

La fuggitiva si avvicinò ai fiori che si trovavano poco più in là, supplicandoli: «Garofani, garofani gentili, schiudetevi bene per nascondere con la vostra fioritura questo bambino condannato a morte e la sua mamma esausta!». I garofani risposero: «Continua il tuo cammino, povera donna! Non abbiamo tempo di ascoltarti, siamo troppo occupati a infiorarci ovunque. Va’ a trovare il cespuglio di salvia, qui vicino».

Maria si recò presso il cespuglio e lo implorò: «Salvia, buona salvia, schiuditi, per favore, così da nascondere con le tue foglie questo innocente di cui si vuole togliere la vita e sua madre, mezzo morta di fame, di stanchezza e di paura!». Allora, tanto e così bene sbocciò la buona salvia che coprì tutto il terreno e con le sue foglie vellutate costruì una specie di rifugio, dove si ripararono il bambin Gesù e sua madre.

I carnefici passarono per quella strada senza vedere nulla. Al rumore dei loro passi Maria tremava di spavento, ma il piccolo, accarezzato dalle foglie della salvia, sorrideva. Quando le guardie furono partite, Maria e Gesù uscirono dal loro rifugio verde e fiorito. La madre esclamò: «Salvia, salvia santa, grazie! Ti benedico per il tuo gesto, del quale ormai tutti si ricorderanno».

Quando Giuseppe trovò la sposa e il bambino, faceva fatica a sostenere il passo dell’asino tutto rinvigorito dall’acqua e dalla vasta bacinella di orzo che un bravo uomo gli aveva dato. Allora Maria, sorridendo, rimontò sulla bestia per attraversare i monti della Giudea stringendo a sé il suo bambino salvo…

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La parabola – raccolta in Provenza (Francia) – termina dicendo: «D’allora, per punizione, la rosa ha le spine e i garofani hanno dei fiori maleodoranti… mentre la salvia possiede tante virtù, alcune delle quali hanno il potere di guarire».

Da sempre la salvia conserva uno strettissimo legame con il benessere e la guarigione. Il suo stesso nome in latino, “Salus”, significa salute e salvezza. Anticamente la Scuola Medica Salernitana la considerava efficace contro ogni male, tanto da dire: «Di cosa potrà mai morire l’uomo, se la coltiva nel suo orto?».

Fin dai tempi antichi alla salvia si attribuiscono poteri capaci di tenere longevo il corpo, lucido il cervello e attiva la memoria.

Gli egiziani la associavano all’immortalità: sotto forma di olio essenziale, infatti, la usavano durante il processo di imbalsamazione.

Secondo una leggenda greca, la capra Amaltea nutriva Zeus proprio sotto una pianta di salvia, che aveva passato al latte tutti i suoi straordinari poteri e il suo incredibile profumo. Durante le cerimonie sacrificali, i sacerdoti ne bruciavano fiori e foglie per ottenere le visioni.

Per i francesi, la salvia è una pianta lunare, quindi particolarmente benefica per le donne. Alcune credenze popolari, infatti, sostengono che nella casa dove la salvia cresce sana e forte sia la moglie a “portare i pantaloni”.

Nell’Inghilterra medievale, una leggenda raccontava che le fanciulle da marito, curiose di sapere a chi sarebbero andate spose, la notte che precedeva il Natale dovevano recarsi a mezzanotte in giardino a raccogliere 12 foglie di salvia. Dovevano fare molta attenzione a raccoglierle senza sciuparle, soprattutto l’ultima. Fatto questo, la prima notte di luna piena dovevano recarsi nel cortile di una chiesa: l’ombra che avrebbe proiettato la luna sarebbe stato il profilo del loro promesso sposo.