Giovedì 14 dicembre al Centro Papa Luciani

Ritiro d’Avvento per i nostri preti

Il primo passo per evangelizzare è aver Gesù dentro il cuore

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Un appuntamento importante per il presbiterio diocesano è stato il ritiro di Avvento, vissuto nella mattinata di giovedì 14 dicembre presso gli spazi del Centro Papa Luciani di Santa Giustina. Un’occasione che segue direttamente i tre incontri “speciali” che hanno caratterizzato questo ultimo mese, in cui ci si è interrogati in maniera specifica sull’attuale prospettiva di vita e missione di preti all’interno del cammino sinodale della Chiesa.

Ospite di questo ritiro e “suggeritore” della riflessione personale è stato Ivo Muser, vescovo della vicina diocesi di Bolzano-Bressanone giunto su invito del vescovo Renato, il quale, in una sala gremita e particolarmente attenta, ha offerto la sua riflessione, incentrata su un’espressione di Papa Francesco pronunciata durante l’udienza generale del 18 ottobre: «Il primo passo per evangelizzare è aver Gesù dentro il cuore». Diretto e incalzante – pur nel suo fraseggio piano e chiaro, da altoatesino – il pastore brissinese ha offerto diversi spunti che si sono focalizzati sulla centralità imprescindibile del Cristo nella vita del credente; sullo scandalo della croce che fuga ogni ricerca di benessere; sull’orizzonte, a volte annacquato o perduto, del cielo; sul primo compito della Chiesa e di ogni ministero: tenere viva la domanda su Dio, raccontandone la salvezza. Il Natale è dunque il dono di sperimentare ancora una volta come Dio abbia scelto la nostra umanità ferita e limitata per far rinascere in tutti l’amore appassionato, la simpatia – nel senso etimologico di “sentire -con” – verso il mondo e l’umanità.

Interessante in questo senso la sua testimonianza riguardo a un colloquio avuto a Bolzano con gli scienziati del CERN: davanti alle potenzialità dell’intelligenza artificiale e alle prospettive di sempre maggiore sofisticatezza nella programmazione dei robot, rimane la domanda: Che cosa ci resta come umanità? «Nessun robot» – ha chiosato mons. Ivo, rasserenato dalla risposta degli studiosi – «avrà mai la capacità di appassionarsi per gli altri, di provare sentimenti di amore e di vicinanza, di conoscere, come noi credenti, un Dio che sceglie di nascere nelle “stalle di Betlemme” della nostra stessa umanità». Al termine della riflessione è stato particolarmente significativo il momento di preghiera vissuto nella vicina cappella del Centro, in cui è stato posto il segno della memoria del Battesimo: ogni presente, dal bacile dell’acqua battesimale, ha tracciato il segno della croce sulla fronte di un suo confratello. Segno evidente della possibilità, per ciascuno, di vivere questo prossimo Natale come occasione di rinascita, come rinnovata possibilità – e fonte di gioia evangelizzatrice – di aver Gesù dentro il cuore.

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