Scoprire il volto che ci interpella

Convegno nazionale Scuola e Irc: andare oltre la maschera che ciascun studente indossa

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“Appare inestimabile l’apporto che può venire da chi, come gli insegnanti di religione, lavora nella scuola e intercetta per primo le domande di vita dei giovani, i loro desideri, i loro sogni, in cui spesso si nasconde il soffio, l’intuizione dello Spirito che può davvero fare la differenza per immaginarsi Chiesa del proprio tempo”.

È un’affermazione della prof.ssa Giuseppina De Simone, docente di filosofia della religione e membro della Presidenza del Comitato sinodale delle Chiese in Italia, al Convegno nazionale degli Uffici diocesani per la pastorale della Scuola e l’IRC, che si è tenuto a Salerno dal 15 al 17 aprile.

“Si avvicinò e camminava con loro”

Don Paolo Asolan, preside del Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis, partendo dall’immagine dei discepoli di Emmaus da cui l’incontro ha preso il titolo “Si avvicinò e camminava con loro”, ha sottolineato la frammentazione, il disimpegno, l’indifferenza che contraddistinguono la nostra epoca insieme alla fine dei grandi riferimenti culturali.   “Alla domanda chi sono io? che un tempo l’uomo si poneva, ora la domanda sta diventando pericolosamente a cosa serve l’uomo? E non si tratta di un fenomeno passeggero, ma di una singolarità temporale definita dall’ambiguità e, ormai, da fenomeni prima sconosciuti come l’intelligenza artificiale. La scuola rappresenta ancora una comunità organica in cui porre al centro e presidiare la risorsa di un nuovo umanesimo fondato sul fatto che, attraverso Gesù, Dio ci ha detto e dato tutto e che solo lo Spirito inviato dal Padre può cambiare la storia e le vicende umane”.

Una bella esperienza di condivisione

Alessandra Catania direttrice dell’Ufficio diocesano per l’IRC racconta i tratti salienti dell’esperienza salernitana richiamando in particolare l’attività dei laboratori sui temi che stanno a cuore ad ogni responsabile dell’insegnamento della Religione cattolica: formazione permanente degli insegnanti e aggiornamento obbligatorio, idoneità all’insegnamento, iter per l’assunzione e reperimento di docenti con i titoli previsti.

“Nella nostra diocesi siamo in linea con il monte ore previsto per la formazione e l’aggiornamento annuale; al Convegno ho condiviso le fatiche e le attese degli altri direttori, alla vigilia del Concorso, ordinario (per chi ha meno di 36 mesi di insegnamento) e straordinario (oltre tre anni di docenza), che si svolgerà nei prossimi mesi.

Alessandra richiama tra i numerosi relatori dell’incontro, l’intervento dell’insegnante Marco Erba, autore anche di libri sull’adolescenza e la scuola:

“Occorre anzitutto andare oltre la maschera che ciascuno studente indossa” e “raccogliere la loro provocazione come un messaggio che spesso nasconde ferite non sanate o sofferenza”.

Ai docenti l’invito a “coltivare uno sguardo capace di trovare il bene che c’è”, e a chiedersi: “Siamo in grado di coltivare la speranza?”.

Ai genitori, Erba chiede di “mettersi di fianco ai figli e non davanti, scommettendo sulla libertà adolescenziale, vissuta però nella responsabilità”.

Un bel momento per i partecipanti al Convegno: la vista guidata alla cattedrale di Salerno e l’esecuzione musicale degli alunni delle scuole: Alfano I di Salerno Teresa Confalonieri di Campagna Perito-Levi di Eboli.

Una pastorale per la scuola corale

Irc come modello di alleanza educativa è al centro della conclusione di Ernesto Diaco, direttore degli uffici Unesu e Irc. La strada da seguire è quella di “una pastorale pensata per la scuola corale, diversificata, fuori dai consueti canali; non quella di una pastorale della Chiesa calata nella scuola”, ha affermato.  Importante “Farsi prossimi ai ragazzi per accompagnarli nel mondo degli adulti”. Ma occorre “cambiare la narrazione sull’Irc”.

4 studenti su 5 scelgono l’Irc nella nostra provincia

A proposito di cambiamento della narrazione sull’Irc, hanno suscitato vivace dibattito diversi articoli pubblicati sui quotidiani nazionali e locali in merito alla scelta di non avvalersi dell’Ora di religione, in “forte declino” (Corriere delle Alpi, 17 aprile) in favore di attività alternative – spesso solo sulla carta – o altre scelte, che alle Superiori coincidono quasi sempre con l’entrata a scuola un’ora dopo o l’uscita un’ora prima.

I dati diffusi dall’Unione degli atei e agnostici razionalisti (Uaar) riferiti all’anno 2022-2023, elaborati sui numeri del Ministero dell’Istruzione e del Merito si possono presentare e interpretare in modo diverso, considerando i bambini e i ragazzi che scelgono di frequentare la lezione di anno in anno, anziché coloro che non si iscrivono. Si renderebbe ragione così della bella opportunità di crescita culturale e dell’esperienza fortemente significativa sul piano del dialogo e del confronto offerte dall’Ora di religione.

Complessivamente l’80% degli studenti bellunesi si avvale dell’Irc e gli studenti appartenenti ad altre religioni (in particolare i musulmani) vengono spesso coinvolti nei progetti extracurricolari e nelle iniziative proposte dall’insegnante di religione.

I docenti specialisti della disciplina, con laurea quinquennale e tirocinio biennale, sono tenuti ogni anno a 30 ore di formazione e aggiornamento, inoltre negli ultimi anni non sono pochi gli insegnanti di religione chiamati dai loro Dirigenti scolastici nello staff della presidenza o a svolgere mansioni di vicepreside.

Continua l’attenzione educativa, dunque, con l’urgenza di “portare sempre più i ragazzi all’interno di una corresponsabilità rispetto alla grande questione antropologica, rendendoli protagonisti di un atteggiamento che possa portare novità rispetto alle grandi sfide sociali, climatiche, politiche ed economiche che c’interpellano quotidianamente” (mons Giuliodori, presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università della CEI).