A cura di don Renzo Roncada (Domenica delle Palme e della Passione del Signore)

Tutto gira attorno alla croce

La croce deve essere portata in due; da soli, il peso sarebbe troppo grande

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Nella domenica della palme, che ricorda l’ingresso di Gesù in Gerusalemme e che ci introduce nella Settimana santa, viene letto il racconto della passione. Tutto gira attorno alla croce, punto culminante dell’opera della salvezza compiuta da Cristo.

La croce ha una funzione insostituibile nella costruzione dell’uomo nuovo. Occorre però che l’interessato sia cosciente e l’accetti non passivamente, ma liberamente. Ossia dobbiamo essere presenti alla croce con una adesione interiore e non soltanto fisica. Sono molto lontano dalla croce, se non sono presente con amore, ma solo con un atteggiamento di lamentosa sopportazione.

Un’altra cosa da tenere presente è che la croce deve essere portata in due. Dobbiamo rifiutarci di portare da soli la croce. Il peso sarebbe troppo grande. Dio non aspetta altro che questo. Io a una estremità e Dio dall’altra. Sotto ogni croce c’è sempre Cristo. Le persone che vedono la croce come realtà inevitabile, pesante, faticosa, la croce diventa sofferenza personale. Le persone invece che scorgono Cristo piegato sotto la croce capiscono che la sofferenza è partecipata e il peso è diviso in due.

È questione di sguardo. C’è ci vede soltanto quel legno pesante che spacca le spalle e tutto finisce lì, e c’è chi invece vede le spalle di Qualcuno che sta davanti, e allora tutto va a finire lì.

Guarda ciò che mi è capitato, proprio a me doveva capitare. È l’assurdità di certi nostri atteggiamenti. Alla più piccola disgrazia, al più piccolo incidente, cerchiamo immediatamente qualcuno con cui sfogarsi e non ci viene in mente di rivolgersi a Colui che è in grado di comprendere meglio di ogni altro perché ha già provato. Quindi perché non sfogare con lui, col compagno di croce, il nostro cruccio?

Noi istintivamente siamo soliti pregare: “Signore aiutami a portare con pazienza questa mia croce”. Invece la preghiera più giusta dovrebbe essere questa: “Signore non lasciarmi mancare la forza per aiutarti a portare questa croce che mi è capitata”. Lui c’è già. Lui è già sotto quel peso. L’unico intervento che manca è solo il mio.

Per qualche informazione sicura è bene che ci rivolgiamo a un certo Simone di Cirene. Lui aveva già i suoi fastidi, tante preoccupazioni, voleva tornare di corsa a casa, invece, a un tratto, si trova la strada sbarrata da uno stramazzato a terra. Inutili tutte le sue proteste. Deve caricarsi sulla schiena la croce di quell’individuo che chissà quale grave colpa ha commesso per subire tale punizione. Io stanco e Lui che mi dà la forza di portare la sua croce…

Una domanda per meditare personalmente in questa confusione di croci: sono io che mi sono trovato sulla sua strada o è Lui che è capitato provvidenzialmente sulla mia?

Una sola cosa è chiara. Si arriva molto lontano portando in due la croce.