Un grande “noi” in cattedrale

La celebrazione della 107ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

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Domenica 26 settembre la Chiesa di Belluno-Feltre ha  celebrato, in comunione con la Chiesa italiana e universale,  la 107ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Il tema scelto dal Papa,  “Verso un noi sempre più grande”, è stato il filo conduttore della celebrazione eucaristica svoltasi nella Cattedrale di Belluno alle 18.30 con la partecipazione di rappresentanze delle diverse comunità cattoliche di immigrati presenti nel nostro territorio. Moldavi, Filippini, Ecuadoregni, Congolesi, Camerunensi, Ucraini,  hanno offerto un’immagine significativa della universalità della Chiesa, insieme ai fedeli bellunesi, fra i quali spiccava la presenza della Associazione Bellunesi nel Mondo, custode della memoria delle migrazioni dalle nostre terre, che ha anche trasmesso in diretta la celebrazione sul canale You Tube e sulla propria pagina Facebook, portando lo spirito della celebrazione fino ai Paesi più lontani, dove persistono comunità di origine bellunese.

Ha presieduto il rito don Graziano Della Caneva, vicario generale, che ha introdotto la celebrazione con la lettura di un passo del messaggio del Papa per la Giornata nel quale, rivolgendosi a tutti gli uomini e  le donne del mondo, egli fa appello “a camminare insieme verso un noi sempre più grande per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso”. A dare la visione di una comunità e di una Chiesa aperta era la presenza  di fedeli di diversa provenienza e di diversa cultura, che pregavano insieme e insieme ascoltavano la Parola e si nutrivano dello stesso Pane. Del resto, come il Papa ha sottolineato nel suo messaggio per la Giornata, tutti i battezzati, da qualunque Paese provengano, fanno parte di diritto della Chiesa e in essa devono sentirsi a casa propria. Si è sperimentata la dolcezza dello stare insieme, del condividere la stessa fede e la stessa speranza. Si è potuto intravedere quel mondo “a colori” di cui il papa ha parlato più volte in queste settimane, che non fa riferimento al colore della pelle semplicemente, ma alla varietà e alla armonia delle differenze.

La proclamazione del Vangelo in italiano e il canto dello stesso brano in ucraino da parte del cappellano della comunità ucraina, don Yuriy Khodan, ha manifestato visivamente i due polmoni con cui la Chiesa respira in Europa, secondo la bella immagine usata da San Giovanni Paolo II, quello latino e quello greco-orientale. Nell’omelia don Graziano ha sottolineato come nei momenti di crisi facilmente si creano barriere e si affermano posizioni egoistiche, che contrappongono il noi al loro, negando la fraternità alla quale l’intera umanità è chiamata e generando esclusione e marginalità a danno dei più deboli. La preghiera dei fedeli, proposta dalle diverse comunità ciascuna nella propria lingua sembrava ricordare il prodigio della Pentecoste, quando tutti comprendevano nella propria lingua ciò che lo Spirito suggeriva ai discepoli. Anche il canto ha fatto risuonare note di melodie e tradizioni diverse, da quella italiana a quella filippina, a quella moldava.

Il direttore della Caritas diocesana alla conclusione del rito ha ringraziato gli intervenuti, augurando a ciascuno di poter fare proprio il sogno di Dio della unità della famiglia umana e di operare per realizzarlo.

Francesco D’Alfonso