Lunedì 28 al Santuario del Nevegal

Un momento di sollievo

Il racconto della malattia, il cammino verso l'assemblea sinodale; il Vescovo condivide «una storia di fatica»

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Un momento di sollievo, non solo per l’aria fresca del Nevegàl rispetto al caldo di questi giorni, ma anche per la ritrovata esperienza di incontrarsi di persona e non dietro a uno schermo. È stata la sensazione espressa all’inizio dell’assemblea dei sacerdoti di Belluno-Feltre tenutasi in presenza lunedì 28 giugno, al santuario del Nevegàl. L’assemblea è stata moderata da don Cesare Larese e ha proposto il racconto della malattia da Covid da parte di due sacerdoti che ne sono stati contagiati nella seconda o terza ondata: don Andrea Piccolin e don Umberto Antoniol.

Ne è seguita la comunicazione di don Luciano Todesco sulla preparazione all’assemblea sinodale diocesana prevista in due giornate, il 18 e il 25 settembre prossimi, in vista di una maggiore collaborazione tra parrocchie. Don Luciano Todesco ammette che non è del tutto chiaro l’itinerario («dove stiamo andando non è del tutto disponibile, né programmabile»), mentre è chiaro l’obiettivo («una Chiesa rigenerata dal Vangelo e dove il Vangelo sia disponibile a tutti») e l’equipaggiamento («abbiamo in mano un pugno di terreno buono, e vediamo qualche germoglio che fruttifica»). Sette gli interventi liberi prima che a prendere la parola fosse il Vescovo Renato Marangoni, che ha condiviso «una storia di fatica»: nella situazione attuale della diocesi «è letteralmente impossibile rispondere alle domande e ai bisogni». Il periodo del Covid, con la morte di quattro sacerdoti per questa malattia, ed altri lutti e vicende pongono urgente la domanda «di significato della vulnerabilità di un sistema che avevamo acquisito». Non mancano gli aspetti germinativi: «la vulnerabilità è stata coniugata con il tema dell’aiuto reciproco: anche le comunità ci hanno aiutato, con la diminuzione della richiesta di servizi». Il tema della “vulnerabilità”, che il Vescovo ha riferito al sistema della diocesi, era stato all’inizio dell’assemblea evidenziato da un tempo di preghiera guidato da don Diego Puricelli: scoprirsi vulnerabili è l’atteggiamento di chi si sente deriso e criticato, oppure, esperienza di tutti, di chi va dal medico per farsi leggere i risultati di un’analisi o di una visita specialistica appena effettuata in ospedale per dare risposte a un malessere. «Attenzione alla strategia della rimozione o dell’anestetizzazione: quando sopprimiamo la paura e il dolore finiamo per essere insensibili anche alla felicità e arrivare così alla mondanità spirituale. La rimozione delle emozioni non può essere selettiva». Vulnerabilità, invece, «fa rima con fraternità» ed ecco il racconto biblico, paolino per la precisione, dell’altrimenti sconosciuto Onesìforo, un cristiano di Efeso che fece visita all’apostolo durante l’ultima prigionia, a Roma: «la vulnerabilità va declinata in chiave relazionale».

A completare l’assemblea, le comunicazioni di Paolo Bello, dell’équipe diocesana per la tutela dei minori, circa il vademecum appena promulgato sull’argomento; sulla settimana presbiterale programmata dal 14 al 17 settembre (don Andrea Constantini e don Mirko Pozzobon), sulle dichiarazioni Imu, l’ex tipografia Piave, i Cpae (don Diego Bardin), il divieto di tenere celebrazioni esequiali nelle case funerarie (don Alvise Costa), i sacerdoti ammalati o degenti nelle case di riposo (don Moreno Baldo).

don Giuseppe Bratti