A cura di don Renato De Vido (20ª domenica del tempo ordinario - anno A)

Una donna “converte” Gesù

Se Dio tace – è la saporosa osservazione di qualcuno – è perché è impegnato ad ascoltare, anche noi

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La lode alla fede di quella donna è per lo meno strana. Non siamo abituati a descrivere la fede come ostinazione, impertinenza, petulanza, insistenza indisponente. Eppure lei ha agito esattamente così con il Signore Gesù: ha ottenuto a forza di repliche petulanti, e ha perfino rimbeccato il Maestro che la disprezzava in quanto cananea. E alla fine merita di venir esaudita ed anche lodata per la qualità della sua fiducia.

1. Il primo quesito che ci può far pensare diventa allora quello sulla qualità della preghiera di domanda: Dio ha voglia di essere «sconfitto» dall’insistenza, e pregare per ottenere è un sistema efficace. Al punto che usiamo un modo di dire assai espressivo per esprimere la preghiera instancabile: “bisogna stufare anche i santi”.

Pochi personaggi del Vangelo sono ricchi di messaggi come questa donna: è una madre, non prega per sé, ha immaginazione, non si arrende ai silenzi o al rifiuto, intuisce sotto il no di Gesù l’impazienza di dire sì.

Sulla terra il numero delle madri come quella di Tiro e Sidone è innumerevole: non sanno il credo, ma sanno il cuore di Dio, lo sanno da dentro. Grande è allora la fede sulla terra: le madri sanno che se un figlio soffre, per questa semplice ragione, Dio si fa vicino.

2. L’indifferenza di Gesù così ostentata, la sordità alle richieste di quella persona fa pensare ancora peggio: a Dio interessa poco delle nostre vicende, dei nostri guai. Ciascuno a casa sua: Dio in cielo, e noi sulla terra.

Una donna di un altro paese e di un’altra religione, in un certo senso, “converte” Gesù, gli fa cambiare mentalità, lo fa sconfinare da Israele, gli apre il cuore alla fame e al dolore di tutti i bambini, che siano d’Israele, di Tiro e Sidone, o della Siria devastata: la fame è uguale, il dolore è lo stesso, identico l’amore delle madri.

No, dice a Gesù, tu non sei venuto per quelli di Israele, tu sei Pastore di tutto il dolore del mondo. Dio non guarda alle apparenze e neppure alle appartenenze.

3. È come noi, la cananea. Non è una discepola, non le importa molto di chi sia Gesù, di cosa faccia, di cosa parli. Ha un problema opprimente e Gesù – dicono – potrebbe risolverlo. Cosa serve di più? Come facciamo noi quando, tiepidi e scostanti, ci troviamo di fronte ad un grave problema e, subito, diventiamo fervorosi: sgraniamo rosari, promettiamo pellegrinaggi, accendiamo ceri votivi per convincere un dio distratto ad occuparsi di noi.

La pietà di Dio viene sempre. Forse a guarire, certamente a versare le sue lacrime nelle nostre, a versare la sua speranza nei giorni della nostra sconfitta, a trasformare tutti i cagnolini in figli.

La Parola di oggi ci insegna che Dio vuole dei figli, dei discepoli, non dei devoti che ricorrono a lui solo quando sono in difficoltà! Il nostro Dio non è uno dei tanti potenti del mondo da blandire, ma un pastore che sa dove condurci!

Se Dio tace – è la saporosa osservazione di qualcuno – è perché è impegnato ad ascoltare. Anche noi.