A cura di don Vito De Vido (Natale del Signore)

Una gioia che sarà di tutto il popolo

Ti annuncio una grande gioia: è nato per te Cristo Signore; è il tuo Salvatore. Affidati a Lui

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Siamo giunti alla mèta, dopo il percorso del tempo d’avvento che ci ha fatto ascoltare le promesse dei profeti. L’invocazione più ripetuta in questo mese è stata: «Vieni!», «Vieni, Signore Gesù». L’attesa della sua nascita, certamente, ma un grido, un’invocazione che riempie tanti angoli del mondo, che riempie, o dovrebbe riempire ancora i nostri cuori.

“Vieni, Signore Gesù, vieni presto tra noi”. Viviamo in tempi in cui la sua presenza è essenziale. Per dirci che non siamo dimenticati da Dio. Per rassicurarci che qualsiasi cosa accada Egli è, e sempre resta, l’“Emmanuele”, il Dio-con-noi.

Al momento della nascita di Gesù, gli angeli svegliano i pastori, che stanno dormendo accanto al loro gregge. Quel sonno rappresenta per noi l’incapacità di accorgerci di quello che il Signore ha preparato per noi. “Su, svegliatevi”, “andate”, “vedrete”… Questi verbi aiutano anche noi a non darci per vinti.

Alzate lo sguardo. Alzate lo sguardo dalle cose in cui siete immersi. Alzate lo sguardo oltre il vostro lavoro, oltre le vostre ansie e preoccupazioni. Alziamo lo sguardo oltre al nostro consueto e conosciuto perimetro. È l’esperienza che hanno fatto Maria e Giuseppe. L’angelo li ha invitati a guardare oltre i loro progetti di vita, ad aprirsi all’orizzonte di Dio e della Salvezza. È l’esperienza di Abramo che si alza e lascia la sua terra per andare in un luogo che lui non conosce, ma che è conosciuto da Dio. È l’esperienza del popolo d’Israele che grida per anni dalla sua schiavitù in Egitto e che Dio finalmente libera mettendo a guida Mosè. Entrando nel deserto, per vie sconosciute, essi giungono alla Terra promessa. Alzare lo sguardo e spingersi oltre ai nostri soliti schemi, alle nostre scelte abitudinarie.

Quello che accade in questo nostro mondo, accanto a noi e lontano da noi, ci invita a leggere questo presente per spingere il nostro sguardo oltre e altrove. Quando restiamo chiusi in noi stessi, chiusi nelle nostre cose, nelle nostre preoccupazioni questo non ci permette di arrivare lì dove il Signore desidera. A volte aspettiamo che Dio faccia qualcosa rimanendo immobili lì dove ci troviamo.

Il Natale ci ricorda che Dio viene incontro a ciascuno di noi, ma ci chiede di alzarci e metterci in cammino. Lui scende verso di noi, ma desidera che noi ci accostiamo a lui.

Gli angeli non danno segni grandiosi ai pastori: «Un bambino avvolto in fasce messo tra il fieno di una mangiatoia». “Tutto qua?” potremmo chiederci con i pastori. Sì, tutto qua. La fede non si nutre di eventi eccezionali, ma dell’umiltà di una povera grotta, del sì di una sconosciuta ragazza di Nazareth e del suo promesso sposo Giuseppe. A chi lo accoglie, Dio sconvolge la vita, ma per il bene, non per rovinarla. Questo continuo non fidarci di Dio ci toglie anche la fiducia tra di noi e in noi stessi.

Quando non siamo più capaci di affidarci a Qualcuno che ci supera infinitamente, con la sua esistenza, la sua misericordia, la sua provvidenza, non siamo più capaci di credere che al mondo ci possa essere ancora qualcuno di buono. Dubitiamo del marito e della moglie. Dubitiamo dei nostri genitori. Dubitiamo di quelli che si dicono nostri amici. E dubitiamo di noi. Dubitiamo di essere persone amabili. Dubitiamo di poter prendere in mano la nostra vita e uscire da quei vicoli bui e stretti in cui le nostre scelte ci hanno infilato. Non crediamo più che Dio è capace, proprio attraverso le nostre forze e capacità, di tirarci fuori da quel luogo dove ci siamo addormentati per far la guardia alle nostre cose, perché nessuno ce le porti via.

Il Natale che stiamo celebrando è quel messaggero del Signore che dice: “Ti annuncio una grande gioia: è nato per te Cristo Signore. Lui è il tuo Salvatore. Affidati a Lui, alzati e cammina. Non temere il buio della strada, non temere le tue cadute passate, Lui ti sosterrà, Lui è venuto per Te, per essere la tua gioia!”.