A cura di don Renato De Vido (festa della Trasfigurazione del Signore - anno A)

Uomini del monte

La garanzia che Dio sta dalla nostra parte è quel Figlio che mette a disposizione dell’uomo, affinché l’uomo si fidi di Dio

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Gesù si trasfigura «su un alto monte». Forse perché sul monte si posa il primo raggio di sole e vi indugia l’ultimo, perché il giorno vi è più lungo e la notte più corta: il monte è il luogo della luce. Anche Mosè ed Elia sono uomini del monte, hanno scalato l’Oreb per vedere il Signore. Compaiono ora sul Tabor e conversano con Gesù: perché ascoltare Gesù equivale a vedere Dio. Mosè ed Elia, la Legge e i profeti, l’intera Sacra Scrittura, hanno così raggiunto la loro meta.

1. A raccontarla in poche parole, la trasfigurazione sembra una cosa semplice, una cosa alla portata di Gesù, e quindi una specie di “magia” per far contenti i tre apostoli più in vista. Diciamolo subito: non è la cronaca, il resoconto di una scampagnata fuori città. Non è neanche il gusto del sensazionale per creare stupore. È una profonda meditazione sul collegamento tra passione e pasqua di Gesù. È una cerniera che tende a saldare sia questi due momenti dei vangeli, sia tutti i momenti precedenti nella storia sacra. Vedere Mosè ed Elia che conversano con Gesù è come partecipare alla stipula di un’alleanza diversa, “nuova ed eterna”, appunto. Gesù è il compimento della Legge e dei Profeti, colui che condurrà il popolo alla vera terra promessa e gli darà una nuova chiave di lettura per salvare l’integrità della fede in Dio.

2. Lezione grande, a tutto campo, estesa dall’antichità alla modernità. Il concetto di alleanza noi l’abbiamo banalizzato, dimenticando che essa è il filo conduttore di tutta la storia della salvezza. Un’alleanza non sempre è solida e definitiva; non sempre resiste agli attacchi del tempo. Quella che il Signore vuole mostrare lì su quel monte ha una garanzia assoluta: si chiama Gesù, si chiama Figlio prediletto del Padre. Sul piatto degli accordi non ci sono cose, non ci sono contratti di qualche genere, ma persone. Dio ripete: “La garanzia che io sto dalla vostra parte è questo Figlio mio che metto a disposizione dell’uomo affinché l’uomo si fidi di me”. Anche ad Abramo è stata chiesta la medesima disponibilità totale: “lascia il tuo mondo e va verso quello che ti mostro io; lascia il tuo paese perché quello che prometto a te e alla tua discendenza vale il sacrificio che ti chiedo adesso”.

3. La trasfigurazione, presa in se stessa non è comprensibile subito. Sono vicini i giorni della prova, della passione, dell’insuccesso. Il traguardo cui i discepoli dovranno sempre puntare il cuore è guardare oltre, scorgere il fulgore della resurrezione. Se di questa domenica potessimo portare con noi una parola, sia questa: la trasfigurazione è già iniziata. Il Signore ha fatto risplendere la vita. Gesù ha fatto splendida l’esistenza, non solo il suo volto e le sue vesti, non solo il futuro o i desideri, ma la vita qui e adesso, la vita di tutti, la vita segreta di ogni creatura. Ha riacceso la fiamma delle cose.

Tra i monaci d’Oriente si usa dipingere le icone. Quando un nuovo discepolo ha terminato la scuola d’iniziazione all’icona, passa un esame: deve dipingere una Trasfigurazione per saper mostrare un uomo che riverberi lo splendore divino. Questa è esattamente l’immagine sintetica dell’esperienza cristiana: trasfigurare, trasformare gradualmente la nostra umanità in divinità.