Ef 2,4-10; Sal 102; Lc 1,39-55
«In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda».
Proprio come Maria che dalla Galilea raggiunse la Giudea in zona montuosa, lungo questi 50 anni, la nostra Chiesa di Belluno-Feltre ha raggiunto – in forma di pellegrinaggio – la città francese di Lourdes, ai piedi dei Pirenei.
Siamo qui per ricordare questo “giubileo” di misericordia, di «grande amore con il quale [Dio] ci ha amato», come dice l’apostolo Paolo nella prima lettura che abbiamo ascoltato.
Innanzitutto c’è tanto stupore in noi. La fede con cui abbiamo pellegrinato al santuario di Louders è fatta di stupore. Sì, potremmo raccontare oggi con l’Apostolo che Dio «ci ha fatto rivivere con Cristo». Per grazia – egli precisa – siamo stati salvati: «6Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, 7per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù». Questa è stata la prima e fontale guarigione che ci è stata donata. Di Maria a Lourdes si sperimenta la presenza amorevole di madre, la sua carezza guaritrice, il suo tenero accostarsi verso i figli e le figlie. Soprattutto Maria ci ha accompagnato a riconoscere “la straordinaria ricchezza” della grazia.
È il primo pensiero che si fa preghiera di lode e di ringraziamento, oggi, in questa circostanza di pellegrinaggio, poiché riconosciamo che Dio ha avuto «bontà verso di noi in Cristo Gesù», come ha precisato Paolo nella lettera agli Efesini.
Oggi è spontaneo per noi, raccogliendo la testimonianza di tutti coloro che ci hanno preceduto in questi 50 anni di pellegrinaggi, sciogliere la nostra lingua nel canto di gratitudine che poco fa abbiamo riascoltato da Maria: «L’anima mia magnifica il Signore…
di generazione in generazione la sua misericordia».
Ma ecco tutto questo è possibile per l’incontro e l’abbraccio di sostegno e di condivisione tra Maria ed Elisabetta. Si tratta di una delle scene più commoventi del Vangelo. Penso che a tutti noi, in particolare a chi ha partecipato ai pellegrinaggi nella condizione della malattia o di qualche infermità, questa scena sia presente nel cuore e nella memoria nella forma della presenza amorevole delle nostre sorelle, dei barellieri, degli infermieri, dei medici, delle dottoresse, della presidenza, degli assistenti spirituali (i nostri preti) e con loro dei vescovi: Gioacchino, Maffeo, Pietro, Vincenzo, Giuseppe.
In quell’abbraccio tra Maria ed Elisabetta noi vogliamo collocare i 50 pellegrinaggi a Lourdes dell’UNITALSI, tutte le altre iniziative di amore fraterno, di carità che caratterizzano questa bella storia.
Certamente ci sono situazioni in cui l’immediatezza della carità è stata disturbata da gelosie personali, da arrivismi, da individualismi, da pregiudizi… ma la storia d’amore che è scaturita dal ricorrere a Maria e dall’accoglienza della grazia di Cristo è un fiume in piena di amore che sana, che purifica, che guarisce…
Oggi siamo qui per entrare in quell’incontro e in quell’abbraccio tra Maria ed Elisabetta. Desideriamo così i nostri rapporti, il nostro servizio di volontariato… ma anche desideriamo così la Chiesa, le nostre comunità parrocchiali, i nostri gruppi… Anzi scaturisce da tutto questo una promessa e anche un impegno: diventare segni di quell’abbraccio, portatori di questo abbraccio e delle parole di benedizione che si sono dette reciprocamente Maria ed Elisabetta, delle loro carezze di tenerezza e di incoraggiamento, del loro sussulto di gioia originato dal grembo gravido di vita nuova…
In questo luogo – il Santuario del Nevegal, dedicato a Maria – oggi chiediamo questa grazia di prolungare l’incontro tra Maria ed Elisabetta nella nostra vita. Quanti tra noi portano nel corpo e nello spirito un di più di sofferenza, per la malattia o per altre situazioni di dolore, non siano scoraggiati: come fu per Elisabetta possono donare ancora tanta gioia e tanta benedizione…