Attaccatevi al bene!

Omelia nella solennità di san Martino – Cattedrale di Belluno
11-11-2023

Is 61,1-3a; Sal 88 (89); Rm 12,2b-8; Lc 24,1-13

Grazie a voi di essere convenuti qui. Siamo ancora una volta sorpresi di una vita luminosa e benefica che diventa in modo rinnovato promessa e infonde speranza additando un orizzonte di umanità rigenerata a cui vorremmo protenderci e dedicarci. La vita di Martino, di generazione in generazione, ha suscitato fascino e apprezzamento dal suo inizio fino a oggi. Nei giorni in cui incombono nuove o ridestate ombre e si ridesta il frastuono di armi che annientano, con l’acuirsi di trame terroristiche, di arroganze e violenze che spargono distruzione… scorgere la semplicità, la freschezza, la gratuità e la graziosità della vita e da essa lasciarsi impressionare è come un salvataggio, quando – in balia di forze contrarie e portatrici di male – una mano potente ti prende superando ogni ostacolo e vincendo ogni avversità, per portarti altrove, lì dove puoi dire: “sono stato salvato!”.

Per questo la vicenda di Martino ci affascina, perché, come dice Paolo nella lettera ai Romani, egli “ha detestato il male, si è attaccato al bene; ha amato con affetto fraterno, ha gareggiato nello stimare gli altri”; è stato “fervente nello spirito, lieto nella speranza, perseverante nella preghiera, premuroso nell’ospitalità”.

Attaccarsi al bene, non mollarlo, cercarlo ad ogni costo, ancorarsi ad esso, rompere l’incanto della neutralità che a volte si riveste di oziosa indifferenza e ci rende collusi con l’inganno del male: ecco che cosa rappresenta per noi la santità di Martino, ecco perché ne siamo ammirati. Lo auguro a ciascuno: attaccatevi al bene! Non importa se piccolo e fragile: attaccatevi ad esso, ogni giorno, ad ogni ora! Nel nostro territorio, in questa Città, attacchiamoci al bene, da ogni parte, ovunque sia!

Ci siamo poco fa collocati in quel particolare cammino che l’evangelista Luca ha presentato come diretto verso «un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme». Mi colpisce un particolare che è significativo anche nella vicenda di Martino.

I due discepoli di Emmaus stanno sulla strada, vi camminano. Martino lo stesso, nell’episodio più ricordato della sua vita, è – a cavallo – sulla strada. Nel racconto evangelico anche il pellegrino che si avvicina e parla ai due discepoli, come anche quando è riconosciuto come il Risorto, siamo ancora sulla strada, anzi se ne apre un’ulteriore.

La vita di Martino e, prima di lui, dei due discepoli di Emmaus viene scombinata da un incontro, mentre ancora sono in cammino.

“Stare sulla strada”, mi pare rappresenti un inedito per il nostro vivere, un appello a cui corrispondere. Anche il personaggio evocato nella prima lettura è posto sulla strada, infatti è «mandato a portare il lieto annuncio ai miseri».

E, invece, quanta fermezza e sedentarietà di sentimenti e di pensieri, quanta rivendicazione di identità statica, quanta stabilità di potere, quanta inamovibilità di progetti, quanto riposizionamento sulle nostre cose… caratterizzano la nostra quotidianità di vita, il nostro incontrarci, le forme del nostro partecipare al bene comune. Spesso l’atteggiamento e lo stile con cui ci si incontra resta circospetto. Anche tra comunità parrocchiali, tra paesi viciniori, tra gruppi, tra persone, tra preti si impostano rapporti vincolati al proprio recinto, barricati nelle presunte proprietà…

Stare sulla strada” è un’altra scelta di vita, un altro modo di servizio, un’altra forma di responsabilità. Sulla strada occorre guardarsi attorno, incontrare, decidersi di rispettare lo spazio altrui, farsi prossimo, comunicare e condividere. Sulla strada occorre negoziare, concordare, smetterla di pensarsi da soli.

Nei racconti evangelici Gesù appare in continuo viaggio, sulle strade della Galilea, della Decapoli, di Tiro e Sidone, della Samaria, della Giudea. Da Risorto ancora Egli si fa incontrare sulla strada di Emmaus. Già aveva preannunciato di essere Lui stesso via, strada, porta… Penso alle strade di questo nostro territorio, ne assumono tutte le asperità e le caratteristiche: sono più o meno rocciose, più o meno tortuose, si inerpicano a collegare tutte le innumerevoli frazioni. Martino sembra additarci e infonderci il coraggio di stare sulla strada con la nostra vita. Lo dice anche alle Istituzioni di ogni genere. Alla nostra Chiesa suggerisce di incontrare e di lasciarsi incontrare su queste nostre strade.

Nelle Linee guida per il cammino sinodale, che impegna tutta la Chiesa italiana, vi è questo invito, che ha il sapore del sale, la potenzialità della luce, la capacità di fermentare del lievito:

«lasciarsi ispirare dallo stile del Maestro: il suo modo di incontrare le persone, di camminare con loro, di accompagnarle e prendersene cura – in una parola, di “fare sinodo” – è il criterio guida per ogni azione pastorale. Nell’attuale cambiamento d’epoca, la Chiesa deve ripensare sé stessa guardando al mondo come destinatario della grazia e del Vangelo. Per questa ragione le viene chiesto di non rimanere chiusa nei suoi luoghi protetti, ma di frequentare i crocevia, dando la forma del Vangelo alla vita reale».

 

 

 

 

 

Introduzione alla celebrazione

San Martino, nostro patrono, ci ha fatto percorrere le nostre strade per incontraci qui, in Cattedrale.

Il mio saluto e di tutta la Chiesa di Belluno Feltre va alla comunità civile, qui in particolare alla città di Belluno rappresentata anche dall’amministrazione comunale, a tutte le autorità (Prefetto, Sindaco, Questore, Comandanti delle forze di sicurezza…) e rappresentanze di istituzioni, associazioni e realtà sociali a cui sta a cuore il bene comune, la pace, una fraterna convivenza tra tutti. Vi sono in particolare le comunità della convergenza foraniale di Feltre Lamon Pedavena, con i parroci e i sindaci. Saluto tutto il presbiterio, i diaconi, i seminaristi.

Speciale, poi, è la partecipazione dei rappresentanti dei Consigli pastorali appena rinnovati, per cui siamo qui custodi anche di questa promessa di servizio.

In questa celebrazione la Parola proclamata e il Pane spezzato ci indicano e donano il Risorto che si fa strada tra noi e per noi.

Ora imploriamo il perdono per il male fatto e il bene perduto.