Che cosa sta cambiando nella nostra vita?

Omelia nell’Eucaristia con rito di ammissione tra i candidati al ministero di Sandro De Gasperi - Caviola
13-05-2017

At 25,13-21; Sal 102; Gv 21,15-19

Perché questa sera qui a Caviola siamo con Sandro a celebrare l’Eucaristia? Vorrei fosse chiaro per tutti: siamo qui nel nome del Signore Gesù¸ siamo qui perché ciascuno di noi si è sentito raggiunto da lui. Come lo sia stato, è imbarazzante raccontarlo, forse anche identificarlo, eppure possiamo riconoscere che qualcosa di lui, della sua parola, dei suoi gesti tramandati fino a noi, del suo affetto, della sua bontà ci ha toccato il cuore.

La prima ragione per cui siamo qui stasera è proprio il Signore Gesù.

È successo anche a Paolo agli inizi della nostra storia di fede. Nella prima lettura che riportava le ultime pagine degli Atti degli Apostoli, abbiamo sentito che Paolo a Gerusalemme si è trovato nei guai. I suoi connazionali non accettarono il suo cambiamento di vita e di pensiero. Lo consegnano al governatore romano. Subisce una sorta di processo. Ed ecco le parole con cui viene descritta la sua situazione dal governatore: «Quelli che lo incolpavano […] avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo».

A motivo di “un certo Gesù”, Paolo stava ribaltando la sua situazione personale.

Viene immediato chiederci: ma a noi a motivo di questo stesso Gesù a cui diciamo di credere, che cosa sta cambiando nella nostra vita?

Tutti noi stasera siamo qui a causa di Gesù, seppure ognuno con la propria vicenda particolarissima, unica, irrepetibile. Nessuna banalità, nessuna esemplificazione possiamo permetterci nei riguardi di chi ci sta attorno. Nessun giudizio a riguardo possiamo emettere.

Eppure percepiamo che in nome suo egli ci ha fatti incontrare e ci ha chiesto di sostenerci a vicenda, facendoci prossimi gli uni agli altri. Siamo qui per questo.

Ed ecco la vicenda particolare di Sandro che è la seconda ragione per cui siamo qui. Parte anch’essa da Gesù. Siamo contenti di poter dire che anche a Sandro gli successo qualcosa a motivo di Gesù.

I genitori, il fratello, la comunità di Caviola, ora anche la comunità di Limana, tanti amici preti e tanti coetanei lo possiamo riconoscere senza esagerazioni, con semplicità, con gioia.

Questa sera non c’è nulla di eclatante o di strepitoso. L’eucaristia che celebriamo è l’eucaristia di tutti noi. Ma nel suo contesto poniamo un gesto di riconoscimento in questa particolare tappa del cammino già intrapreso da Sandro. In forma comunitaria Sandro esprime il desiderio di essere candidato al ministero diaconale e presbiterale. Così con gesto semplice di preghiera verrà ammesso tra i candidati al ministero, affinché il suo aderire a Gesù diventi più specifico. E noi tutti siamo qui per farci carico – così come dovremmo farlo di ogni altro giovane che fa scelte decisive per la sua vita – di sostenerlo, di incoraggiarlo, di pregare per lui. Continuerà, dunque, il suo cammino di formazione in seminario con gli altri amici qui presenti a cui promettiamo il nostro ricordo di affetto e di preghiera.

Un’ultima parola ce la diciamo a riguardo del racconto del vangelo. Sono loro due i protagonisti. Gesù e Pietro. Immaginate quanto si sono voluti bene i due. Non si sono mai mollati, nonostante le situazioni paradossali in cui si è trovato Pietro che pensava di essere lui a salvare e proteggere l’amico Gesù, fino al momento in cui imbarazzatissimo e addolorato gli ha detto con tutto se stesso: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».

Queste domande e queste risposte tra Gesù e Pietro sono strepitose. Non c’è momento più intenso e più decisivo nella vita di questo. La domanda d’amore, di voler bene, di essere l’uno per l’altro ribalta la vita. Nel profondo non sei più quello di prima. Ecco perché l’evangelista Giovanni la racconta non agli inizi, ma alla fine, quando era già avvenuto tutto tra Gesù e Pietro, perfino la Pasqua di Gesù. Solo alla fine si scopre quel “seguimi” già detto, fin dagli inizi da Gesù a Pietro. Ma solo alla fine lo si conosce in profondità, quando è diventato “amore”: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».

Eccoci perché siamo qui tutti noi! Lo è anche Sandro nel suo cammino di preparazione al ministero. Siamo qui per quella domanda d’amore di Gesù.

Ci viene da dire a Sandro – e farlo diventare preghiera per lui – che “tendere le mani e lasciare che un altro ti vesta e ti porti dove non vuoi” è il germogliare del seme ed è il vero “portare frutto” dell’amore.