Eb 5,1-12; Sal 23 (22); Gv 11,55-12,3
Nel suo ultimo scritto apparso mercoledì scorso sul sito diocesano – proprio alla fine, come ultime parole lasciateci – don Giuliano, per sollecitarci a dare profondità spirituale al nostro cammino verso la celebrazione annuale della Pasqua, ci ha riproposto le parole di inizio dell’Evangelii Gaudium di papa Francesco:
«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (EG 1).
Noi oggi siamo qui con questa intima e speranzosa convinzione che don Giuliano si è lasciato salvare da Gesù, andandogli incontro. In tale abbraccio tra amici, don Giuliano si è liberato «dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento». Proprio qui in Cattedrale otto giorni fa – mentre eravamo raccolti in preghiera nelle esequie del confratello don Lorenzo – abbiamo notato il velo di mestizia che appariva nel volto di don Giuliano. Anche la sua voce, le sue parole, il suo comportamento evidenziavano un certo disagio di salute. Negli ultimi tempi egli non nascondeva affaticamento e un certo timore sulla tenuta della sua salute. In tutto questo don Giuliano suscitava dolcezza e mitezza. Il suo animo si raffinava accanto a questa fragilità del suo corpo. In un passaggio delle sue Disposizioni testamentarie, scritte ancora nel 1985 in un corso di esercizi spirituali, circa alcune situazioni di fragilità che aveva vissuto, diceva: «Mi hanno richiamato continuamente la mia debolezza, perché non mi vantassi del po’ di bene che col tuo aiuto, riuscivo a fare». Noi oggi celebriamo l’incontro liberante con il Signore Gesù, di cui – nella lettera agli Ebrei – ci è stato detto che «essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono». Riprendendo le parole riportate da don Giuliano, ora qui ci diciamo che, nell’incontrare il Signore Gesù, «la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera». È questa la verità a cui don Giuliano è pervenuto.
Le parole ammirate e riconoscenti del salmo appena pregato raccontano in profondità il valore e il senso di ciò che ha vissuto don Giuliano, in particolare nel suo ministero svolto quasi tutto nel territorio circostante alla Città, in Valbelluna: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza». Le comunità a cui egli è stato affidato e mandato gli sono grate. Un giovane della parrocchia di Borgo Piave ha affidato al cielo questo messaggio: «Resterai nei cuori di tutti noi».
Don Giuliano aveva il pallino dell’insegnare, accumulava materiale per tale scopo, si prodigava nello scrivere per ammaestrare. A volte coglieva degli aspetti particolari che gli stavano a cuore e allora non mollava, diventava preciso e meticoloso. Lui si era formato e rinnovato alla scuola del Concilio. Deriva da qui la sua passione per la Liturgia e il suo impegno ad approfondirla e insegnarla. Questo suo intento pedagogico è evocato dall’autore della lettera agli Ebrei che abbiamo ascoltato «Voi […] avete ancora bisogno che qualcuno v’insegni i primi elementi delle parole di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido». Siamo nel cuore dell’annuncio cristiano. Gesù, il Figlio che vive corrispondendo in pieno alla volontà del Padre, dona la salvezza a tutti.
L’evangelista Giovanni all’inizio del racconto che abbiamo ascoltato, annota: «Era vicina la Pasqua». Questa celebrazione con cui ci congediamo da don Giuliano per donarlo alla Liturgia del cielo, ci permette anche di riscoprire che la Pasqua – che di celebrazione in celebrazione accogliamo nella nostra vita – ci dona una comunione più profonda e più grande anche con il nostro caro don Giuliano. Sei giorni prima della sua Pasqua Gesù è in casa di Maria, Marta e Lazzaro: lì succede una liturgia composta dai gesti e dai simboli dell’amore. Ne sono protagonisti, da una parte Gesù che si lascia cospargere i piedi di profumo prezioso, e poi lascia che Maria li asciughi con i suoi capelli; dall’altra parte c’è Maria che sembra preparare Gesù al suo morire e al suo risorgere. Ci piace collocare in questa scena evangelica anche don Giuliano, in fondo anche lui ha preparato la Pasqua del Signore nel ministero svolto e ci ha aiutato a farlo anche noi con il “latte” dei suoi scritti, del suo insegnamento, della sua cura liturgica. Gli siamo grati perché anche in tante occasioni, con lui, ci siamo sentiti ospiti nella casa di Betania tra fratelli e sorelle attorno all’Amico che libera la vita «dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento». È una vicendevole unzione per cui “tutta la casa, tutta la vita, tutto il mondo si riempiono dell’aroma di quel profumo”.
Grazie, don Giuliano!