Dio non si è stancato di noi

Omelia nel Mercoledì delle Ceneri - Cattedrale di Belluno
14-02-2024

 

Gl 2,12-18; Sal 50 (51); 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6. 16-18

Domenica scorsa nel racconto evangelico di Marco, Gesù viene disturbato da un’accorata richiesta. Un lebbroso si avvicina a lui e lo supplica in ginocchio: «Se vuoi, puoi purificarmi». Gesù ne ha compassione, tende la mano lo tocca e gli dice: «Lo voglio, sii purificato!».

Domenica prossima, nella prima tappa quaresimale dopo l’inizio di oggi, Gesù è sospinto dallo Spirito nel deserto prima di proclamare il «vangelo di Dio» ed ecco le parole di Gesù: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Queste ultime parole – «convertitevi e credete nel Vangelo» – saranno poi dette a ciascuno di noi con l’imposizione delle ceneri.

Questi richiami rappresentano la nostra storia. Noi veniamo da queste parole e da questi gesti.

Nel suo messaggio per questa Quaresima, papa Francesco ci incoraggia così: «Dio non si è stancato di noi. Accogliamo la Quaresima come il tempo forte in cui la sua Parola ci viene nuovamente rivolta: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile” (Es 20,2). È tempo di conversione, tempo di libertà. Gesù stesso, come ricordiamo ogni anno la prima domenica di Quaresima, è stato spinto dallo Spirito nel deserto per essere provato nella libertà. Per quaranta giorni Egli sarà davanti a noi e con noi: è il Figlio incarnato».

La bontà e la grazia di questo tempo sono proprio Lui, il «Figlio incarnato», ossia Dio «davanti a noi e con noi». Questo deserto dei quaranta giorni da attraversare – ci ricorda il Papa – è «il luogo del primo amore» in cui Dio «come uno sposo ci attira nuovamente a sé e sussurra parole d’amore al nostro cuore».

Di questo sussurro di Dio abbiamo estremo bisogno. Sono tante le situazioni della nostra vita a necessitare “parole d’amore”, a tutte le età, indistintamente uomini e donne. Ci sentiamo travolti dentro un’umanità che «brancola nel buio delle disuguaglianze e dei conflitti». Annota il Papa che «molti fattori ci allontanano gli uni dagli altri, negando la fraternità che originariamente ci lega».

Come tempo del “primo amore”, la Quaresima prima ancora di una nostra scelta di campo è Dio che vede, che si commuove, che tende la mano, che ci libera e ci affina al suo cuore, al suo sentire, al suo esporsi e donarsi. Avverte il Papa: «Dio non vuole sudditi, ma figli».  È al seguito di Gesù che possiamo maturare la nostra libertà, sempre vulnerabile e a rischio di ricadere nelle mille forme di schiavitù che ben conosciamo e che si manifestano come perdita di speranza e perdita di amore. Il Vangelo di Dio, proclamato da Gesù rappresenta sempre un parto per noi per non schiavizzare la vita, per non tradire l’amore, per non imprigionare la dignità nostra e di tutti.

Sono illuminanti e concretissime le parole di papa Francesco per caratterizzare questa Quaresima: «Sia anche tempo di decisioni comunitarie, di piccole e grandi scelte controcorrente, capaci di modificare la quotidianità delle persone e la vita di un quartiere: le abitudini negli acquisti, la cura del creato, l’inclusione di chi non è visto o è disprezzato. Invito ogni comunità cristiana a fare questo: offrire ai propri fedeli momenti in cui ripensare gli stili di vita; darsi il tempo per verificare la propria presenza nel territorio e il contributo a renderlo migliore. Guai se la penitenza cristiana fosse come quella che rattristava Gesù. Egli dice anche a noi: “Non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano” (Mt 6,16). Si veda piuttosto la gioia sui volti, si senta il profumo della libertà, si sprigioni quell’amore che fa nuove tutte le cose, cominciando dalle più piccole e vicine. In ogni comunità cristiana questo può avvenire».