È iniziato un cammino nuovo

Omelia nella Veglia pasquale – Cattedrale di Belluno
30-03-2024

Mc 16,1-7

In questo declinare del giorno, che abbiamo vissuto come un’aurora per i segni e i gesti compiuti e per le parole proclamate e cantate, vorrei per un attimo tornare a stamane, quando qui in Cattedrale abbiamo ascoltato l’eccezionale Omelia sul Sabato santo riportata nella Liturgia delle Ore. Non conosciamo l’autore, si dice solo che è “antica”:

«Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione».

Noi ci chiediamo stanotte che cosa voglia dire che Gesù è risorto. In che cosa consiste la sua risurrezione? Ebbene non la possiamo descrivere, analizzare, rappresentare. Siamo semplicemente messi dinnanzi al suo annuncio. L’antica Omelia la riconosce nella parabola della pecora smarrita che Gesù aveva raccontato. Dopo aver annunciato che il Dio fatto carne è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi, aggiunge: «Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita». Nel cero pasquale con cui abbiamo aperto questa veglia le monache di Vedana hanno dipinto una grotta nera – gli inferi – essa è spalancata perché vi entra nelle sembianze del pastore il Signore. Nella morte scende a liberare la pecora smarrita – il primo padre, Adamo – e quindi libera l’umanità perduta nella morte e oscurata da essa e dal peccato.

Ecco la risurrezione di Gesù! In questa notte noi possiamo nella fede aprire all’infinito la nostra vita esposta sul buio della morte e cantare: è vivo, ci ha salvati, ci ha redenti, ci ha liberati, ci ha illuminati! Non sappiamo altro. La risurrezione non è semplicemente un’espressione della vitalità del suo pensiero o il suo ricordo che teniamo vivo; non è neppure il risveglio di un cadavere. Nella lettera ai Romani Paolo testimonia che «Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui» (Rm 6,9). Insomma «Non dobbiamo cercare Gesù dove lo colloca la storia profana, in una galleria di grandi defunti, di fondatori di religioni o maestri di morale del passato» (Tomàs Halìk). Gesù risorto non torna indietro, ma punta in avanti: «È risorto, non è qui» (Mc 16,6). Il racconto dell’evangelista Marco è di grande aiuto per uscirne dalla nebbia dei nostri pensieri e delle nostre domande. È iniziato un cammino nuovo. Su questa strada Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme sono invitate ad immettersi coinvolgendo Pietro e gli altri discepoli: «Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”». Certamente Gesù “si è alzato”, è cioè risorto ed è vivo innanzitutto nello spazio di fede della sua Chiesa: «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). In Gv 14,19 aveva detto: «Io vivo e voi vivrete». Dunque «La ‘vita in pienezza’ non inizia dopo la nostra morte. Inizia quando lasciamo che Gesù entri nello spazio della nostra vita attraverso la porta della fede» (Tomàs Halìk).

In questo nostro tempo, anche a motivo dell’esperienza sinodale che stiamo vivendo, scopriamo che la Galilea che Gesù ci ha fissato come condizione per riconoscerlo vivo è l’incontro con tutti i cercatori di verità e amore, di giustizia e pace, di bontà e bellezza, in tutti i luoghi di questo mondo, fra tutte le genti, con tutti i credenti: qui il Risorto ci precede per mostrarsi e donarsi, qui ci chiede di portare la novità di Lui Risorto.

Concludo con queste parole di un prete teologo che ha vissuto il dramma della chiesa clandestina nell’Est Europa, nel periodo della dittatura: «Non possiamo ridurre il mistero della Risurrezione a un singolo evento che si è verificato e concluso molto tempo fa. Credo che, oltre alla ‘creatio continua’, possiamo parlare di ‘resurrectio continua’. La vittoria di Gesù sulla morte prosegue nella storia della Chiesa e nella storia dell’umanità, scorre in essa come un fiume sommerso, che affiora in superficie nelle riforme che ridanno vita alla Chiesa, ma anche nelle storie di conversione delle singole persone» (Tomàs Halìk).