Giornata mondiale della pace

Omelia di inizio anno civile nella solennità Maria Madre di Dio - LVII Giornata mondiale della pace
01-01-2024

Nm 6,22-27; Sal 66 (67); Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

 

«Per mezzo di lei [Maria] abbiamo ricevuto l’autore della vita, Cristo tuo Figlio». Così ci siamo rivolti a Dio Padre nella preghiera di colletta, poco fa. Dopo otto giorni dalla celebrazione del Natale di Cristo, la nostra attenzione è ancora attirata da Maria. La fede della Chiesa non tralascia di guardare a lei, la madre di Gesù. La Chiesa ne risulta affascinata. In Maria vi è un segno che non finisce di stupirci. Dio si è vincolato a questa umanità, di cui siamo parte: ha desiderato e voluto sperimentarla nel suo aspetto più intenso e più qualificante: generare la vita umana. Forse si tratta dell’aspetto più divino che qualifica la nostra realtà di creature. Dio si è esposto con noi fino al punto di lasciarsi generare in questa vita da una di noi, da Maria, attraversando e assumendo la sua maternità. Stupore nello stupore: un Dio che cerca Maria affinché con tutta sé stessa potesse diventare “Madre di Dio”.

In un vertice di poesia Dante si rivolge a lei così:

«Vergine madre, figlia del tuo figlio»; e poi:
«tu se’ colei che l’umana natura
Nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
Non disdegnò di farsi sua fattura»

Basterebbe questo per riconoscere cambiate definitivamente le sorti di questa nostra umanità. La Liturgia ne parla come di un «meraviglioso scambio»… o di un «misterioso incontro tra la nostra povertà e la tua grandezza».

Viene da chiederci quanta consapevolezza traspira dalla pelle della nostra esperienza, nel nostro vivere quotidiano, attraverso la nostra testimonianza evangelica, di tale “meraviglia” e di tale “mistero”. Nel racconto evangelico di oggi, attorno alla mangiatoia, dove Maria aveva adagiato il bambino, c’è lo stupore dei pastori, la sollecitudine silenziosa di Giuseppe, la custodia e la meditazione del cuore di Maria. Come è detto dei pastori, anche per noi c’è un “tornare” «glorificando e lodando Dio»: come figli e figlie di quel Figlio di Maria venuto da Dio, sembriamo così spenti, così oscurati e crucciati, così poco affascinati…

Maria non è prorompente in forza umana, non è spettacolare di fronte a un pubblico in delirio, non è una espositrice di illusorie promesse – come spesso vediamo coi i personaggi di oggi – ma è nel pudore dell’umiltà, nella bellezza della semplicità, nella dignità di un’umanità aperta e disponibile…

Sì, oggi come Chiesa che torna nella vita di tutti i giorni e nelle situazioni concrete di questa nostra umanità, guardiamo a Maria e chiediamo a lei quei tratti di maternità per rendere più umana e dunque più divina l’avventura umana così tendente ad oscurarsi, come vediamo spesso in questi giorni.

Oggi, infatti, si tiene anche la Giornata Mondiale della Pace indetta da Paolo VI 57 anni fa. Oggi Papa Francesco ci invita ad approfondire i risvolti del sapere e del potere umano, in particolare ciò che definiamo “Intelligenza artificiale”. Riprendo dal suo messaggio l’ultimo passaggio, perché possa essere motivo di preghiera, di riflessione, di confronto e impegno comune: «La mia preghiera all’inizio del nuovo anno è che il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel mondo, ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti, e ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana». Ecco dove va valutata la bontà dell’impegno a sviluppare l’intelligenza artificiale. Poi il Papa in modo propositivo ci dice: «Possano i fedeli cristiani, i credenti di varie religioni e gli uomini e le donne di buona volontà collaborare in armonia per cogliere le opportunità e affrontare le sfide poste dalla rivoluzione digitale, e consegnare alle generazioni future un mondo più solidale, giusto e pacifico».