Il Risorto per strada con i discepoli

Omelia nella Pasqua – Cattedrale di Belluno
04-04-2021

 

At 10,34a.37-43; Sl 117(118) ; Col 3,1-4; Lc 24,13-35

Questa celebrazione vespertina del “primo giorno della settimana”, di cui parlano gli evangelisti, ci conduce altrove rispetto al luogo del sepolcro nuovo dove il corpo esanime di Gesù era stato collocato in frette essendo la “parasceve”. Nella veglia pasquale eravamo nei dintorni del sepolcro, anzi l’evangelista Marco ci ha fatto entrare con Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salòme, per poi farci uscire di fretta. L’invito è fatto a loro perché con i discepoli tornino in Galilea. L’evangelista Marco, di cui abbiamo letto il racconto nella veglia, ci mette in difficoltà con una sua ultima nota che ci lascia un po’ di amarezza. Delle tre donne dice: «Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite». Probabilmente l’evangelista ha voluto spostare l’attenzione su noi che ascoltiamo il racconto. Sembra dirci: “Voi dove siete ora? Vi state forse rintanando nel vostro silenzio pieno di paura? State fuggendo via?”.

È stato l’evangelista Luca, invece, a prendere la parola in questa sera a conclusione di quella prima giornata. I cammini delle donne e dei discepoli sono invertiti. Luca ci ha narrato che due discepoli delusi se ne sono davvero andati, fuggendo, tornandosene a casa.

Quante volte nelle nostre vicende personali e di comunità abbiamo preferito andarcene.

Gli evangelisti sono attenti a indicarci che questa non è la strada nuova da imboccare, quella che esce dal sepolcro vuoto.  Questa fatica di ricollocare la nostra posizione e di ripartire in una direzione nuova, probabilmente l’abbiamo conosciuta e sperimentata in alcune situazioni.

È un po’ la tentazione di sempre. Il Vangelo non assicura un frutto immediato, una soluzione magica, un vantaggio di parte. C’è una strada nuova da accogliere. C’è una fiducia rinnovata da accordare. C’è una comunione da ritrovare e per la quale mettere in discussione il vantaggio individuale.

Ci colpisce nel racconto di Luca lungo il percorso verso Emmaus che il Risorto sia di nuovo per strada con i discepoli a rammendare la loro incredulità, a lenire le ferite delle loro aspettative disilluse, a ripartire dalle Scritture per ricostruire il filo rosso della salvezza, a spostare il baricentro dei pensieri dei discepoli dalla visione di potere al percorso che giunge fino alla croce. È significativo che Luca ponga come decisivo per entrare nella dimensione della Pasqua il momento in cui i due discepoli si fanno ospitali e si lasciano stupire dai segni con cui Gesù si era consegnato a loro, prendendo del pane, benedicendolo e spezzandolo. È il momento decisivo del cuore, quando si sciolgono le resistenze con cui ci difendiamo, quando si aprono i battenti del nostro orgoglio, quando ci si dona agli altri, cercandoli di nuovo, quando si riprende il sogno di un bene più grande che riguarda tutti.

L’evangelista Luca ci offre la sua esperienza del Risorto. La risurrezione annunciata fin nei pressi del sepolcro si esprime in mille e mille strade che i discepoli sono chiamati a percorrere, nell’ “ascolto del cuore” di ciò che Dio va comunicando al suo popolo, attuando i segni dell’amore che Gesù ha posto al centro della sua vita e della sua missione. Luca ci dà un’indicazione che corrisponde allo stile di Gesù: ognuno di noi non è il solo davanti al Signore, ma è insieme ad altri, lo è particolarmente quando li si raggiunge e si ha il coraggio ricomporre insieme l’esperienza di lui, quella anche del dubbio e della delusione. Il Risorto è in ogni strada, si affianca a tutti, non ci lascia nelle nostre frustrazioni. Egli ci fa rialzare.

Con semplicità e verità e con l’amore di cui siamo capaci, affidiamoci, in questa Eucaristia pasquale, all’annuncio, di quel “primo giorno della settimana”, che è anche l’alba di un giorno che non ha tramonto: «È risorto, non è qui […]. Egli vi precede […] come vi ha detto».