In ricordo di don Bernardo D’Agostini

Messa esequiale dopo la sepoltura- Cesiomaggiore
04-07-2020

Amos 9,11-15; Sal 84; Mt 9,14-17

Nei giorni in cui don Bernardo ci ha lasciati, sono cambiati i soliti tempi e ritmi della celebrazione delle esequie. Siamo qui dopo alcuni mesi dai giorni in cui si è concluso il suo cammino su questa terra. Camminare è stato il suo modo di abitare la vita, fino a quando ha potuto. Camminava ed incontrava la gente. Sapeva sostare con le persone. Chi lo salutava e scambiava una parola con lui si sentiva profondamente ascoltato. Non era rumorosa la sua presenza, ma era come un abbraccio di consolazione.

Le parole del profeta Amos si addicono a indicare l’effetto che si poteva ottenere dall’incontro con d. Bernardo: «Rialzerò la capanna di Davide che è cadente; ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine, la ricostruirò come ai tempi antichi». Il ministero di d. Bernardo è stato un rialzare paziente ciò che era cadente, un riparare, un rialzare, un ricostruire. E tutto questo avveniva in una semplicità solida e senza sbalzi.

La dignità, con cui ha portato nel suo corpo i colpi battenti di una sofferenza che si è fatta sempre più martellante negli ultimi tempi, ha mostrato ancor più la sua indole di paziente e distesa amabilità. L’impressionante tremolio, che negli ultimi tempi lo ha portato ad una continua infermità, non ha minato per nulla la paternità spirituale che esprimeva con tanta concretezza e immediatezza. Sì, un prete così lo cerchi, di lui ne hai bisogno e gli vuoi bene.

Ci viene spontaneo pregare con il salmo 84, appena proclamato e riconoscere che «il Signore annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia».

Anche il dono della parola e della predicazione di d. Bernardo veicolava questa pace e questa fiducia.

Era attesa, cercata, apprezzata la parola di d. Bernardo, le sue prediche in particolare. Ogni volta che lo si ascoltava, ci si accorgeva che il suo pensiero e le sue parole arrivavano adeguate, dette al momento giusto. Egli riversava lì la sapienza del suo cuore. Si percepiva immediatamente che il suo entrare nei problemi della vita era fatto di concretezza ed era capace, come il sale, di dare sapore.

Qui, nella Cesio delle origini familiari e paesane, d. Bernardo aveva chiesto di celebrare le sue esequie: un ritorno carico della consapevolezza della sua storia di vita. Penso abbia il valore di una riconoscenza ben ponderata e di un legame solido con la sua famiglia e la sua gente. Sa molto di ritorno all’origine, dopo che la sua vicenda e il suo ministero hanno attraversato questi ultimi anni di malattia sempre più invalidante. Ricordo le parole lucide con cui poco prima di morire mi aveva indicato questo luogo per le esequie e manifestava riconoscenza in particolare per chi ha avuto cura di lui. Nella canonica di santa Giustina aveva un posto d’onore e ne gustava l’accoglienza. Quando l’acuirsi della malattia lo costrinse a ritornare a Meano nella casa di soggiorno per anziani che ben conosceva, fu per lui ancora un ritorno preparato e voluto tra la sua gente con cui aveva vissuto un fecondo ministero. La perdita graduale della vista fu davvero sofferta. Negli ultimi mesi egli non poteva più darsi alla lettura, ma il suo cuore e il suo pensiero non si sono svuotati perché il suo stile di vita e di ministero aveva sempre coltivato questa formazione intrisa di sapienza di vita.

Le parole con cui Gesù – nel vangelo di oggi – ha invitato i discepoli del Battista a cogliere il dono di ogni situazione e stagione, diventano per noi un invito ad entrare nel mistero della Pasqua di Gesù: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?». Don Bernardo con la sua vita ci ha aiutato e sollecitato. Egli ha saputo versare vino nuovo in otri nuovi, ovunque, nella sua vicenda con la sua umanità, la sua fede, il suo ministero. Non ha rattoppato vestiti vecchi con pezzi di stoffa grezza, ma ha curato con carità pastorale i molti incontri offerti dal ministero. Alla fine la sua era una preghiera continua. Quando lo salutai per l’ultima volta, dopo le parole già ricordate, lui riprendeva senza soluzione di continuità il suo pregare. Era diventata preghiera la sua vita, il suo ministero, addirittura il suo non vedere più.

Eccoti, Signore, un frutto prelibato del giardino della vita!