Ma sulla tua parola getterò le reti

Omelia durante la santa Messa alla Grotta di Lourdes
07-09-2023

Col 1,9-14; Sal 97(98); Lc 5,1-11

«Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Sono le parole di invito rivolte da Gesù a Simone che è assieme ad alcuni pescatori, in riva al lago di Gennesaret. Questo è il modo con cui Gesù si affaccia sulla vita di Simone. Lo raggiunge nel luogo e tra gli strumenti del suo lavoro. Sorprende come Gesù accosta le situazioni quotidiane della vita di coloro che diventano poi i suoi discepoli e le sue discepole. Il racconto di Luca svela come Gesù giunge a noi “in situazione”: mentre siamo sopraffatti dalle cose di famiglia, dalle fatiche del lavoro, dai mille intrighi della vita.

In riva al lago vicino a Simone stavano accostate «due barche». L’evangelista Luca racconta che Gesù salì in quella di Simone e addirittura chiede a lui di «scostarsi un poco da terra». È come se Gesù si creasse uno spazio per starci anche lui nell’operare di Simone. È commovente, poi, l’affabile dialogo che avviene tra i due. Simone ha l’ardire di raccontargli le sue fatiche, un insuccesso del suo lavoro: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla». Quanta verità di vita c’è in questa confidenza di Simone! Così anche noi quante situazioni vissute abbiamo da confidare a Lui…

È decisivo che liberiamo così il nostro cuore, i nostri pensieri, i nostri sentimenti. Gesù non è una statua immobile davanti a noi e alle nostre storie, non è uno spazio vuoto che noi riempiamo. Gesù è già nella nostra barca, è già accostato a noi. La sua Parola riversa guarigione e Vangelo nelle nostre storie prima ancora che noi la comprendiamo. Con Lui noi siamo già al largo e le reti che intrecciano le nostre vite sono già gettate.

In tutto questo, però, c’è un momento decisivo, un passaggio che occorre affrontare, una sorta di guado da attraversare. E sta dentro di noi, tocca la nostra libertà, raggiunge il nostro cuore, avvolge i nostri pensieri. È quel sì profondo che non è fatto solo di parole, dove si concentra la nostra vita con i suoi sogni e desideri. Da lì scaturisce anche la nostra preghiera, quella del cuore, quella che non pretende, ma si dona, si apre, si dà per amore. Questa esperienza, questo attraversamento sono rappresentati dalle parole essenziali di Simon Pietro, precedute da un coraggioso “ma”: «Ma sulla tua parola getterò le reti». Qui nasce il discepolo. È il suo venire alla luce: il discepolo è generato dalla Parola del Signore, per cui diventa possibile gettare le reti di nuovo. Da qui scaturisce il nostro essere e fare Chiesa: le reti colme di pesci che si spezzano, la chiamata e il coinvolgimento dei compagni di pesca, Pietro sbigottito che si inginocchia davanti a Gesù… La vita riparte al seguito di Gesù, si reimpara l’amore e si comprende che c’è qualcosa da lasciare.

In questi giorni a Lourdes, presso questi luoghi, è possibile risentire e ritrovare gli inizi quando la Parola ci ha interpellati e ci ha fatto discepoli: la nostra chiamata! Qui a Lourdes l’essere accanto a tanti fratelli e sorelle più feriti di noi ci fa sentire che siamo Chiesa. Lo stupore che invase Pietro «e tutti quelli che erano con lui» è riversato anche su di noi. Oggi il nostro diventare Chiesa scaturisce da questo stupore di Pietro, condiviso da «Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone». Qui il Signore sulle rive dei nostri percorsi di vita ci sta dicendo di non temere e di gettare ancora le reti, di lasciare tante cose che avevamo, di seguirlo.

Questo luogo – Lourdes – ci offre oggi l’eco di parole semplici che riflettono il “non temere” detto da Gesù. Le ha raccolte Bernardette, nella sua umile sensibilità, da Maria: «Che si costruisca qui una cappella». Sì, è bello per noi: costruire la Chiesa, sulla parola del Signore, gettando ancora le nostre reti. Così sarà anche del “cammino sinodale” che stiamo insieme percorrendo: con Pietro, con Giacomo e Giovanni, da fratelli e sorelle, andiamo anche noi…