Sof 3,14-20; SR: Lc 1,46b-55; Lc 1,39-47°.56
La parola del profeta Sofonia annuncia alla città di Gerusalemme l’inaugurazione di una nuova era: dopo la distruzione giunge un rinnovamento.
C’è una carica di affetto nelle parole del profeta, nel suo parlare portando il messaggio di Dio: «Il Signore tuo Dio … gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».
Questa situazione si colloca secoli addietro rispetto al racconto evangelico. Così come anche noi, nella celebrazione odierna, entriamo in un rapporto di comunicazione viva e riconoscente con ciò che avvenne nel passato.
Come abbiamo pregato con le parole del Magnificat, Maria “di generazione in generazione” opera come il profeta, annunciando un rinnovamento che prevede un nuovo ordine comunitario e sociale. Il Magnificat è una pagina straordinariamente profetica che raccoglie il messaggio più pregnante e più innovativo che attraversa e matura lungo tutta la Bibbia. Esso è accostabile a quanto gli evangelisti Matteo e Luca raccolgono nelle “beatitudini” pronunciate da Gesù.
È il primo appello che giunge alla comunità di Cortina d’Ampezzo, che le chiede di assumere questo compito profetico di indicare tempi di rinnovamento, nel segno di una giustizia nuova: quella per cui Maria è intervenuta nella storia della salvezza. Anzi è Maria a rappresentare la Gerusalemme rinnovata, ad indicarci che quanto annuncia il profeta Sofonia è possibile: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente».
Ma quello che tale profezia ci affida è anche una scelta di vita, uno stile di vita, un modo di essere città: «Io raccoglierò gli afflitti, privati delle feste e lontani da te. Sono la vergogna che grava su di te».
L’insistenza è decisa: «Soccorrerò gli zoppicanti, radunerò i dispersi, li farò oggetto di lode e di fama, dovunque sulla terra sono stati oggetto di vergogna».
Cortina d’Ampezzo è, per forza di cose, sovraesposta in questi tempi. A chi si innesta e si pone sulla scia della profezia biblica, è affidato il Magnificat: «Ha spiegato la potenza del suo braccio. Ha disperso i superbi ei pensieri del loro cuore…».
Le due donne – Maria ed Elisabetta – sembrano ai margini delle grandi storie ricordate e celebrate, in realtà loro due giungono nel cuore della profezia biblica. Indicano la “chiave di volta” della storia della salvezza, affidata agli umili, ai poveri, agli afflitti…
Il loro incontro, il loro abbraccio, le parole di benedizione che si dicono: ecco “la profezia” di Dio affidata anche a noi. Un appello, una chiamata, una vocazione e una missione per ogni comunità che sgorga dall’attesa e dall’accoglienza di Cristo. Il grembo di Maria e di Elisabetta sono “generativi” oltre ogni attesa e speranza.
Anche per Cortina vale questo appello: innanzitutto per la comunità cristiana affinché si rispecchi in quell’incontro e abbraccio e viva il Magnificat. Ma anche per la comunità civile nel suo insieme vi è un appello e una missione di bene comune da cercare e realizzare.
Ricordiamoci della parola del Signore Gesù: Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi» (Mt 12,25). Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra» (Lc 11,17).