Nel Mercoledì delle Ceneri

Cattedrale di Belluno
17-02-2021

Gl 2,12-18; Sal 50 (51); 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6. 16-18

Ci chiediamo se ci sia bisogno di una “quaresima” con tutto quello che sta alle nostre spalle, ma anche davanti a noi come futuro prossimo da attraversare. In questi giorni una parola ci spaventa e detta tanta trepidazione negli animi: “variante”. Sembra farci ricominciare la trafila che abbiamo vissuto in questo anno ormai. In che cosa questo tempo di “40 giorni” ci è amico? È una stagione propizia, un «momento favorevole», come ci è stato ricordato nella seconda lettura?

È opportuno pensare che la quaresima è un tempo. Non intende essere di più. Ed è un tempo piuttosto lungo, una sorta di tirocinio che ci permette di mettere a prova la nostra vita. Sì, di provarla, di conoscerla, di sentirla nel dono che rappresenta per ciascuno di noi. Dobbiamo riscoprire che siamo anche noi “un tempo” e che la vita si svolge, diventa, apprende, si lascia costruire. Nella lettera ai Corinzi Paolo ci richiama che Dio avrebbe detto: «Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso». Dunque anche per Dio è importante il tempo. In esso Egli fa storia con noi, si fa risposta alla nostra ricerca, si fa aiuto nel nostro passare e divenire. A Dio piace il tempo e gioca la sua credibilità nel “giorno della salvezza”, in un tempo che lui vive con noi. Vi auguro di sentire “amico” il tempo che vi è dato. Vi auguro in questa quaresima di riconciliarvi e di stare in pace col tempo che abbiamo.

Mi ha colpito oggi un confratello prete più anziano di me. Ho compreso dopo il suo pensiero. Mi diceva: «Datemi la libertà di provare». Mi immagino che il Signore nel tempo voglia darci la libertà di provare. Lui ci incontra così. Non è mai perfetto il nostro impatto con Lui. C’è sempre qualcosa che non si combina o che manca o che viene meno, quando ci rapportiamo con Lui. Gioele nella prima lettura ci ha raccontato di un tempo in cui il popolo di Dio si è perduto, ma poi ha cercato e ha osato chiedere. E lo stesso Dio lo ha cercato, lo ha accompagnato, ha chiesto ad esso di ritornare a Lui. C’è una domanda interessante nel racconto, dove riscontriamo l’attesa che si accende nel popolo nei confronti di Dio: «Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro di sé una benedizione?». Vi auguro di accogliere, in questa quaresima, la libertà che Dio non toglie, ma che Lui stesso desidera per noi, perché possiamo raccogliere la sua benedizione che ci lascia dietro di sé. Vi auguro, anche, in questa libertà, di scoprire la possibilità della fiducia e la sua tenuta rispetto a tante paure.

C’è un terzo pensiero che possiamo condividere. Nel racconto evangelico Gesù ci appare nascosto. Ci ha descritto il nostro segreto rapporto con il Padre che ha definito “vostro” e, più volte, “tuo”. Gesù sembra mettersi da parte. Anche Paolo nella seconda lettura sottolinea questo rapporto esclusivo tra noi e Dio: «Lasciatevi riconciliare con Dio». Di Gesù, invece, Paolo dice che Egli è «in nostro favore» e noi saremmo «suoi collaboratori». Vi auguro di sentire in questo “tempo amico” della Quaresima che Gesù si pone “a parte” nel tempo della nostra vita, perché egli è “in nostro favore”, “in tuo favore”…

Fra poco compiremo l’atto penitenziale dell’imposizione delle ceneri. Due sono le formule della liturgia che all’inizio si pronunciano prima della imposizione delle ceneri: «Convertitevi e credete al Vangelo» e «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai». Ma mi piacerebbe che ascoltaste anche l’eco dell’invito sorprendente e prorompente di Gesù: «Profùmati la testa e làvati il volto».