Mercoledì delle Ceneri

Omelia in Cattedrale a Belluno
14-02-2018

Gl 2,12-18; Sal 50 (51); 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6. 16-18

Abbiamo cominciato questo cammino che oggi giunge alla tappa della Quaresima con il tempo di Avvento, entrando in una storia di attesa. Allora la Liturgia ci aveva consegnato il Vangelo di Marco che così si apre: «Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio».

Questa sera siamo qui perché il nostro inizio è il Vangelo di Gesù. Entriamo nei quaranta giorni della Quaresima, spogli di tanti beni e sicurezze. Porteremo fra poco nel nostro capo un po’ di cenere. Essa è leggerezza, purificazione, fragilità e precarietà. Ogni vero e buon inizio è così.

Lo fu anche per Gesù al culmine dell’età caratterizzata dalla prestanza fisica, all’incirca a trent’anni. L’evangelista Marco racconta di lui: «E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano» (Mc 1,12-13).

Non ci sorprende questo accostamento tra lo Spirito e le forze del male, tra bestie selvatiche e angeli.

Ritornerà anche lungo questa quaresima il tema della lotta.

Ma anche dentro e attorno a noi possiamo cogliere i segni di questo duro confronto.

Siamo qui per collocarci, in tutta verità, nelle nostre situazioni di vita. Abbiamo consapevolezza che il cammino da percorrere sarà impegnativo. Ognuno di noi guardando in profondità alla propria vicenda personale, ma anche a quella dei propri familiari e amici, impara che la vita e la storia umana portano con sé l’esperienza del deserto dentro la quale lo Spirito ha sospinto anche Gesù.

Ed ecco – come dice Paolo – questo è “momento favorevole” in cui venire a confronto e a conoscenza dell’innato bisogno di salvezza che ci abita e che ogni frammento di storia e di universo custodiscono ed esprimono. Inizia così, da questa nativa fragilità riconosciuta e attraversata, la storia di salvezza.

Ecco l’inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio!

Paolo ci ha consegnato questo inizio del Vangelo come verità su ciascuno di noi: «Colui che non aveva conosciuto il peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio».

Coraggio: nella cenere che spesso ci riconosciamo, nella precarietà del nostro vivere, nella fragilità e debolezza dei rapporti che attiviamo tra noi, si attua l’inizio del Vangelo di Gesù Cristo! Non c’è deserto che lo possa impedire.

Colpisce la delicatezza con cui Paolo si rivolge ora anche a noi: «Lasciatevi riconciliare con Dio». Non chiede di farci carico di ciò che non sia alla nostra umana portata.

Anche Dio in Gesù si fa cenere “in nostro favore”. La domanda posta da Gioele lascia intravedere questa umanità di Dio: «Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione?». Poco prima aveva detto di Dio: “misericordioso”, “pietoso”, “di grande amore”, “pronto a ravvedersi riguardo al male”.

Per ben tre volte Gesù ripete: «Il Padre tuo vede nel segreto». Intima, bellissima, rassicurante e liberante questa dichiarazione di Gesù. Che cosa vede nel segreto il Padre? Penso si possa ritornare all’inizio del Vangelo e riascoltare ciò che confida il Padre prima che Gesù entri nel deserto: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Queste profondità e questo segreto egli vede.

A motivo del Figlio amato, ognuno di noi è “inizio di Vangelo”.

Siamo qui raccolti stasera nella preghiera, per il rito dell’imposizione delle ceneri e per l’Eucaristia: auguro a ciascuno di ritrovare questo Dio che ama nella cenere.