Nella sera di quel “primo giorno”

Omelia nella Pasqua – Cattedrale di Belluno
01-04-2018

Questo racconto dell’evangelista Luca ci colloca nella sera di quel “primo giorno”: dopo le vicende che hanno portato Gesù alla condanna, alla passione, alla morte.

Abbiamo notizie sul mattino di questo stesso giorno. Tutti quattro gli evangelisti ne parlano. Per prime sono protagoniste le donne, tra loro senz’altro Maria di Màgdala. Luca in questo racconto della sera ne fa cenno. Uno dei due discepoli che danno notizie al personaggio che si è affiancato a loro precisa: «Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo». Poi gli riporta un’altra informazione: «Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Luca sembra insistere su un vuoto: le donne non hanno trovato il corpo di Gesù; dei discepoli che si erano recati al sepolcro si dice che «lui non l’hanno visto».

C’è un impressionante realismo nei racconti evangelici su quel primo giorno della settimana che noi oggi celebriamo. I quattro evangelisti ci presentano particolari che non sono combinabili tra di essi.

Gli stessi dati cronologici ma anche quelli descrittivi sulle persone coinvolte non si possano conciliare, anche questo è realistico. Quando mai si può fissare un evento che viene partecipato a più persone in una forma fissa ed esaustiva?

Questo racconto dei due discepoli che se ne vanno al loro villaggio da dove erano partiti per mettersi al seguito di Gesù ci rappresentano. Attestano la complessa condizione del discepolo di Gesù. Noi anche potremmo raccontare molto a riguardo di ciò che personalmente ci è capitato, di quello che abbiamo vissuto con gli alteri discepoli. Tutto il contesto in cui viviamo sembra evocato dall’andarsene ognuno a casa propria.

L’evangelista Luca che non pare abbia conosciuto Gesù direttamente come gli apostoli e il gruppo di donne a cui si riferisce il racconto di oggi, intende accompagnarci nel cammino dell’esperienza del risorto:

  • Sembra dirci che non basta sapere tutto di Gesù, tutto ciò che gli è capitato. Non tutta la dottrina su di lui è sufficiente per incontrarlo.
  • C’è un cammino che occorre sempre percorrere, in andata e ritorno. È il cammino ecclesiale con altri discepoli. Lo si fa raggiungendoli, mettendosi in gioco con loro, con il proprio contributo di fede.
  • C’è un’azione testimoniata nel racconto, dentro la quale entriamo, ma che non è solo frutto nostro: per due volte è detto che il Risorto “apre”… apre i loro occhi… apre le Scritture… Occorre lasciarci aprire al Vangelo.
  • E poi c’è il segno non completato del pasto. Il Risorto spezza il pane, ma poi sparisce. Tale esperienza rimette i discepoli in cammino. E tutto resta aperto come se tutto ricominciasse…

Ecco dove siamo a celebrare la Pasqua del Signore!