Nell’anniversario di don Luigi Giussani

Chiesa parrocchiale di Mas
17-02-2019

Gr 17,5-8; Sal 1; 1Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26

Giussani nel 1986 è stato in Terrasanta e anche sul monte delle Beatitudini. Ecco il resoconto, da L. Amicone, Sulle tracce di Cristo: Viaggio in Terrasanta con Luigi Giussani

«Giussani parla di Gesù e dice che “Attraverso quell’uomo passava un potere strano che percepivano e temevano anche i nemici, un potere che anche gli amici non capiscono. Per questo, a mio parere, è solo dopo la scoperta di questa autorità che la compagnia scopre la morale delle Beatitudini, espressione di una nuova morale. Sarebbe stata assurda prima, nessuno l’avrebbe accettata: è stata accettata dopo che un’amicizia piacevole e ammirata ha scoperto il fondamento di un potere enigmatico. La scoperta di questo potere mette in grado i discepoli di accettare quella che mondanamente è la perversione di una morale, in quanto distrugge il concetto umano di giustizia. Però quello che forse noi non possiamo comprendere è che gli ebrei, i quali conoscevano la Bibbia a memoria ed erano cresciuti nello studio di essa più che i nostri vecchi sul catechismo di Pio X, sentivano come una strana consequenziarietà, una strana corrispondenza fra le parole di quell’uomo e i contenuti prof etici dell’Antico Testamento. Ciò sarà molto più chiaro soprattutto dopo la Resurrezione, ma già nelle Beatitudini si riflettono contenuti che erano presenti in Isaia e in Geremia. Soprattutto quell’idea del “servo di Jahvè”, e cioè che chi salverà il mondo è colui che sarà servo, schiavo. Le Beatitudini apparentemente sono l’esaltazione di una disfatta. Nella Vita di Gesù di Mauriac c’è una bellissima pagina in cui l’autore immagina che sulla collina sia convenuta tutta la folla. Chi sono gli ultimi ad arrivare? Gli storpi, i vecchi, quelli che hanno più bisogno e che giungono sul posto per ultimi perché devono trascinarsi. Allora tendono l’orecchio perché sono ai margini delle folle e non riescono a capir bene le parole di Gesù. C’è però una parola che quel Profeta scandisce ad alta voce, e loro capiscono solo quella, una parola che trascina via il loro cuore: “ Beati, felici…”. E non capivano più il resto. Qui si comprende bene un’attesa che non ha domanda, ma è l’attesa di tutta la natura. Dunque, la nuova morale, per quanto sovvertitrice, era proclamata in nome della felicità dell’uomo».

In un libro del 1994 – Si può vivere così? Uno strano approccio all’esistenza cristiana – c’è un brano che è praticamente la continuazione del precedente:

«Da questa libertà dalle cose, che nasce dalla certezza che Dio compie tutto Lui, scaturisce un’altra caratteristica dell’animo povero che è la letizia, di cui la figura di san Francesco è come l’emblema nella storia del cristianesimo, che ritrova però nel vangelo la Magna Charta, il suo statuto: «Beati i poveri di spirito», beati. Vi ricordate di quel che dice Mauriac nella Vita di Gesù – altro libro che si può leggere utilmente – vi ricordate la pagina sulle beatitudini, dove Gesù su in alto alla collina dice «Beati… beati…» e intanto tutta la gente arriva e gli ultimi che arrivano sono gli sciancati, i down, i vecchi, e siccome arrivano da ultimo stanno in fondo e tendono l’orecchio perché non sentono bene. L’unica parola che sentono è una parola che Cristo ripete ogni tanto con un’arsi di voce, alzando la voce: «Beati…» e sentono «Beati… beati… beati…» . E questo li tende ancora di più, li fa tendere con tutta la loro anima, ma non sentono il resto. Così descrive Mauriac quella pagina del vangelo. Dalla libertà dalle cose – che nasce dalla certezza che Dio compie – una condizione di letizia: è qui che la fede fa nascere la letizia. La fede non fa nascere la letizia immediatamente, ma mediatamente: dalla fede nasce la speranza, nella speranza è la letizia, perché la letizia non può essere guadagnata e vissuta se non nella certezza di un futuro. È soltanto una storditezza che può far nascere una letizia e una gioia da qualcosa che si ha in mano nel presente… e domani? Un sentimento è vero quando risponde a tutte le domande di tempo: spiega il passato, chiarisce il presente e assicura il futuro».

(la citazione di Mauriac è al libro Vita di Gesù, Mondadori, Milano 1984, p. 61).

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  • Gesù ha scelto 12 apostoli tra i discepoli. Qui c’è un’evocazione di Mosè che scende dal monte e incontra il popolo. C’è “gran folla” e “gran moltitudine di gente” da ogni parte… Gesù comincia a farsi nella storia di un popolo di discepoli. Riconosce in loro se stesso…
  • Cristo risorto è “primizia”: una speranza senza confini, un oltre ogni dimensione e misura…