Nelle esequie di don Pietro Da Gai

Chiesa parrocchiale di Lamosano
14-02-2018

Gl 2,12-18; Sal 50; 2Cor5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18

Ecco un uomo reale con le sue passioni di vita, in una fede concreta, prete di montagna! Le parole di apertura della prima lettura – Ritornate a me con tutto il cuore – raccontano la vicenda di vita di don Pietro, mostrandone il compimento. Dunque “un ritorno”! Ogni vita è segnata da tante partenze, in realtà si tratta di raggiungere la meta del nostro vero inizio: Ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore. Don Pietro, in questi ultimi tempi, impossibilitato a camminare, ritornava negli eventi passati come a volerli riprendere, cercando ancora l’entusiasmo e la spontaneità con cui li aveva vissuti. Il Signore si fa raggiungere così. Don Pietro è ritornato all’origine da cui è iniziato il suo lungo viaggio mantenuto in altitudine tra le nostre montagne; è ritornato alla fonte a cui sempre ha attinto: Ritornate a me con tutto il cuore!

Sì, “con tutto il cuore”: don Pietro operava così. La sua era una immediatezza “di tutto cuore”, anche quando faceva suonare le campane per le conquiste sportive di un parrocchiano.

La prima volta in cui lo incontrai fu a Valle di San Pietro di Cadore. La comunità lo aveva invitato per ricordare l’anniversario della costruzione della chiesa frazionale. Fu un tripudio di gioia. Rifece, con l’entusiasmo tipico della giovinezza, il gesto del taglio del nastro con cui allora venne riaperta la strada. Compresi la sua vicinanza “di tutto cuore” al vissuto della gente.

Le parole del profeta Gioèle fanno eco al ministero svolto da don Pietro: Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli.

Oggi, giorno di inizio della Quaresima, possiamo ritrovare nelle parole dell’apostolo Paolo il significato più profondo del ministero presbiterale interpretato da don Pietro nelle comunità a cui è stato affidato: Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.

Penso che don Pietro abbia inteso annunciare e rappresentare, con la sua originalità, un Dio a nostro favore, un Dio che conduce alla riconciliazione del cuore. L’affabilità di d. Pietro infondeva questo senso di Dio. Noi ora lo sentiamo vivo nel suo ritorno al Signore, mentre sembra rassicurarci con le parole dell’apostolo: Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio.

Ogni volta che lo incontravo, don Pietro rievocava i suoi incontri con Giovanni Paolo II, quando, in vacanza nel Cadore, lo poteva raggiungere nei sentieri di montagna. La salita al Monte Peralba era diventata per don Pietro l’emblema dell’amicizia con questo santo papa.

Ci piace ricordare così questo nostro prete: nella sua affabilità, nella sua affezione alle montagne, nel suo prodigarsi nelle situazioni di vita delle persone, nella commozione del suo cuore, nella sua ricerca di vicinanza di persone amiche, nella sua immediata e pacificante percezione di Dio.

La nostra preghiera per lui e con lui oggi porta con sé la promessa di Gesù: Il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Le profondità dove lo sguardo d’amore del Padre giunge sono luogo di riconciliazione, sono incontro di misericordia, sono “momento favorevole” e “giorno della salvezza”.

Noi presbiteri con i confratelli di Casa Kolbe, i fedeli delle parrocchie dove don Pietro ha svolto il ministero ci uniamo alla sorella, al fratello, ai familiari e alle persone che gli sono state vicine specialmente negli ultimi anni dopo il ritiro dalla responsabilità parrocchiale. Incoraggiati dalla testimonianza di don Pietro, in questa eucaristia di saluto poniamo la preghiera del salmo: Rendimi Signore la gioia della tua salvezza.