Simile a un pellegrinaggio

Omelia nelle esequie di Maria Grazia Carraro - Negrisia
22-04-2023

At 3,1-10; Sal 32; Gv 6,16-21

È simile ad un pellegrinaggio questo convenire qui a Negrisia di noi che rappresentiamo l’azienda ospedaliera Dolomiti e il territorio montano dove essa opera, accolti dalla comunità parrocchiale di Negrisia e, in particolare, dalla famiglia a cui va innanzitutto il nostro affetto e tutto il nostro apprezzamento per la testimonianza limpida e sofferta, intraprendente e coraggiosa che abbiamo riconosciuto nell’azione direttiva della dottoressa Maria Grazia Carraro.

Sì, è un pellegrinare il nostro simile all’attraversamento del mare di Galilea, di cui ci ha narrato il Vangelo di Giovanni. Anche per Maria Grazia – l’abbiamo scoperto particolarmente nei giorni della malattia – la vita, ma anche la professione esercitata che ne è componente essenziale, sono una sorta di discesa in riva, un salire in barca e un avviarsi verso l’altra riva. Ciò che ci è raccontato dei discepoli che erano alla ricerca di Gesù è vero di ogni storia, di ogni vicenda umana. In questi giorni di distacco e di dolore abbiamo potuto avvicinarci alla parabola della vita di Maria Grazia. Ci siamo resi conto che nulla era scontato e facile nel suo attraversare il mare della vita. Abbiamo compreso che il suo scendere a riva e salire in barca, quel suo immergersi nelle acque della sofferenza umana e della malattia sono stati una scelta di amore, di instancabile passione, di cura ad ogni costo, di umanità delicata e capace di non mollare mai. Nel tempo piuttosto breve in cui ha svolto il suo mandato di direzione generale dell’Azienda ospedaliera nel nostro territorio – ma possiamo pensarlo per ogni altra stagione della sua vita e della sua professionalità – abbiamo notato l’intensità del suo darsi, del suo votarsi alla causa del bene integrale delle persone, persino nella loro singolarità. Il racconto evangelico descrive a riguardo del tragitto in mare compiuto dai discepoli, che «era ormai buio» e che «il mare era agitato, perché soffiava un forte vento». Maria Grazia ha ben sperimentato tutte queste oscurità, queste condizioni agitate, questo soffiare forte di un vento che travolge. Lei non ha mai voluto fermare la barca. Ha cercato una via possibile non per sfuggire ma per continuare a navigare. C’era per lei “l’altra riva” a cui puntare. Posso personalmente testimoniare che le stavano a cuore le situazioni reali e concrete delle persone considerate nella loro verità; non le strumentalizzava ma si dedicava a esse evitando di proclamare illusorie promesse per cercare ad ogni costo un bene possibile magari relativo ma concreto. Il mare della sanità è agitato ci sono venti che sembrano ignorarlo e travolgerlo. Maria Grazia ci ha raccontato con la sua discrezionalità e la sua perseveranza di aver creduto che la salute è un bene da servire, non da rivendicare, né da usare per altri fini.

Mi pare illuminante il racconto dell’impatto con la malattia e la sofferenza da parte di due dei discepoli di Gesù, Pietro e Giovanni: fissano il loro sguardo sull’«uomo storpio fin dalla nascita» che sperava e chiedeva guarigione; avviene un incontro di sguardi; Pietro gli dice: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina». Il racconto prosegue così: «Lo prese per la mano destra e lo sollevò».

Grazie, dottoressa, per aver preso per mano e aver sollevato persone e situazioni dove hai incontrato sofferenza e richiesta di guarigione.

Quando incontrai per la prima volta il “nuovo direttore generale” ebbi il sentore che dell’esperienza della sofferenza umana Maria Grazia era profonda conoscitrice e pensavo che ne avesse tratto la sua vocazione che poi si è manifestata in famiglia, nelle aziende ospedaliere dove ha operato, nelle mille situazioni in cui si è lasciata interpellare.

Ora, in questa Liturgia pasquale che celebriamo, tutti noi siamo qui come i discepoli nella burrasca di questo momento di un certo distacco dalla nostra cara Maria Grazia, c’è anche l’agitazione di tante condizioni di vita personale, familiare, comunitaria che ci possono incutere paura e bloccarci. Permettete che possa aprire al nostro sguardo di fede la scena raccontata dal Vangelo. Sta già avvenendo e compiendosi per Maria Grazia, ma è anche un motivo di speranza per i suoi cari, come anche per noi tutti e diventa un appello a riprendere fiducia e coraggio per operare per quella guarigione e salute verso cui si è protesa Maria Grazia:

«I discepoli videro Gesù che camminava sul mare. Egli disse loro: “Sono io non abbiate paura!”. Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti».

Da quell’altra riva, avanzando verso di noi, il Risorto ci incoraggia a non temere, così come non ha temuto Maria Grazia.