Sotto il segno della benedizione

Omelia per la riapertura della chiesa di San Martino - Valle di Cadore, 1° maggio 2023
01-05-2023

At 11,1-18; Sal 41 (42) e 42 (43); Gv 10,11-18

Stamane nella preghiera delle Lodi era riportata questa lettura breve, presa dal secondo libro di Samuele: «Signore, tu sei Dio, le tue parole sono verità e hai promesso questo bene al tuo servo. Dègnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sussista sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo sarà benedetta per sempre!» (7, 28-29).

Non intendiamo oggi tenere semplicemente una giornata di circostanza. Il tratto di cammino fatto insieme dalla piazza della Borgata Costa a questa chiesa ha rappresentato chi siamo e quale esperienza stiamo insieme facendo.

Potremmo ribadire le parole appena riportate: Per la tua benedizione, Signore, la casa del tuo servo sarà benedetta per sempre!

Giungendo qui al luogo dove le generazioni di chi ci ha preceduto hanno posto e costruito questa ampia, preziosa e bella chiesa, noi ancora una volta ci siamo posti sotto il segno della benedizione di Dio. Siamo un popolo, una comunità che si lascia formare, sostenere, accompagnare, illuminare dalla benedizione di Dio. Ieri – IV domenica di Pasqua – Gesù presentandosi sia come «pastore delle pecore» che «chiama […] ciascuna per nome e le conduce fuori» camminando davanti ad esse, sia come «porta delle pecore» attraverso cui esse entrano ed escono e trovano pascolo ci ha lasciato una sua parola con cui ha rivelato la sua unica e profonda relazione con noi: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Oggi il racconto evangelico continua la rivelazione di Gesù che ribadisce: «Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Gv 10,11). E noi nel salmo ci siamo così aperti e rivolti a Dio: «L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente». Come raccontato negli Atti degli Apostoli noi oggi siamo sorpresi del dono sovrabbondante della vita che troviamo e riceviamo in Gesù. È, dunque, con stupore che anche noi come i discepoli di Gerusalemme possiamo glorificare Dio dicendo: «Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!» (At 11,18).

Ecco perché siamo qui per “la vita in abbondanza” di cui tutti, in realtà, siamo assetati e per cui, a volte, siamo diventati cercatori inquieti e fruitori frustrati.

Oggi qui la nostra preghiera si fa profonda e veramente “umana”: «Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio». Se ci guardiamo attorno, in questo stupendo scenario delle Dolomiti e del Cadore, cogliamo anche la sete della natura che chiede anch’essa “la vita in abbondanza”, e a noi stupore, contemplazione, custodia, cura, amore.

Nel racconto degli Atti degli Apostoli, abbiamo ascoltato la testimonianza di Pietro a cui è richiesta una reale e profonda conversione innanzitutto del cuore ma anche del suo pensiero e delle sue scelte di vita: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano». Oggi questa parola ci viene rivolta affinché affiniamo anche noi il nostro vivere alla grande bellezza e bontà di Dio che Gesù ci ha raccontato e manifestato nel suo vivere con noi. Questa “ri-aperta” chiesa di San Martino per la comunità di Valle di Cadore, per le comunità sorelle, per chiunque vi entrerà e sarà accolto… sia segno di quella vita che Dio desidera che “abbiamo in abbondanza”.

Qui un pensiero di affetto, di ammirazione e di riconoscenza va a tutta la comunità di Valle di Cadore, in tutte le sue componenti, anche civili e di responsabilità amministrativa. Posso testimoniare di aver da vicino vissuto momenti che hanno messo a dura prova le persone, le famiglie, la comunità. La vicenda di questa chiesa di San Martino – come sentinella nel luogo più esposto di questo territorio – ne è segno. Io stesso – avendo vissuto i passaggi di ministero dei parroci, mentre eravamo attraversati dalla pandemia e poi anche avvenne l’improvvisa malattia e morte di don Giuseppe Bortolas con tutto ciò che ha comportato per il vissuto pastorale – ho percepito una tessitura di bene, di operosità, di pazienza, di attesa che mi hanno profondamente colpito. Le tante visite e presenze nei momenti più critici sono diventati anche per me una condivisione che insieme ci ha fatto sperimentare che il Signore non ci abbandona mai. Proprio quello che Gesù dice nella similitudine del Vangelo: «Egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce».

Vi ringrazio, anche a nome di tutte le comunità della nostra Chiesa di Belluno-Feltre. Con voi ringrazio tutti i confratelli preti che nei periodi di bisogno hanno fatto il possibile per accompagnarvi. La vostra testimonianza ci incoraggia a camminare insieme – ancor di più – dietro a lui, il Buon Pastore, la Porta aperta attraverso cui si trova pascolo di vita in abbondanza.

Unisco a queste parole un saluto particolare alle autorità presenti e a tutti coloro che sono stati attori nei lavori compiuti. Posso usare due parole per racchiudere quanto stiamo ricordando: passione e professionalità. Così in questi mesi si è operato a tutti i livelli.