Spalancare ciò che ci tiene chiusi

Omelia per la Solennità di tutti i Santi
01-11-2023

Ap 7,2-4.9-14; Sl 23(24); 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a

Abbiamo vissuto giorni, in cui è ricomparsa con forza inaspettata la guerra, abbiamo rivisto la sua violenza e la disperazione che essa apporta nei bambini, negli anziani, nelle famiglie e nelle comunità. In particolare tutto questo è ricomparso proprio lì nei luoghi che siamo soliti chiamare “Terra Santa”. Viene da chiedersi se la santità che in questo giorno noi celebriamo e riconosciamo in tanti uomini e donne che chiamiamo santi e sante sia ancora possibile in questo nostro mondo così tormentato. Nell’insegnamento che Gesù, rivolge ai discepoli che si avvicinano a lui, ritmato da quel “beati” che ci sorprende, ricorre all’inizio, nella cosiddetta “prima beatitudine” e poi nell’ottava, come a racchiuderle tutte, il richiamo al «regno dei cieli». Di coloro che dichiara “beati” Gesù annuncia che «di essi è il regno dei cieli». Permettete che vi riporti quanto nella relazione di sintesi, con cui domenica scorsa si è conclusa a Roma la Prima sessione dell’Assemblea sinodale, è stato detto a riguardo: «Per annunciare il Regno, Gesù ha scelto di parlare in parabole. Ha trovato nelle esperienze fondamentali della vita dell’uomo – nei segni della natura, nei gesti del lavoro, nei fatti della quotidianità – le immagini per rivelare il mistero di Dio. Così ci ha detto che il Regno ci trascende, ma non ci è estraneo. O lo vediamo nelle cose del mondo o non lo vedremo mai». Ieri, nel Vangelo del giorno (Lc 13,18-21), per rappresentare il “Regno di Dio”, Gesù ha usato due immagini. Gesù si è riferito a un “granello di senape” preso e gettato da un uomo in un giardino e poi a un po’ di “lievito” preso da una donna e mescolato in tre “misure di farina”. Nel racconto di Gesù, il granello di senape diventa un albero dove gli uccelli del cielo fanno il nido; e quel po’ di lievito preso da una donna e mescolato alla farina, la fa tutta lievitare. Notiamo un’enorme sproporzione. Come a dire, c’è un minuscolo inizio mentre poi matura un frutto più che abbondante che investe tutto, che fuoriesce oltre ogni aspettativa.

Possiamo rappresentare così il mistero della santità: un piccolo seme, una briciola di lievito e poi una fioritura e una lievitazione sorprendenti.

Chi sono stati questi fratelli e sorelle di tutti i popoli, appartenenti a tutte le culture, in tutti i tempi e in tutti i luoghi che noi oggi celebriamo come santi e sante? Erano come un granello di senape, erano come un frammento di lievito. Immaginiamo che loro si siano sentiti addirittura inadeguati a portare nella loro carne, nei loro pensieri, nei loro desideri, nelle loro parole, nella loro vita il Vangelo. Chissà quante volte hanno provato la loro personale fragilità e sperimentata la debolezza e la ferita del peccato. Chissà quante volte hanno sperimentato l’insuccesso o il fallimento nei riguardi di altri più bravi e più scaltri o nello stesso contesto sociale che può averli emarginati o non considerati.

La sproporzione che noi oggi riconosciamo nel frutto della loro vita rispetto a tutto questo è rappresentata da quel “beati” pronunciato da Gesù ben otto volte, declinandolo ovunque su tutti gli aspetti della vita, del vivere di questo mondo. Con la piccolezza e l’insignificanza umana si combina mirabilmente l’eccesso della grazia. E Gesù si azzarda ad annunciare che proprio così avviene il “Regno dei cieli”, anzi dice: «di essi è il regno dei cieli».

Ora, in questo tempo difficile e inquietato ci raccogliamo in questa aspettativa di speranza. La celebrazione di tutti i Santi e Sante è uno spalancare ciò che ci tiene chiusi, impauriti, sospettosi, diffidenti, lamentosi, ombrosi, incuriositi solo del negativo e del male, freddi, insinceri…

Vi invito, anzi vicendevolmente cerchiamo di aiutarci, a scorgere i più piccoli granelli di vita buona, di sguardi positivi, di parole incoraggianti, e il lievito dei primi passi e delle prime parole d’amore e di perdono, ovunque, anche lì dove istintivamente siamo portati a diffidare, a non riconoscere, a sentire estraneo a noi, ad eliminare processando e incolpando…

Oggi ci abiti semplicemente, senza presunzioni e pretese, la parola donata da Cristo: «Beati». Significa che il “regno dei cieli” è dato, è iniziato, sta sviluppando ogni suo piccolo germe, sta lievitando tutta quanta la pasta.

Dimori in noi l’incoraggiamento dell’apostolo Giovanni: «Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro».